«Minori, ora più sequestri a Napoli contro il boom dei coltelli»

«Minori, ora più sequestri a Napoli contro il boom dei coltelli»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 19 Maggio 2022, 12:01 - Ultimo agg. 15:18
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Da tre mesi è alle prese con le «gravi carenze di organico», che rendono sempre più complessa la macchina organizzativa del principale Tribunale dei minori del sud Italia. Ogni giorno valuta numeri e possibili incastri, per la formazione di collegi (nel penale e nel civile), ma anche per rispondere alle esigenze di un territorio - quello napoletano - che fa registrare nuovi episodi di violenza da parte degli under 18.

Non ha dubbi, Giancarlo Posteraro, presidente del Tribunale dei Colli Aminei, nel valutare lo scenario dal suo punto di osservazione: «Bisogna rafforzare gli organici dei magistrati; insistere sulle prevenzione e sulle attività formative, ma anche sulla deterrenza, incentivando controlli e sequestri sull'intera area metropolitana, con verifiche mirate, proprio sulle fasce giovanili».

Presidente Posteraro, qual è lo scenario quotidiano?
«Per quanto riguarda il Tribunale dei Minori, registro una grave situazione di affanno: mi riferisco alla scopertura degli organici che arriva al trenta per cento.

Parlo di vuoti che, le assicuro, incidono non poco nelle nostre attività ordinarie».

In che senso?
«C'è una sofferenza nell'ufficio dei gip e nel dibattimento penale, dove si lavora con una unità in meno. Sembra poco due magistrati in meno, ma in questi uffici sono assenze che pesano. In sofferenza anche il settore civile, dove - su otto magistrati previsti - si lavora con cinque unità, con uno scoperto di tre colleghi. Facciamo turni, me compreso, per poter far funzionare i collegi e per poter svolgere le attività ordinarie. Una situazione grave, bisogna intervenire, questo Palazzo di giustizia non può permettersi il lusso di lavorare con simili vuoti, anche alla luce di quanto si consuma quotidianamente nella nostra area metropolitana, con tanti minori coinvolti in complesse vicende di cronaca».

A suo giudizio, queste carenze sono collegate - anche se in modo indiretto - a quanto si sta registrando a Napoli, tra aggressioni, risse e minori armati?
«Credo che se non ci fosse questa gravissima sofferenza, a proposito di organici, forse le cose andrebbero meglio. Ci sarebbero risposte più rapide, sia in termini di prevenzione, che in riferimento alla risposta giudiziaria rispetto a illeciti e reati».

Invece, cosa accade?
«Siamo costretti a selezionare le priorità delle urgenze attuali, a gestire le emergenze secondo una particolare classifica della gravità. Va anche bene ragionare come se fossimo il pronto soccorso, ma esiste una attività ordinaria che va affrontata per tempo, altrimenti si rischia di creare nuove emergenze».

Posillipo, domenica pomeriggio, un minore ferisce in modo gravissimo due coetanei. Da cittadino napoletano, qual è la sua riflessione?
«Una vicenda grave, ne ho parlato con i colleghi del settore penale, le assicuro che erano tutti umanamente coinvolti in una simile vicenda. Credo, per quanto ho avuto modo di comprendere, che ci sia alla base di questa storia una inadeguatezza genitoriale e, in generale educazionale. Spesso affrontiamo vicende simili, innanzitutto sotto il profilo civilistico, a proposito della opportunità di sospendere la potestà genitoriale. Le assicuro che sono istruttorie complesse, molto sentite da un punto di vista umano da parte di tutti i colleghi, con esiti doverosi, vista la gravità di alcuni complessi familiari. In queste vicende, c'è una commistione inevitabile tra civile e penale, lì dove è determinante il contributo che viene svolto da altri settori dello Stato: mi riferisco al lavoro svolto dagli assistenti sociali, altro settore che è in sofferenza rispetto alle esigenze emerse dal territorio».

Torniamo al caso di Posillipo, secondo lei era una vicenda evitabile?
«Non posso fare una prognosi postuma rispetto ad un episodio che si è già consumato, ma è ovvio che se si investe sulla prevenzione, sul dialogo formativo, se si interviene in modo deciso in alcuni contesti familiari, è molto probabile che le cose prendono una piega differente. Anche interventi dolorosi, come l'affido in comunità, o la sospensione pro tempore della potestà genitoriale, se vengono seguiti da approcci formativi, possono produrre dei frutti.

Presidente, in questi giorni i media hanno registrato un trend in crescita di episodi di violenza minorile, specie con l'impiego di armi da taglio. Come fronteggiare questo fenomeno?
«Le forze dell'ordine fanno un grande lavoro sul territorio, ma credo sia necessario auspicare più controlli e più sequestri. Serve più deterrenza, interventi dissuasivi che facciano intendere un principio su tutti: girare armati è un reato, non è uno scherzo. È una condotta che mette in moto controlli in seno alle famiglie e al retroterra sociale del minore stesso. Occorrono più controlli, più denunce e segnalazioni, in modo da arginare l'uso incondizionato di armi».

Altro tema decisivo riguarda l'evasione scolastica.
«Ci muoviamo sempre dopo le segnalazioni che i dirigenti scolastici inoltrano in Procura. Anche in questo caso è auspicabile tempestività e investimenti per poter recepire gli input del territorio».

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