Baby gang, l’allarme dei pm di Napoli: «Armati e pronti a tutto, inseguono il mito di Sibillo»

Baby gang, l’allarme dei pm di Napoli: «Armati e pronti a tutto, inseguono il mito di Sibillo»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 20 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 21 Maggio, 07:46
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Giovani e spietati. Millennials della camorra, sistematicamente in guerra tra loro, pur di strappare agli altri un angolo di strada in cui spacciare droga. Giovani, violenti, perennemente in guerra tra loro, ma con un tratto comune: «Sono affascinati da un mito criminale e sanguinario», parliamo dell’ormai famigerato Emanuele Sibillo, il boss della Paranza dei bimbi, ucciso sette anni fa a Forcella, all’apice del suo disegno di conquista del malaffare del centro storico». Un mito - avvertono gli inquirenti - che alimenta emulazione tra i giovani aspiranti boss, desiderosi di formare una nuova paranza dei bimbi. Parola dei pm della Procura dei minori di Napoli, secondo quanto emerge da uno degli ultimi atti investigativi in materia di bande giovanili, vale a dire la richiesta di arresto di due ragazzini (K.S., 2003 e L.T.S., del 2004), per alcuni colpi di pistola esplosi lo scorso 23 settembre, un’azione finalizzata probabilmente per provare un’arma. 

Una vicenda che spinge oggi gli inquirenti napoletani a descrivere modi e condotte di bande rivali che si contendono una delle zone strategiche a Napoli: i Quartieri Spagnoli, nuovo centro della movida cittadina, ogni fine settimana attraversato e vissuto da migliaia di ragazzi in vena di relax, ma anche cardine delle nuove rotte del turismo, tra bed and breakfast, alberghi e ristoranti freschi di apertura. 

Ma in cosa consiste l’allarme tracciato dalla Procura minorile? Proviamo a leggere la richiesta di arresto a carico dei due soggetti ritenuti responsabili (accanto a un terzo giovane non ancora identificato, ndr) di aver esploso colpi di pistola all’interno di una stradina della zona. 

Un episodio apparentemente minore, di cui si è discusso lunedì mattina dinanzi al gup del Tribunale dei olli aminei, a proposito di un colpo di pistola esploso per provare un’arma, nei pressi di via Lanzieri.

Un test militare - una prova, più che una “stesa” -, ricostruito grazie alle telecamere della zona che hanno consentito di identificare uno dei due grazie a una felpa con un disegno a forma di teschio in bella mostra. Ma al di là del caso di specie, resta uno scenario criminale allarmante, che basta da solo a riproporre la questione emergenza giovanile a Napoli, negli stessi giorni in cui la Prefettura lancia un progetto possibile per arginare il fenomeno delle babygang: quello di togliere il reddito di cittadinanza alle famiglie che non mandano i figli a scuola, che non lanciano l’allarme di fronte alla fuga dai banchi dei propri figli. 

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Ma torniamo alla ricostruzione dello scenario criminale a due passi da via Toledo e da via Chiaia. Eccoli i millennial, ragazzini armati con il mito di Emanuele Sibillo: sono i discendenti dei Mariano, degli Elia-Ricci, dei Saltalamacchia, degli Esposito e dei Di Biasi. Cinque famiglie che sono state segnalate in questi anni per vicende legate a fatti di camorra, grappoli di ragazzini che hanno un solo obiettivo: prendere possesso di un vicolo, di un angolo di strada, di un marciapiede in cui impiantare i propri traffico. 

Famiglie storicamente coinvolte in fatti di camorra, che ora tornano a fare notizia per la volontà da parte di un gruppo di nuova formazione di ripercorrere le gesta criminali di Emanuele Sibillo, il boss ucciso nel corso di una stessa in via Oronzio Costa, nell’ormai lontano 2015. 

Scrivono i pm della Procura guidata dalla procuratrice Maria De Luzenberger: «In fase di vuoto di potere, come quella attuale, in un territorio incline alla illegalità e da sempre connotato da povertà economica e culturale, C.N., imparentato a una presunta esponente della famiglia dei “fraulella” è riuscito a fare emergere un nuovo e spietato gruppo criminale caratterizzato dalla giovane età dei soldali, che trova ispirazione della “pòaranza dei bambini” di Emanuele Sibillo, a cui era particolarmente legato Francesco Verrano, attualmente degtenuto per l’omicidio di Mario Mazzanti, figlio del boss delle Chianche». 

Una ricostruzione che rafforza l’ipotesi emersa lo scorso febbraio, a proposito di un conflitto a fuoco che si è consumato in zona Pignasecca, in uno spaccato territoriale di confine. Due cartelli in guerra per la gestione della zona che sta a ridosso dell’ospedale Pellegrini, stesse scene, stesse dinamiche: giovanissimi armati e pronti a tutto (in un caso, addirittura una pistola calata da un balcone al piano terra con un paniere), che ripetono gesti tristemente noti. Anche in questo caso - per dirla con gli inquirenti - sono soggetti che seguono il mito distorto del giovane boss della paranza dei bambini.  

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