Moby Prince, la relazione del Ris diversa da quella del 1992: «A bordo non c'erano bombe»

Moby Prince, la relazione del Ris diversa da quella del 1992: «A bordo non c'erano bombe»
di Rosa Palomba
Mercoledì 14 Settembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15 Settembre, 07:30
4 Minuti di Lettura

Mare, marittimi, passeggeri e morti. Un altro capitolo sta per ingrossare il già voluminoso libro nero dei misteri italiani. I primi stralci della perizia del Ris sembrano infatti sconfessare quella depositata a febbraio 1992 dall'ex agente del Sismi Alessandro Massari. «A bordo del traghetto Moby Prince non c'era esplosivo e i reperti furono contaminati dall'esterno». La verità, o buona parte di essa, potrebbe essere finalmente illustrata domani alle 15 a Palazzo Macaluto a Roma, dove sarà presentata la relazione finale delle nuove indagini richieste dalla commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal deputato Pd, Andrea Romano, dopo la lettera in cui Mario Draghi chiariva che non c'era alcun segreto di Stato, avviando così l'accesso ad atti occultati per trent'anni.

Era infatti la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince, di proprietà della NavArMa, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. A bordo, 75 passeggeri e 66 marinai, di cui 22 campani. Tutti morti tra le fiamme, tranne Alessio Bertrand, cuoco di Ercolano, gravemente ferito e a lungo malato. 

La commissione parlamentare d'inchiesta ha anche commissionato relazioni sulle foto satellitari del traffico navale in quella terribile notte: oltre alla Moby Prince in partenza per Olbia, che con l'equipaggio trasportava coppie in luna di miele, famiglie con bambini al primo viaggio in mare, lavoratori di ritorno a casa, nella rada c'erano anche l'Agip Abruzzo, e sette navi militari di rientro dal Golfo Persico, di cui cinque americane. Al vaglio degli esperti infine, la bobina su cui sono registrati i dialoghi tra il Moby e la Capitaneria, e i mayday del comandante Chessa: «Saremo a Roma per la lettura della commissione - dice Luchino Chessa, medico e docente universitario, figlio di Ugo, il capitano del traghetto dove casualmente quella sera si trovava anche la madre - In questi anni noi familiari abbiamo cercato di dare i nostri input ai magistrati, ma ci siamo resi conto fin dal primo momento che c'era un indirizzo per andare verso una sola direzione - aggiunge - E così sono nate tutte quelle verità di comodo, dalla nebbia alla distrazione.

Nell'immaginario collettivo purtroppo è stato considerato un banale incidente, convinzione che ha indirizzato un po' tutto. Anche l'armatore Vincenzo Onorato, esclusi i primi momenti non ci è stato di conforto. Questo disastro bisogna chiamarlo con il vero nome: strage. Finora le ipotesi erano due: bomba a bordo o turbativa di rotta del Moby, qualcosa che si è frapposta fra il traghetto e l'Agip Abruzzo, tra l'altro fuori rotta. Spero sia la volta buona anche per cancellare il peso che la mia famiglia si è portata addosso per tre decenni, dal momento che si era anche pensato a un errore del comandante».

Come lui, le decine di familiari attendono certezze: «Ci auguriamo di essere arrivati alla verità - dice Giuseppe Tagliamonte, fratello di un marinaio di Ercolano ucciso dal fuoco, rappresentante dei familiari delle vittime del Sud - Nessuno di noi ha mai creduto all'ipotesi dell'incidente. Ora bisogna individuare i colpevoli».

Domani dunque, le conclusioni firmate dal colonnello dei carabinieri del Ris Adolfo Gregori, che ha potuto utilizzare tecnologie ancora inesistenti all'epoca dell'analisi precedente e che adesso consentono di svelare con certezza che sul traghetto non vi era alcun esplosivo e che quello trovato nel 1991 sui reperti analizzati dal perito Massari è frutto di «evidenti tracce di contaminazioni esterne da cattiva conservazione». I reperti, che non avevano inizialmente tracce di esplosivo, secondo il Ris furono poi contaminati portando erroneamente alla conclusione che sul traghetto vi fosse polvere nera. Non è escluso insomma, che chi maneggiò quegli oggetti avesse le mani sporche di esplosivo.

Dubbi e segreti che domani potrebbero essere dissolti insieme con una lunga serie di congetture, come l'ipotesi di un traffico di armi ed esplosivi a bordo, lasciando intravedere perfino l'ombra di Cosa Nostra. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA