Clara muore dopo il parto nel Napoletano, l'ultimo WhatsApp alla cugina: «Sono distrutta». Aperta un'inchiesta

Clara muore dopo il parto nel Napoletano, l'ultimo WhatsApp alla cugina: «Sono distrutta». Aperta un'inchiesta
di Francesco Gravetti
Domenica 4 Luglio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 5 Luglio, 17:19
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«Sono distrutta». In questo messaggio inviato via whatsapp alla cugina c’è la sofferenza di Clara Pinto, 35 anni di Poggiomarino, morta sabato sera per arresto cardiaco nell’ospedale di Nola. Il messaggio è stato mandato intorno alle 17,30, Clara ha smesso di vivere due ore dopo. Nella stessa mattinata di sabato, intorno alle 7, la donna aveva dato alla luce Mattia Gennaro, il suo primo figlio, dopo quattro giorni di stimolazioni. Clara, dunque, è deceduta a pochissime ore dal parto. Adesso i familiari vogliono sapere se tra i due episodi c’è un collegamento, se la scomparsa di una 35enne in piena salute sia stata causata da circostanze avvenute dentro l’ospedale. Già nella serata di sabato hanno preteso l’intervento dei carabinieri. I militari hanno provveduto al sequestro della cartella clinica e della salma, che è stata trasferita al Policlinico di Napoli, dove sarà sottoposta all’autopsia. «Mi devono dire la verità, mi devono dire come è morta mia figlia. Clara godeva di ottima salute», grida Alfonso, il papà di Clara dalla sua casa di via Nuova San Marzano a Poggiomarino, dove parenti e amici sono ancora increduli, straziati dal dolore. 

Seguita dal dottor Claudio Berardesca, ginecologo dell’ospedale di Nola, Claudia è stata ricoverata il 30 giugno scorso.

La gestazione era terminata dieci giorni prima e il ricovero – stando a quanto è stato riferito dai medici alla famiglia – era necessario per iniziare una stimolazione che avrebbe portato al parto naturale. Fino a venerdì 3 luglio la donna viene sottoposta alle tecniche del parto indotto, ma il bambino non nasce. Nella serata di venerdì Clara si sente con la madre, racconta l’ennesima giornata di stimolazioni e spiega di voler riposare, perché stremata. Poco dopo, in un’altra comunicazione, dice invece che non le sarà possibile dormire: gli infermieri le hanno chiesto di rimanere sveglia perché dovrà essere sottoposta ad altri trattamenti, ogni due ore. 

Intorno alle 7 di sabato, con un inatteso taglio cesareo, nasce il piccolo Mattia Gennaro: sta bene. Sembra la fine di un incubo, sarà l’inizio di una tragedia. Clara fa capire subito che non è in forma. A telefono con la cognata e la cugina attribuisce il suo precario stato di salute alla stanchezza, ma gli stessi familiari rimangono colpiti quando, nel corso di una videochiamata, fa fatica perfino a tenere in braccio il figlio neonato. Racconta di avvertire un forte dolore alla parte superiore dello stomaco e alle 17,31 manda l’ultimo messaggio alla cugina: «Sono distrutta». Poi il silenzio: Clara non risponde più a telefono fino a quando, intorno alle 19,30, a ricevere una chiamata dall’ospedale è il marito, Lorenzo Meo. Gli dicono che deve correre a Nola, che c’è stata una complicazione e che la moglie è in rianimazione. In ospedale gli spiegheranno che il cuore di Clara ha cessato di battere, che la giovane donna non c’è più. 

Dai medici, intanto, trapela la massima cautela, si attende l’esito delle indagini. «Le dichiarazioni ufficiali possono essere rilasciate solo dalla direzione sanitaria. Quello che posso dire io è che abbiamo il massimo rispetto per il dolore della famiglia. Un dolore che sappiamo essere enorme. Noi abbiamo seguito tutte le procedure, sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso», spiega Cosimo Ricco, primario di ginecologia all’ospedale di Nola. 

 

Dopo un iniziale, comprensibile scompiglio dovuto al dolore, la famiglia di Clara Pinto ha subito allertato le forze dell’ordine. I carabinieri hanno requisito la cartella clinica: è lì che sono registrati i quattro giorni di terapia e un’operazione (il taglio cesareo) del tutto inattesa, perché il dottor Berardesca aveva esplicitamente parlato della possibilità di un parto naturale. Peraltro, la famiglia non sa se, oltre al ginecologo di fiducia della donna siano intervenuti altri medici: hanno sicuramente avuto interlocuzioni con altri professionisti dell’ospedale, ma vogliono sapere chi sono e cosa hanno fatto.

Addetta alla reception di un centro estetico di San Giuseppe Vesuviano, Clara non aveva mai avuto problemi di salute. Nei giorni del ricovero, nessuno ha potuto vederla: nonostante fossero vaccinati, né il padre né la madre hanno potuto farle visita a causa delle restrizioni per il covid. «In quello stesso ospedale abbiamo visto centinaia di persona accalcate perché dovevano vaccinarsi, mentre noi eravamo costretti a salutare Clara da una finestra», dicono. La finestra della stanza Iris, dove la 35enne era ricoverata con altre partorienti: anche la loro testimonianza, ora, potrebbe essere utile alle indagini. 

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