Morto Cosimo Di Lauro, 11 anni fa l'sos (nel vuoto) del perito: «Sta male, ora va curato»

Morto Cosimo Di Lauro, 11 anni fa l'sos (nel vuoto) del perito: «Sta male, ora va curato»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 16 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:36
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Stamattina a Milano, l’autopsia sul corpo di Cosimo Di Lauro. Con la mamma e i fratelli che hanno designato un loro consulente medico legale di Milano, che affiancherà il perito individuato dal pm Roberto Fontana. L’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti, con i Di Lauro parte lesa, dovrà in tempi brevi accertare le cause della morte nel carcere milanese di Opera del capoclan che fu tra i più sanguinari promotori della guerra camorristica a Scampia dal 2004 al 2005. Molti i dubbi, sulla gestione di un detenuto in regime di carcere duro del 41-bis, che in 17 anni e mezzo è stato rinchiuso in sei strutture penitenziarie diverse. Dal 2008, a fasi alterne imbottito di farmaci, antidepressivi, sonniferi, assumendo un atteggiamento di crescente apatia e disinteresse sull’esito dei suoi processi che ha sempre disertato. Trascurato nella pulizia personale, trasandato nell’aspetto, passava le sue giornate steso sul letto della cella a fumare fino a cinque pacchetti di sigarette al giorno. In attesa dell’autopsia, altre verità da perizie medico-sanitarie di 11 anni fa. Con il senno di poi, diventano allarmi lanciati non da consulenti di parte, ma da periti nominati dai giudici.

Il 29 novembre 2011, il Tribunale per il riesame di Napoli, presieduto da Pierluigi Di Stefano, chiese una perizia neurologica su Cosimo Di Lauro al dottore Luigi Lavorgna, medico dell’Azienda ospedaliera universitaria Vanvitelli. Il neurologo napoletano incontrò Di Lauro nel carcere dell’Aquila.

Accurata la sua perizia, che diagnosticò a Di Lauro una malattia che interessa i nervi periferici e provoca disturbi muscolari, rendendo difficile camminare e coordinare i movimenti degli arti: la Cidp, ovvero con termine scientifico la «polineuropatia cronica infiammatoria demielizzante». Scrisse il dottore Lavorgna: «La genesi di questa malattia è sconosciuta, ma bisogna cercare di classificare il paziente in una delle tre grosse categorie che permetterà di capire se la prognosi di vita sia buona, o infausta nel caso di neoplasia. Una prognosi variabile, su cui è necessaria una completezza diagnostica con successivi trattamenti clinico-terapeutici».

Il neurologo non rispose sulla compatibilità carceraria di Cosimo Di Lauro e, undici anni dopo, spiega: «Feci una diagnosi che, in questa patologia, è variabile perché le reazioni alla Cidp sono diverse in ogni paziente. Di certo, si trattava di una patologia neurologica da approfondire e monitorare perché, specie in soggetti che non si muovono e fumano troppo, alla lunga può portare a letali insufficienze respiratorie».

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Una patologia specifica, diagnosticata da un perito del tribunale, prima che Cosimo Di Lauro fosse poi trasferito a Cuneo. Erano i giorni della detenzione all’Aquila, che portarono a un ricovero per accertamenti all’ospedale civile del capoluogo abruzzese. In quel periodo, Cosimo Di Lauro appariva ancora collaborativo con i medici. Rispondeva alle loro domande, si faceva visitare, si sottoponeva senza reazioni violente agli accertamenti. Il dottore Lavorgna prescrisse una terapia di cortisone, spiegando che «il Cidp ha periodi di quiescenza alternati a periodi di sintomi invalidanti, ma l’evoluzione su Di Lauro allo stato non è valutabile».

Mentre l’inchiesta della Procura milanese cerca di capire la cause della morte di Cosimo Di Lauro, il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, denuncia «messaggi di cordoglio, collage di foto e video sui social per il primogenito di Paolo Di Lauro». E commenta: «I video in onore dell’ex reggente del clan di Scampia sono stati segnalati da molti cittadini, come era accaduto già con Cutolo e Pupetta Maresca. I boss non vanno acclamati, continuare a tollerare questo fenomeno vorrebbe dire mettere le basi per una società dove lo Stato sarà totalmente sostituito dall’antistato». E propone: «Bisogna istituire una legge contro l’apologia di mafia e camorra». E si attendono notizie sulle modalità del funerale a Napoli, quando sarà possibile farlo. Una decisione che verrà presa dal questore, dopo che la Procura di Milano avrà autorizzato la restituzione del corpo alla famiglia. 

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