Morte di Davide, il tragico sospetto
«Quell’albero killer era malato»

Morte di Davide, il tragico sospetto «Quell’albero killer era malato»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 30 Ottobre 2018, 23:03 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 10:51
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Hanno acquisito il contratto che regola i rapporti tra Cnr e una ditta che si occupa di vivai. Sono partiti dall’appalto di diecimila euro l’anno che regola i rapporti tra Cnr e una ditta che si occupa della gestione dei vivai. Vogliono capire a chi spettava la manutenzione di quel pino che si è abbattuto sulla vita di un studente di 21 anni, vogliono accertare le responsabilità dell’ennesima morte annunciata. Sono i punti che hanno spinto i carabinieri ad acquisire carte e ad ascoltare testimoni, nel corso dell’inchiesta sulla morte del 21enne Davide Natale, schiacciato due giorni fa da un grosso pino in via Claudio a Fuorigrotta. Disastro e omicidio colposi, riflettori puntati sul management dell’Istituto motori del Cnr, al lavoro i magistrati del pool guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, che stanno ascoltando testimoni e potenziali target investigativi.
 

 


LA DINAMICA
C’è una prima evidenza investigativa, sempre alla luce di quanto potrà emergere nel corso dei prossimi mesi grazie a consulenze e perizie di esperti: il pino non si è sradicato, ma è stato spezzato in due, quasi all’altezza della metà del fusto. Una circostanza che spinge a pensare in una sola direzione: quella pianta era debole, probabilmente malata (ribadiamo: si tratta di ipotesi iniziali), o forse era addirittura fradicia al suo interno. Non è stata sradicata dal vento, ma è stata spezzata in due, come un pezzo di legno qualsiasi, fino ad essere trascinato per strada, nella zona che costeggia lo stadio San Paolo. 

GLI ALLARMI
È in questo scenario che si lavora e si punta a circoscrivere le responsabilità della tragedia di lunedì pomeriggio. C’erano stati segnali d’allarme prima che su Napoli si abbattessero raffiche di vento a cento chilometri orari? C’erano punti del contratto che prevedevano assunzioni di responsabilità sulla gestione degli alberi? Sono le domande che hanno dato inizio alle audizioni di testimoni, in un fascicolo al momento iscritto contro ignoti.
Drammatica la testimonianza resa dall’amico e collega di Davide Natale. Ha pianto dinanzi agli inquirenti, mostrandosi addirittura sotto choc, per una circostanza fortuita: «Non abbiamo avuto il tempo di capire cosa stesse accadendo, ho solo visto Davide travolto dal fusto di quell’albero», è la sintesi della testimonianza resa in primissima battuta a chi gli ha fornito il soccorso iniziale.

 

L’APPALTO
È al momento il punto di partenza dell’inchiesta, che ruota attorno al contratto tra una ditta di vivai di Melito. Stando a una prima verifica, il contratto sarebbe scaduto di qui a poche settimane, vale a dire il prossimo 31 dicembre. Diecimila euro all’anno, bisogna verificare se erano previsti interventi di agronomi e «manutentori» sulle piante ritenute a rischio.  Ma non è l’unico punto che verrà esplorato. È in questo filone che la Procura punta a mettere a fuoco l’intera procedura di assegnazione dell’appalto, dal momento iniziale alla definizione del contratto. Accertamenti doverosi rispetto al dramma toccato alla giovane vita distrutta da quel maledetto albero. 

IL CNR
Un luogo di lavoro, frequentato quotidianamente da tanti dipendenti, che impone il massimo livello di attenzione e di assunzione di responsabilità da parte del datore di lavoro. È in questo scenario che la Procura punta decisamente in alto. Non solo un’ipotesi di omicidio colposo, ma anche l’accusa di disastro colposo, di fronte al rischio rappresentato per un numero indefinito di passanti o dipendenti della struttura. 
Un’inchiesta che ripercorre quanto accaduto nel 2013 in via Tasso, con la morte di Cristina Alongi, la donna uccisa mentre era alla guida della sua auto dal crollo di un albero. Una vicenda, quest’ultima, giunta alla sentenza d’appello, che avrebbe dovuto imporre massimo rigore nella gestione del verde urbano e, nel caso di specie, del verde che appartiene a una struttura come il Cnr. A muovere i primi passi nell’inchiesta, il pm del pool mani pulite Catello Maresca, a stretto contatto con il procuratore aggiunto Lucantonio. 

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