Non ci sono tracce su quel mezzo di Arturo Equabile, restano però dei sospetti sulla presenza di un’arma a disposizione dei tre ragazzi in sella allo scooter.
Mesi dopo la morte di Davide Bifolco, il 17enne ucciso lo scorso settembre al rione Traiano, nel corso di un inseguimento dei carabinieri, restano da sciogliere almeno un paio di nodi: il primo riguarda la reale composizione del terzetto in sella allo scooter sfuggito a un posto di blocco, la notte tra il 4 e il 5 settembre al rione Traiano; il secondo, invece, sull’appartenenza di una pistola rinvenuta nei pressi di un giardinetto nelle ore immediatamente successive la morte di Davide.
Ricordate la storia del 17enne ucciso? Per dare la caccia ad un latitante - si trattava di Arturo Equabile, stanato alcune settimane dopo quella notte -, i carabinieri si gettano all’inseguimento di un terzetto di centuari. Sono senza casco, è notte fonda, la zona è pattugliata per lo spaccio di droga, ma anche perché, poche ore prima, Equabile era riuscito a sfuggire a un primo blitz dell’arma. Cosa accadde?
Stando a una prima ricostruzione, i militari davano la caccia ad Equabile, sulla cui presenza in sella però ora cominciano a balenare dei dubbi: eppure non ci sono tracce riconducibili ad Equabile, secondo quanto emerso dal confronto delle analisi tecniche sullo scooter rispetto al corredo genetico del 25enne originario del rione Traiano; resta invece aperta la questione dell’arma, una pistola, trovata nei pressi del luogo dell’omicidio.
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