La morte di Fortuna, fermato un uomo: soccorse per primo la piccola

La morte di Fortuna, fermato un uomo: soccorse per primo la piccola
di ​Leandro Del Gaudio
Mercoledì 24 Dicembre 2014, 13:14 - Ultimo agg. 17:34
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Resta in carcere l'uomo fermato con l'accusa di aver abusato di una bambina nella propria abitazione al Parco Verde di Caivano (Napoli), nello stesso palazzo dove nel giugno scorso precipitò da un balcone la piccola Fortuna, di 6 anni. Il gip del Tribunale Napoli Nord, al termine dell' udienza di convalida in carcere, ha emesso oggi una ordinanza di custodia, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto Francesco Greco e dei pm Federico Bisceglia e Claudia Maone.

Le indagini. Hanno intercettato una scena di sesso, con una voce maschile che ansima, che rantola.

Poi, a partire da questo momento, hanno interrogato tutti i componenti della casa in cui avevano piazzato le microspie, dando inizio a una indagine culminata nell’esecuzione di un provvedimento di fermo: finisce così in cella, un uomo ritenuto responsabile della violenza sessuale nei confronti di una bambina di appena dodici anni.

Brutta pagina di cronaca, che si inserisce nell’ambito di una inchiesta più ampia, quella che punta a fare chiarezza sulla morte della piccola Fortuna Loffredo, lo scorso 24 giugno, ma anche sulla violenza sessuale che le è toccato subire nei giorni prima del suo decesso. Siamo nel Parco verde di Caivano, ora c’è un fermo emesso dalla Procura di Napoli Nord, coordinata dal procuratore Francesco Greco, frutto della straordinaria attività investigativa condotta su un intero spaccato metropolitano.

Accuse choc, nel fermo notificato a carico di un uomo, il cui nome resta al momento legato alle prime tappe dell’inchiesta sulla morte di Fortuna Loffredo. Stando a quanto emerso dallo stretto riserbo investigativo, il personaggio finito in cella per abusi (che sarebbero consumati su un’altra ragazzina) è anche il primo testimone ascoltato dopo la morte della piccola. Anzi: fu lui a dare l’allarme, a chiamare aiuto, ad attirare l’attenzione sul corpicino di Fortuna schiantato a terra dopo un volo - si pensa - di almeno otto piani. Oggi deve difendersi dalla peggiore accusa che si possa riservare a un uomo: violenza sessuale su una minorenne.

Inchiesta condotta dai pm Federico Bisceglia e Claudia Maione, decisive le intercettazioni ambientali. Ma non solo. Stando ad analisi mediche, è emerso che la 12enne aveva avuto una attività sessuale. Domanda: aveva subito molestie o aveva fatto sesso lontano da scenari di violenza?

È quanto stanno cercando di appurare nel corso di indagini che fanno i conti con difficoltà oggettive. Sentita due volte, la piccola ha negato di aver subito abusi, ma è anche apparsa reticente, fino a scoppiare in lacrime e a convincere gli inquirenti a fermare l’uomo. C’è il pericolo di fuga - si legge - potrebbe adoperarsi per scappare o per inquinare le prove.

Ma cosa dice l’uomo accusato di violenza sessuale? Cosa dice il primo teste dell’inchiesta di Fortuna? Per due volte, dinanzi ai pm, ha negato le accuse. Anzi: le ha respinte con sdegno, gridando la propria innocenza rispetto alle prime conclusioni investigative. «Non sono io il mostro - è il concetto espresso - non ho mai toccato con malizia la dodicenne, né ho qualcosa a che vedere con la morte di Fortuna: in questo caso, mi sono limitato solo a chiedere aiuto quando l’ho vista lì a terra».

Stessa posizione assunta dalla moglie e da altri testimoni, mentre l’attenzione in questi mesi si è concentrata sulla ragazzina di 12 anni.

Per lei referti medici che parlano chiaro, anche se la piccola ha sempre negato ogni attenzione particolare da parte dell’uomo finito in cella. Lo ha fatto anche lunedì sera, poco prima delle otto, quando di fronte all’ultima domanda è scoppiata a piangere: quanto basta, almeno per il momento, per firmare un provvedimento di fermo, per aprire l’inchiesta sulla pedofilia nello stesso edificio in cui abitava la piccola Fortuna.

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Assistito da un difensore di fiducia, l’uomo ha negato di aver abusato della dodicenne. Lo ha fatto per due volte, l’ultima lunedì sera. Quando ha saputo che la piccola era stata convocata di nuovo in Procura per essere ascoltata, si è recato al cospetto degli inquirenti per sostenere un nuovo interrogatorio. Da quel momento in poi, è finito in cella. Domani l’interrogatorio di garanzia, dinanzi al gip del Tribunale di Napoli nord. Inchiesta nel corso della quale i parenti di Fortuna Loffredo, assistiti dai penalisti Gennaro Razzino, Angelo e Sergio Pisani, attendono una prima conclusione investigativa.