Morte sulla nave, due indagati
Il pm: «Omicidio colposo»

Morte sulla nave, due indagati Il pm: «Omicidio colposo»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 19 Giugno 2018, 10:36 - Ultimo agg. 13:07
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Puntano a due cose in particolare: l’ordine di sicurezza della nave e le conversazioni di bordo, quelle tra il capitano e il responsabile della sicurezza fino all’ultimo addetto al transito delle auto e dei passeggeri. Sono i due punti da battere nel corso dell’inchiesta sulla morte di un turista indonesiano e sul ferimento della moglie, episodio agghiacciante avvenuto domenica sera nel porto di Napoli. Facile intuire dalle mosse degli inquirenti, che il caso non sarà chiuso in tempi rapidi. E che l’inchiesta non si fermerà alla ricostruzione della responsabilità dell’autista che - con ogni probabilità - ha sbagliato manovra dopo aver raggiunto un anello superiore del parcheggio interno alla nave, sfondando la ringhiera e schiacciando con la propria auto i due malcapitati turisti. Ventiquattro ore dopo l’incidente al varco Immacolatella vecchia, c’è una strategia chiara da parte della Procura di Napoli: sotto i riflettori è finito l’uomo che era alla guida del mezzo-killer, un agente di polizia che stava andando a Palermo assieme alla famiglia; ma anche altri livelli di responsabilità da individuare nella catena di comando interna alla nave. E basta leggere l’ipotesi di accusa battuta dagli inquirenti: si procede in queste ore per omicidio colposo con un’aggravante specifica, quella di aver violato le norme sugli infortuni sul luogo di lavoro.  
LE ACCUSE
Una norma che impone di garantire sicurezza ai dipendenti, ma anche al personale pubblico che accede all’interno di una struttura. Inchiesta coordinata dal pm Lucio Giuliano (che già in passato si è occupato di questo tipo di materia), al quale sarà affiancato un pm della sesta sezione, quella dei reati colposi sul lavoro, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. Chiaro il ragionamento della Procura: all’interno della nave, che punta a dimostrare che all’interno del traghetto veloce destinato a coprire la tratta Napoli-Palermo non sono state rispettate le norme sulla sicurezza. Ma proviamo a ricostruire la dinamica dell’incidente. Ponte di poppa abbassato, sono state fatte salire le auto, preferendo riempire prima l’anello superiore poi la parte bassa. È un punto controverso, sul quale la Procura intende vederci chiaro. Quanto basta a spingere gli inquirenti ad acquisire l’ordine di sicurezza e il regolamento interno alla nave. Chi visionava le manovre interne? C’era un addetto alla sicurezza del personale e dei passeggeri? Ma non è tutto. Inchiesta che punta anche ad acquisire agli atti le conversazioni interne, quelle tra il capitano (che pare abbia impartito un ordine preciso di riempire prima la parte inferiore e in un secondo momento l’anello superiore, mantenendo vigile attenzione sulle manovre dei singoli passeggeri) e gli altri ufficiali, fino al responsabile della sicurezza. 
Comunicazioni di servizio nel mirino della Procura, dunque, tracciati ufficiali che vengono ritenuti utili a ricostruire dinamica e responsabilità della morte di un turista indonesiano e del drammatico incidente toccato alla sua compagna di vita.
GLI INDAGATI
Un’indagine pilota, che potrebbe svolgere anche un ruolo di stimolo a garantire massima sicurezza all’interno delle navi, specie in un periodo estivo destinato ad essere scandito da grandi trasferimenti di turisti per le isole del Mediterraneo. E non è il solo punto che verrà battuto. Altra questione riguarda la manutenzione delle ringhiere. Qual era la sua resistenza? Quanto forte è stato l’impatto dell’auto? Da quanti anni non avveniva un controllo all’interno della nave Gnv Atlas? Domande su cui poggia l’inchiesta.

Nei prossimi giorni partiranno gli avvisi di garanzia, inizialmente a carico di due persone (l’autista e il responsabile della sicurezza), anche se il numero di iscritti nel registro degli indagati potrebbe crescere dopo aver passato al setaccio regolamenti interni e conversazioni di bordo

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