Morto dopo dimissioni dall'ospedale,
i giudici: non fu colpa dei due medici

Morto dopo dimissioni dall'ospedale, i giudici: non fu colpa dei due medici
di Ciriaco M. Viggiano
Mercoledì 4 Settembre 2019, 10:09 - Ultimo agg. 10:56
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Era stato ricoverato all'ospedale di Sorrento con dolori lancinanti all'addome. Poche ore più tardi, però, era stato rassicurato e dimesso. Poi l'incredibile successione degli eventi: l'aggravamento delle sue condizioni di salute, il consulto col medico di base e infine il decesso. A distanza di due anni e mezzo, per la morte di Luigi Nica non ci sono responsabili: il gip del Tribunale di Torre Annunziata ha archiviato l'inchiesta a carico di Vincenzo Terrone e Giovanni Russo, i medici che avevano assistito il 40enne autista metese prima che il suo cuore cessasse di battere. Era il 31 marzo 2017 quando Nica fu accompagnato dalla moglie al pronto soccorso dell'ospedale di Sorrento. Da un paio di giorni accusava forti dolori all'addome. I medici lo sottoposero ad accertamenti e terapie per poi dimetterlo nel giro di qualche ora. Dopo il ritorno a casa, tuttavia, le sue condizioni non migliorarono. Tanto che sua moglie, in preda al panico, contattò il medico di base ricevendo una serie di indicazioni terapeutiche. Tutto inutile: poche ore più tardi la donna fu costretta a contattare il 118, ma gli operatori non poterono fare altro che constatarne la morte di suo marito. Sotto inchiesta per omicidio colposo finirono Vincenzo Terrone, medico del pronto soccorso, e Giovanni Russo, medico di base di Nica. Successivamente l'autopsia rivelò come quest'ultimo avesse «una situazione cardiaca seriamente compromessa» e come fosse affetto da un tumore fino a quel momento mai diagnosticato.

 

LA SENTENZA
A distanza di due anni e mezzo, la magistratura scagiona entrambi gli indagati. Secondo i consulenti della Procura, le indicazioni terapeutiche fornite da Russo, difeso dall'avvocato Danilo Di Maio, erano corrette «alla luce dei sintomi che Nica presentava e del suo aspecifico quadro clinico». Anche per quanto riguarda Terrone, assistito dal penalista Giancarlo Panariello, gli esperti nominati dal pm hanno evidenziato come Nica presentasse «sintomi che imponevano la diagnosi differenziale con l'ischemia miocardica acuta» e come «i necessari accertamenti furono eseguiti correttamente». Così il gip ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e respinto l'opposizione con cui la moglie di Nica evidenziava presunte negligenze nell'operato di Terrone sollecitando un approfondimento sulle metodiche applicate in pronto soccorso. Secondo la consulente incaricata dalla donna, il medico dell'ospedale di Sorrento avrebbe dovuto sottoporre il 40enne metese a un'ecografia. Secondo il gip, però, l'esperta non ha spiegato «per quale motivo l'ecografia avrebbe potuto consentire un accertamento diagnostico più completo». Sempre secondo quanto sostenuto dalla consulente della moglie di Nica, il medico del pronto soccorso non avrebbe dovuto dimettere «frettolosamente» il 40enne metese, ma trattenerlo e trattare i suoi dolori addominali. Anche questa versione, però, viene sconfessata dal gip, secondo il quale «non si comprende quale sia la terapia che si sarebbe dovuta applicare e che, invece, è stata omessa dai medici di Sorrento». Bocciata dal magistrato anche la richiesta di ascoltare le persone presenti al momento dell'accesso di Nica al pronto soccorso, visto che le condizioni del 40enne metese «emergono in maniera chiara dai documenti acquisiti», a cominciare dalla cartella clinica sequestrata dai carabinieri.
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