Ucciso da un malore sul treno in Campania, gli rubano la fede. La vedova: «Vi prego, restituitela»

Ucciso da un malore sul treno in Campania, gli rubano la fede. La vedova: «Vi prego, restituitela»
di Francesca Mari
Lunedì 21 Giugno 2021, 23:05 - Ultimo agg. 22 Giugno, 18:46
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Gelsomina non trova pace. Un infarto fulminante gli ha portato via il marito Giorgio D’Amato, pensionato 68enne di San Giorgio a Cremano, morto lo scorso 17 giugno da solo sul treno di Trenitalia partito da Napoli e diretto in Calabria. Oltre al dolore per la perdita improvvisa del coniuge, con cui l’anno prossimo avrebbe festeggiato i 40 anni di matrimonio, la donna soffre perché non può mettere la fede del marito accanto alla sua. Un’usanza che chi sopravvive al coniuge ancora rispetta, come portare sempre con sé quell’amore andato via prima.

Quel simbolo a Gelsomina è stato negato perché qualcuno ha rubato la fede nuziale a Giorgio mentre moriva sul treno. Un atto vile e deplorevole. Così le quattro figlie della coppia lanciano un appello accorato. «Per noi quell’anello ha valore sentimentale inestimabile. Restituitecelo», dicono. Rossella D’Amato, una delle figlie di Giorgio, e un suo amico, Guido, si sono rivolti al consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli cercando un aiuto in questa storia incresciosa. Secondo la ricostruzione dei familiari, il 17 giugno scorso Giorgio era salito sul treno delle 12.40 che da Napoli lo avrebbe portato ad Ascea dove la famiglia ha una casa di villeggiatura. L’uomo avrebbe dovuto controllare l’abitazione per poi tornare a Napoli con dei parenti che avrebbe trovato nel Cilento. Ma all’altezza di Capaccio, Giorgio ha avvertito un malore: erano le 14.30 circa quando è stato soccorso dagli operatori del 118.

Ma nonostante i tentativi di rianimazione, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Un infarto fulminante, sebbene Giorgio non fosse cardiopatico. 

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Quando i carabinieri hanno consegnato gli effetti personali ai familiari, questo ultimi si sono accorti che mancava la fede nuziale e anche alcune banconote frutto di un prelievo effettuato da Giorgio in piazza Garibaldi, poco prima di prendere il treno. Tra l’altro Gelsomina, al momento del riconoscimento, ha provato a vedere se la fede fosse al dito del suo Giorgio, ma nulla. L’anello era scomparso. «Mia madre non fa altro che chiedere della fede - racconta Rossella - e solo ritrovandola troverebbe un po’ di pace. Nell’anello c’era anche un brillantino che hanno fatto aggiungere quando hanno festeggiato i 25 anni di matrimonio. Si erano sposati nel 1982. Se qualcuno è in possesso di questo anello semplice ma per noi dall’immenso valore affettivo preghiamo di consegnarcelo, anche in forma anonima. Spero anche nei “compra oro” o in qualche privato che l’ha acquistata dai ladri. Devo far ritrovare pace a mia madre».

«Siamo davvero senza parole - ha commentato Francesco Emilio Borrelli-. Compiere un simile atto di sciacallaggio è a dir poco vergognoso. Se chi ha commesso tale gesto volesse redimersi può restituire la fede ai familiari del povero signor D’Amato». Gelsomina guarda la sua fede in cui è inciso il nome di Giorgio, aspetta di riavere quella che suo marito ha portato sempre al dito per quasi quarant’anni e in cui è inciso il nome di lei, finché morte li separi. 

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