Morte di Cutolo, il figlio di Salvia assassinato: «Spero si sia pentito prima di morire»

Morte di Cutolo, il figlio di Salvia assassinato: «Spero si sia pentito prima di morire»
di Giuliana Covella
Giovedì 18 Febbraio 2021, 20:26 - Ultimo agg. 23:25
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«Mi auguro si sia pentito con se stesso davanti a Dio prima di morire». Claudio Salvia, 43 anni, è il figlio di Giuseppe Salvia, il vicedirettore del carcere di Poggioreale che il boss Raffaele Cutolo fece uccidere il 14 aprile 1981. Quando il padre fu assassinato Claudio aveva solo 3 anni, mentre il fratello maggiore, Antonino, ne aveva 5. Ricordi sbiaditi, ma «che sono stati messi a fuoco grazie ai racconti di mia madre, che gradualmente ci rivelò la verità. Dapprima ci disse che papà aveva avuto un incidente, poi che era diventato un angelo. Crescendo capimmo che nostro padre era stato un servitore dello Stato, votato ai valori dell’onestà e della rettitudine».

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Giuseppe Salvia, che all’epoca aveva 38 anni, pagò con la vita l’affronto rivolto al capo della Nuova Camorra Organizzata, perquisendolo personalmente nonostante il suo rifiuto dopo il ritorno da un processo. Un omicidio per il quale Cutolo fu condannato all’ergastolo come mandante, «anche se - precisa Claudio - lui ha sempre negato. Ma alla fine la mia famiglia è stata fortunata rispetto a quelle di altre vittime, perché la vicenda giudiziaria si è conclusa». Sei furono gli uomini ritenuti esecutori materiali del delitto, tra cui Mario Incarnato (uno dei primi pentiti della Nco, che disse di aver fatto arrestare i cosiddetti mostri di Ponticelli nel settembre del 1983) e Roberto Cutolo, mentre a dare l’ordine era stata Rosetta, sorella del boss di Ottaviano.

 

Ma qual è l’immagine che Claudio conserva di papà Giuseppe? «L’ultimo ricordo che ho di lui fu la sera del terremoto del 23 novembre 1980, ci portò nel cortile del parco dove abitavamo, lasciò noi e mia madre insieme ai miei zii, poi prese un motorino di fortuna e corse al carcere di Poggioreale dicendo "hanno bisogno di me".

Tornò dopo 3 giorni scioccato per tutto ciò che aveva visto (uomini impalati, accoltellati e sparati)».

E sulla scomparsa di Cutolo, di cui ha saputo mercoledì sera, dice: «davanti alla morte si prova sempre dispiacere e noi che abbiamo sentimenti nobili l'abbiamo provato. Ma lui ha espiato la sua pena com'era giusto che fosse, colpevole di aver devastato intere famiglie come la nostra».

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Oggi Claudio è un funzionario della prefettura e porta nelle scuole la sua testimonianza, «perché è lì che si formano gli uomini di domani e il loro senso civico. Cerco quindi di evitare che questi ragazzi mitizzino un camorrista come Cutolo, dicendo loro che la scelta della malavita è sbagliata perché due sono le strade, o muori ammazzato o passi 60 anni in carcere come lui. Papà invece col suo esempio, di cui noi cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni il testamento morale, ha contribuito a creare una società migliore». Intanto il 14 aprile per i 40 anni dalla morte a Giuseppe Salvia sarà intitolata una strada al Vomero, dove ha vissuto con la famiglia.

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