Movida a Napoli, dubbi sull'ordinanza h24: aperti sì ma in aree protette

Movida a Napoli, dubbi sull'ordinanza h24: aperti sì ma in aree protette
di Luigi Roano
Mercoledì 27 Maggio 2020, 09:00 - Ultimo agg. 10:01
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In Comune si sfogliano e rileggono i decreti del premier Giuseppe Conte, in particolare l'ultimo il 33, e allo stesso modo si fa con le ordinanze della Regione nel tentativo di trovare una crepa, una dissonanza nella numero 49 varata dal governatore Vincenzo De Luca. Con la quale dispone «che i locali presso i quali ordinariamente si svolge la cosiddetta movida, e in particolare i bar, i baretti e le vinerie, gelaterie, pasticcerie, i chioschi ed esercizi di somministrazione ambulante di bibite, debbano osservare l'obbligo di chiusura serale entro le ore 23». Ecco su questo, sull'orario di chiusura de Magistris ha dichiarato guerra alla Regione e al governo e - dovesse mantenere la promessa - tra 48 ore dovrebbe emanare un'ordinanza che invece allunga di qualche ora la vita della movida e apre ancora di più la città. Il sindaco ci prova. In che modo? La sensazione forte è che il sindaco abbia lanciato una provocazione, ma non solo. De Magistris ha detto «apro tutto, i parchi l'ippodromo, la Mostra d'Oltremare, l'area ex Nato così la gente viene distribuita su parti più ampie di territorio e non ci saranno assembramenti». Cosa vuol dire? Aprire l'area ex Nato o la Mostra d'Oltremare - già porte aperte - che in linea teorica non sono luoghi della movida, potrebbe essere la chiave per aprire all'interno di questi siti chioschi o locali che già ci sono nel caso della Mostra, oppure di installarne di nuovi in maniera rapida nel caso dell'area ex Nato. Così si aggirerebbe l'ordinanza regionale e si concentrerebbe buona parte della movida in aree non densamente abitate in modo da controllarne gli eccessi. E - per inciso - sarebbe cosa buona e giusta visto che la movida non è solo fatta da giovani che si godono il fresco della sera bevendo una birretta, ma in buona parte è composta da gente che invade interi quartieri fino a prenderli in ostaggio dove scorrono fiumi di alcol e non solo.
 

 

Non fosse questa la strada che sta prendendo il sindaco, ci sarebbe uno scontro istituzionale pericoloso in questo periodo in cui bisogna trasmettere messaggi chiari e non ambigui alla cittadinanza. Tuttavia, lo spazio per lo scontro istituzionale c'è tutto: in buona sostanza non esiste una norma nazionale in epoca di pandemia che vincola gli orari di determinate attività. Argomento serio, ma più serio ancora è che la gestione della sanità è in capo alla Regione e in epoca di pandemia conclamata, per la tutela della salute il governatore può emanare norme ancora più restrittive rispetto a quelle nazionali. In tempi ordinari tocca al Comune stabilire gli e va aggiunto particolare non irrilevante che il sindaco è l'autorità sanitaria della città. Però siamo in tempi di pandemia e la Regione può mettere in campo misure straordinarie a tutela della salute. Un pasticcio burocratico provocato dall'assenza di una norma generale che regoli le gerarchie tra norme stesse. Di qui la corsa degli enti locali a infilarsi in una vacatio dentro la quale tornare a fare ordinanze. All'Anci di questa questione ci hanno capito poco fino a ora e i sindaci sono in subbuglio. Sembrerebbe che lo stesso de Magistris che è uno dei vicepresidenti sulla vicenda abbia trovato poche sponde.
 

C'è poi un fronte interno che il sindaco deve cercare di gestire: i vigili urbani sono già allo stremo e un'ordinanza che andrebbe contro quella regionale creerebbe non solo più lavoro, ma lo stress di una interpretazione della normativa molto pesante. Situazione complessa con de Magistris che dissemina sul terreno diversivi facendo trapelare i primi contenuti della delibera con la quale affidare più suolo ai commercianti. Fino al 31 ottobre più suolo gratis e tavolini e ombrelloni anche sulle strisce blu.
Provvedimento che sta per arrivare in giunta su proposta dell'assessora Rosaria Galiero. 

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