Movida a Napoli, la mamma del 15enne ferito nella Galleria Umberto: «Mio figlio colpito al petto nella città senza controlli»

Movida a Napoli, la mamma del 15enne ferito nella Galleria Umberto: «Mio figlio colpito al petto nella città senza controlli»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 20 Aprile 2022, 13:30 - Ultimo agg. 21 Aprile, 07:37
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Gli occhi sono stanchi e lucidi ma ora che il peggio è passato, può raccontare con un filo di voce, l'incubo cominciato sabato notte. La mamma del 15enne napoletano accoltellato da un branco di coetanei, è ancora sconvolta per la violenza feroce con cui il figlio è stato preso di mira fino a rischiare la vita per il fendente che lo ha trafitto a pochi millimetri dal cuore. Una dinamica brutale e mozzafiato, messa in atto dal branco con un'aggressione cominciata dentro la galleria Umberto e proseguita con l'inseguimento concluso a piazza Trieste e Trento dove sono stati inflitti al 15enne, gli ultimi colpi di sei coltellate. Anche ieri mattina, come accaduto fin dal primo giorno del ricovero nel reparto di Chirurgia dell'ospedale Vecchio Pellegrini, la mamma del minore non si è allontanata neanche un istante dal suo letto. Stringendo la mano del figlio, la donna ha trovato la forza per parlare di quanto accaduto al Mattino nell'intervista che ne protegge la privacy e tutela una famiglia perbene travolta da un'ondata di cieca violenza. 

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Come ha saputo dell'aggressione?
«Ero a casa e mi ha chiamato mio figlio, spiegandomi che si era fatto male e lo stavano trasportando in ospedale.

Erano momenti concitati ma avevo capito che c'era qualcosa che non andava e ho contattato sia la polizia che i carabinieri mentre, insieme a mio marito, ci siamo precipitati al Vecchio Pellegrini. Quando siamo arrivati al presidio, non abbiamo potuto vederlo perché era in sala operatoria e abbiamo aspettato le due ore più lunghe della nostra vita. Successivamente, i medici ci hanno detto che l'intervento era andato bene. Per pochi millimetri la coltellata alla schiena non era arrivata al cuore. Ora è in prognosi riservata».

Cosa le ha riferito suo figlio?
«Dopo l'aggressione si è ritrovato da solo, ha chiamato lui l'ambulanza nonostante sei coltellate, di cui 5 alle gambe e una alla schiena ed un trauma cranico. In quel momento, nessuno è corso in suo aiuto. Lo hanno colpito da dietro e non è riuscito a vedere in faccia chi l'ha trafitto. Non è riuscito a darsi una motivazione di tanta violenza. Quella sera, non c'era stato nessun episodio che potesse far pensare ad una sorta di vendetta. Nessuno sguardo né tanto meno screzi tra ragazzini. Abbiamo addirittura pensato che l'aggressione potesse essere collegata a qualche cosa successa nei fine settimana scorsi ma mio figlio è un ragazzino perbene e tranquillo. Non si è mai cacciato nei guai».

Lei personalmente, che idea si è fatta sulle motivazioni dell'aggressione?
«Non so darmi una risposta ed è questo che chiedo. Vorrei giustizia semplicemente per impedire che possano accadere altri episodi simili e che altri ragazzini possano rischiare la vita come è accaduto a mio figlio. Non è normale pensare di far uscire un 15enne per una passeggiata con gli amici e correre il pericolo di ritrovarlo in ospedale. Non si può accettare una cosa simile e sono ancora sconvolta per quello che è successo nonostante le nostre premure di genitori. Mio figlio non torna mai a casa più tardi delle 23.30 e gli diamo i soldi per prendere il taxi ed evitare di tornare in metropolitana, proprio per scongiurare aggressioni e malintenzionati. Noi siamo stati miracolati, lo hanno detto anche i medici, perché la punta del coltello sarebbe potuta arrivare al cuore».

Suo figlio esce spesso?
«Mio figlio esce solo il sabato con il tassativo rientro per le 23.30. Era uscito per mangiare insieme alla sua comitiva di amici. Si erano riuniti in piazza Carità per cenare con un kebab e fare una passeggiata. Non hanno dato fastidio a nessuno ma lui, si è ritrovato nel mirino del branco di ragazzini che è arrivato persino ad accoltellarlo. Durante l'ultima aggressione, in piazza Trieste e Trento è anche caduto battendo la testa e riportando un trauma cranico ma questo non deve accadere più a nessuno. Siamo una famiglia di lavoratori, mio marito guida i treni ad alta velocità, abbiamo dei valori tradizionali e non desideriamo vendetta. Questi giorni per noi sono stati pieni di angoscia e preoccupazione. A questo proposito vogliamo ringraziare tutto il personale dell'ospedale, medici e operatori del reparto di Chirurgia che ci sono stati vicini in tutti i sensi».

A chi sente di rivolgere un appello?
«Al sindaco di Napoli. Mi deve spiegare perché succedono queste cose. Vorrei sapere dal sindaco che tipo di controlli sta facendo sulla movida e sui luoghi frequentati dai ragazzi, perché forse non è abbastanza. Mi appello alla massima autorità cittadina a cui chiedo di difendere il figli di questa città, i nostri ragazzi, quelli perbene che rischiano la vita mentre sono a passeggio con gli amici. Mio figlio studia e ha dei sogni, vuole diventare chef oppure un pizzaiolo stellato. Lui è stato miracolato e perseguirà i suoi sogni, ma quanti miracoli ancora potranno accadere?».

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