Movida a Napoli, la denuncia del rettore: «Ora basta anarchia»

Movida a Napoli, la denuncia del rettore: «Ora basta anarchia»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 15 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 19:00
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Dodici punti, dodici richieste inviate all'indirizzo del prefetto, del sindaco e del presidente della Regione. Il primo firmatario di un documento destinato a far discutere, è il rettore dell'Università L'Orientale, Roberto Tottoli, che scende in campo accanto a residenti e commercianti - ma anche titolari di bar, pub e ristoranti - per lanciare un grido d'allarme che possa mettere in salvo un pezzo di città alla deriva e del tutto abbandonata Da quando la vita è tornata a scorrere in maniera più o meno regolare il Decumano del mare è diventato nuovamente un inferno. Anche peggio di prima. Anzi, addirittura peggio di prima, perché ora il problema non è più solo quello di una movida illegale e furibonda, fracassona e ingestibile, padrona indiscussa di una intera zona a partire dalle 19.

Con la fine del lockdown - e questa è una delle ragioni che ha convinto il rettore a essere tra i promotori dell'iniziativa - è esplosa una violenza inaudita: botte, risse con le spranghe, tavolini che volano e sangue lasciato sulla strada. «Gang armate, drappelli di picchiatori, gruppi di spacciatori si affrontano in un quotidiano duello. E non capiamo oramai neanche più quale sia la finalità. - si legge nel documento - A tutto ciò si aggiungono anche semplici gruppi di ragazzi che - per puro divertimento - si sballano e si divertono facendo scoppiare risse devastanti. Un quartiere ridotto a campo di battaglia, insomma. Uno dei più belli, antichi, nobili e affascinanti del mondo». Ogni notte sale la tensione e ogni notte diventa sempre più alta. Parlano di mala movida, i tanti firmatari della petizione - tra cui il parroco della basilica di San Giovanni Maggiore don Salvatore Giuliano e Fabrizio Caliendo titolare del Kestè, giusto per citarne un paio - di un quartiere violentato e sotto scacco. «Una deriva notturna - aggiungono - che sta facendo deprimere ulteriormente un'area della città che non riesce più a trovare la propria identità.

Un patrimonio culturale e umano consumato, maltrattato e offeso quotidianamente».

Da qui la volontà di denunciare in maniera corale e, soprattutto, dire basta a «anni vissuti tra prepotenza e violenza con l'obiettivo di mettere nell'angolo chi sta facendo a pezzi un'intera area senza alcun rispetto e la minima cura». Su un punto però vogliono essere tutti particolarmente chiari: «Non ce l'abbiamo con i giovani e nemmeno con la movida. Ciò che chiediamo è che il legittimo divertimento venga vissuto in maniera sana e nel rispetto delle regole». E veniamo ai dodici punti fissati per provare a salvare il Decumano del mare. Al primo - per cominciare - si chiede «maggiore ascolto da parte delle istituzioni». Al secondo una serie di «interventi mirati e costanti da parte delle forze dell'ordine, in orari notturni ma anche pomeridiani» soprattutto nel periodo estivo. Al terzo, invece, la questione «pulizia». La enorme quantità di rifiuti lasciata in strada ogni notte richiederebbe certamente un potenziamento del servizio di raccolta. Subito dopo la richiesta è quella di offrire delle alternative a chi frequenta il centro antico puntando su «eventi culturali e di riqualificazione costanti che uniscano e diano valore alle realtà territoriali». È chiaro - si legge ancora - che sarebbe necessaria una «regolamentazione precisa per le attività serali». Il comitato - al sesto punto - chiede di «rafforzare le aree pedonali limitandone la fruizione a un numero adeguato di persone», mentre al settimo punta sulla necessità di «far rispettare le norme, tra cui i divieti di sosta». 

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Di seguito: «Navette che colleghino il quartiere ai grandi parcheggi perimetrali al centro antico e convenzioni obbligatorie tra i titolari dei parcheggi, i residenti e i proprietari delle attività commerciali (almeno fino a quando i trasporti non garantiranno la copertura serale/notturna)». Infine le ultime tre emergenze, a cominciare dalla necessità di organizzare «servizi igienici pubblici» di cui attualmente non c'è traccia; «istituire un corpo di polizia municipale notturno che sia al servizio dei cittadini e di chi gestisce attività commerciali», e infine la volontà di «essere coinvolti, e aggiornati, sui progetti di sviluppo relativi al quartiere: in primis il piano definitivo dei lavori Unesco che a breve vedrà l'apertura del cantiere». E i firmatari del documento pensano proprio di meritarla un po' di attenzione. «Perché vogliamo essere ascoltati? Poche zone di Napoli sono così attive, collaborative e soprattutto desiderose di trasformare la propria area, migliorando la qualità della vita di tutti. Purtroppo il degrado, il malessere, la violenza e la frustrazione vanno ben oltre la nostra volontà. Una battaglia persa in partenza se non c'è comunicazione tra noi e ascolto da parte di chi dovrebbe aiutarci». 

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