Movida e minori armati a Napoli, il pressing di Manfredi: «Ora servono più agenti»

Movida e minori armati a Napoli, il pressing di Manfredi: «Ora servono più agenti»
di Luigi Roano
Mercoledì 1 Giugno 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:39
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Più forze dell'ordine in strada perché il territorio deve tornare sotto il controllo dello Stato. E rispetto delle promesse da parte del Governo: dalle telecamere al Patto educativo impegni non mantenuti. Le visite napoletane dei ministri Luciana Lamorgese e Patrizio Bianchi - rispettivamente titolari del Viminale e del dicastero dell'Istruzione - non hanno prodotto ancora effetti concreti. Ecco perché il sindaco Gaetano Manfredi ha chiesto e ottenuto ad horas un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. E il prefetto Claudio Palomba lo ha immediatamente convocato per oggi. È sotto gli occhi di tutti la Napoli invasa da centinaia di migliaia di turisti, ma c'è l'altra faccia della medaglia. Una città in difficoltà sotto il profilo dell'ordine pubblico dove ci si accoltella sugli scogli di Marechiaro, si viene sfregiati con l'acido a quattro passi dalla Reggia di Capodimonte e nel centro storico Unesco ci si ubriaca per poi finire le nottate con maxirisse e altri accoltellamenti. Il lungomare e Chiaia campi di battaglia privilegiati dai più facinorosi. La movida violenta, gli scippi e i reati predatori in forte ascesa, le baby gang e l'aggressività dei parcheggiatori abusivi pesano e molto sull'umore e la vivibilità dei napoletani. A completare il quadro della città più bella del mondo ci sono le strade sporche, i trasporti a singhiozzo, una sensazione complessiva di precarietà sui servizi che lo stesso Comune è chiamato a fornire. Mai Manfredi è apparso così preoccupato, cosa chiederà al prefetto? Che tipo di ragionamento farà l'ex rettore? Queste le dichiarazioni del sindaco di 24 ore fa: «La sicurezza in città - spiega Manfredi - rappresenta una priorità per l'amministrazione, soprattutto alla luce degli ultimi casi di cronaca». E ancora: «Il tavolo di confronto e la conseguente azione è divenuto urgente per dare risposte al territorio, come già sta facendo il Comune con gli interventi massivi messi in campo dalla Polizia municipale nei diversi quartieri cittadini maggiormente frequentati». Difende i vigili urbani Manfredi, lo precisa in maniera netta come a sottolineare che Palazzo San Giacomo il suo, almeno quello che può fare a oggi, sta provando a metterlo in campo. E ora si aspetta le giuste sinergie con le forze dell'ordine: da carabinieri, polizia e guardia di finanza si aspetta un apporto più concreto. Oggi, sul tavolo del Comitato, Manfredi potrà iniziare a mettere in campo anche il regolamento di Sicurezza urbana, Napoli era l'unica tra le grandi città a non esserne dotata. Deve ancora arrivare in Consiglio comunale ma il documento c'è. E con questo strumento il Comune può attingere ai decreti sicurezza del 2017: che danno ai caschi bianchi più oneri, ma anche più poteri nella lotta agli abusi. Vigili che dovrebbero avere - come scritto nel decreto poi convertito in legge - la possibilità di accedere alle banche dati delle forze dell'ordine che invece a oggi sono state inibite alla Polizia municipale. Nel decreto sicurezza - in linea teorica - ci dovrebbero essere anche finanziamenti. In questo complicato contesto si colloca la riunione del Comitato in Prefettura. Con la delegazione del Comune che sarà arricchita dall'assessore alla Sicurezza Antonio De Iesu che è l'ex questore di Napoli e il capo dei vigili urbani Ciro Esposito

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Telecamere e Patto educativo sono dunque il grande bluff del governo Draghi? Le cose stanno così. È il 19 gennaio quando Lamorgese a Napoli firma il patto per la legalità dove le telecamere sono il punto centrale, il deterrente più forte contro la criminalità. Tuttavia, a sei mesi di distanza, non solo i sistemi di videosorveglianza esistenti continuano a funzionare a singhiozzo, ma quelli nuovi non si sono proprio visti. Per quale motivo? «Mancano i fondi, colpa della burocrazia, bisogna individuare le aree dove installarle» queste le risposte che arrivano da Roma. Insomma, il solito sfigato vocabolario della politica che i napoletani hanno imparato bene a decriptare. Non più fortunato il Patto educativo sul quale si è speso moltissimo l'arcivescovo don Mimmo Battaglia.

Patto firmato a Nisida - nel carcere minorile - due settimane fa, appena in tempo perché le scuole chiuderanno tra sette giorni. Una coincidenza beffarda. Per i minori a rischio dispersione, a Napoli elevatissima, ci sarà davanti una lunga estate lontana dai banchi e senza un piano per andarli a individuare e riportarli tra i banchi. 

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