Movida a Napoli, la mossa di de Magistris: «Voglio portare i ragazzi al Centro Direzionale»

Movida a Napoli, la mossa di de Magistris: «Voglio portare i ragazzi al Centro Direzionale»
di Luigi Roano
Giovedì 28 Maggio 2020, 10:30 - Ultimo agg. 10:31
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Spostare l'asse della movida da dove ha tradizionalmente messo radici in luoghi più larghi, più controllabili in buona sostanza spalmare questa massa di giovani e non che produce economia, ma che spesso e volentieri prende in ostaggio interi quartieri, su tutta la città. Dove? «Centro direzionale, ex area Nato, Mostra d'Oltremare, Ippodromo» questa la prima lista del sindaco Luigi de Magistris che non rinuncia alla battaglia sugli orari corti dei baretti - chiusura alle 23 fissata dal governatore Vincenzo De Luca - che però necessita di chiarimenti e in questo senso il sindaco si sta muovendo assieme all'Anci perché per tutti i sindaci delle grandi aree metropolitane il problema della ripartenza significa anche questo, mettere a punto orari e spazi. De Magistris - tuttavia - ha annunciato per oggi - l'ordinanza comunale per allungare gli orari oltre le 23, ma il rischio scontro istituzionale è alto. Ritornare ai ritimi pre-Covid è difficilmente sostenibile perché l'epidemia è ancora tra noi. A Mattino 5 de Magistris è molto chiaro: «Per evitare gli assembramenti non ha senso limitare gli orari. Occorre aprire tutti gli spazi alcuni di sera e anche di notte così riparte pure l'economia». Per l'ex pm «dobbiamo evitare che persone si concentrino allo stesso posto e ridurre gli orari non ha senso perché dopo le 23 non è che la gente torna a casa».

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Per de Magistris gli assembramenti, malgrado gli orari corti, «sono la prova che il lanciafiamme non funziona, se era efficace doveva funzionare sia nella fase 1 che nella fase 2. Noi dobbiamo responsabilizzare le persone. Dobbiamo dire riprendiamo le nostre attività, ma dobbiamo stare attenti. Eviterei decisioni che sono punitive in maniera inutile e tendono a colpevolizzare il cittadino». Resta contrario de Magistris alla chiusura anticipata alle 23 di bar, vinerie, baretti imposta dal presidente della Regione, di qui la volontà di fare una ordinanza oggi che sdogani il limite. Ma de Magistris ha il potere di emanare ordinanze di questo tipo nel pieno dell'emergenza sanitaria?
 

 

Il punto dunque non è sul fatto se devono aprire tutti o meno, perché questo è stato regolato dal Governo con l'ultimo decreto, ma gli orari ai quali devono attenersi i locali della movida. La domanda è: se una norma nazionale non esiste ed è il Comune a stabilire gli orari di apertura come avviene in tempi ordinari, la Regione può ordinare gli orari in deroga al Comune? È burocratismo peloso, ma di sostanza perché sono stati tolti i poteri di ordinanza ai Comuni causa emergenza sanitaria. Ma chiudere i locali alle 23 incide sulla salvaguardia della salute in tempo di virus? La stessa norma emanata dalla Regione si presta a interpretazioni non univoche. Perché - per esempio - l'ente di Santa Lucia ha stabilito che la chiusura dei locali «della cosiddetta movida è alle 23». Ha normato la chiusura, ma non l'apertura di questi locali. Cosa significa? Se un baretto chiude alle 23 e riapre un minuto dopo la mezzanotte cioè il giorno successivo cosa succede? C'è una vacatio dove si è buttata dentro per prima la Regione e adesso tenta di infilarsi anche de Magistris che attende un parere anche dall'Anci, perché lo stesso problema lo hanno tanti comuni. Tranne Milano dove essendoci ancora un forte contagio e i morti, Sala è intervenuto sugli orari, ma in maniera più restrittiva della Regione. Tuttavia ha pur sempre fatto una ordinanza allora i sindaci le possono fare o no stante la disposizione del governo che toccano solo alle Regioni in epoca di emergenza sanitaria? «Secondo me, per evitare la concentrazione delle persone tutte allo stesso posto, noi dobbiamo provare ad aprire tutto ciò che si può aprire portando attrattività dove ora la gente non va, per esempio al Centro direzionale o all'ex area Nato. Dove non ci sono abitazioni si può protrarre l'orario di apertura fino al mattino, nelle altre zone ritornare agli orari pre-covid». Uno dei passaggi più salienti della lettera che 30 sindaci hanno spedito al premier Giuseppe Conte riguarda «la semplificazione per eseguire opere celermente e ridisegnare gli spazi urbani in vista della fase di convivenza con il virus».
Un de Magistris che interviene anche sulla mobilità tra regioni: «Se dovessi decidere adesso non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte verso le altre regioni a meno che non si garantisca la previa acquisizione del tampone».

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