Movida a Napoli, rapina da Cantine Sociali: «Raid nel mio locale, impossibile lavorare così»

Movida a Napoli, rapina da Cantine Sociali: «Raid nel mio locale, impossibile lavorare così»
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 29 Luglio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 30 Luglio, 09:05
4 Minuti di Lettura

Sono comparsi tra la folla nella zona dei baretti di Chiaia con le armi in pugno per rapinare un turista seduto al tavolino di Cantine Sociali, noto locale di piazza Rodinò. Erano in due, i banditi, e puntando la pistola al volto della vittima 47enne, si sono fatti consegnare un orologio marca Edouard Koehn del valore di circa seimila euro per poi fuggire. Un raid velocissimo, ripreso anche da una delle telecamere di videosorveglianza stradale presenti in uno dei crocevia della movida, nel cuore di quello che un tempo si indicava come il salotto buono di Napoli.

«Un tempo si può dire che Chiaia lo fosse - si sfoga Mario Caruso, titolare delle Cantine Sociali - Oggi tutto è cambiato: e siamo preoccupati per la sequenza di gravi episodi che si verificano da alcuni mesi.

Ne cito solo un paio, che hanno preceduto l'assalto di ieri: la rapina con le pistole alla pizzeria Tucci's, qualche mese fa, e la settimana scorsa la tentata rapina da Noa, in via Filangieri. Segnali sconcertanti per tutti, per i residenti sempre più impauriti, per i non pochi turisti che finalmente erano tornati. E, ovviamente, per noi imprenditori».

Ci racconti quello che è successo mercoledì sera all'esterno del suo locale.
«Intorno alla mezza, con almeno cinque-sei tavoli occupati all'esterno, sono comparse due persone con i caschi integrali calati sul volto. Si sono dirette verso un cliente sulla quarantina, un italiano di origini calabresi che vive in Svizzera, sono andati a colpo sicuro. Uno di loro impugnava una pistola, e non ha esitato a puntarla al volto del turista: Dammi l'orologio!, gli ha intimato. A quel punto c'è stato il panico...».

Tutti terrorizzati.
«Esatto. Al tavolo accanto c'era un'altra coppia di turisti stranieri, con il bimbo nella carrozzina. Il papà si è lanciato sul passeggino per proteggere il figlioletto. Il raid è durato una manciata di secondi, ma subito dopo almeno quattro tavoli con gli avventori sono fuggiti via, erano naturalmente spaventatissimi».

E la vittima della rapina invece?
«Poco dopo sono arrivati i carabinieri, lui ha sporto denuncia. E noi, alla fine, gli abbiamo regalato una bottiglia di champagne per consolarlo».

Quanta amarezza le lascia questa brutta storia?
«Tantissima. Non mi sento, non ci sentiamo più tutelati».

Da chi? Dalle forze dell'ordine? Dal Comune?
«Fare l'imprenditore in questo modo diventa impossibile. Siamo ormai vessati dalle forze dell'ordine, che invece di pensare a renderci ogni sera la vita impossibile facendoci visita per chiedere sempre la stessa cosa, le licenze, dovrebbero tutelarci da questa feccia umana che ha invaso anche Chiaia. Lo dico senza alcuna punta di razzismo, sia chiaro: ma di feccia umana si tratta, quando si giunge a fare irruzione in un locale con le pistole in pugno».

Vi sentite perseguitati?
«Sia chiaro: non sto dicendo che non vogliamo i controlli amministrativi, ci mancherebbe. Ma se anziché venirci a verificare se siamo in regola con le licenze amministrative, a contare col metro se la sedia è spostata di venti centimetri oltre lo spazio di suolo pubblico che ci spetta, questi signori privilegiassero la sicurezza e garantissero l'ordine pubblico, saremmo tutti più sereni. Ma il degrado, qui, non è solo legato ai delinquenti che circolano indisturbati. Chiaia si presenta in condizioni disastrose: strade dissestate, erbacce sotto i marciapiedi, che a via Bisignano si sono trasformate in una selva...».

Per non parlare dei parcheggiatori abusivi...
«Sa che cosa le dico? Arrivo a pensare che di fronte a questo caos, quasi quasi il parcheggiatore abusivo sembra paradossalmente diventare il male minore».

Che cosa chiedete alla Questura, ai Carabinieri e alla Polizia locale?
«Un serio e rigoroso controllo del territorio. Che, come dimostrano i fatti, manca. L'ordine pubblico non si fa rispettare colpendo noi gestori dei locali. Non ho mai visto i baretti popolati, come accade oggi, da questo sottobosco umano, giovanissimi che sfrecciano con i motorini e si sentono padroni indisturbati della zona. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio per dare un'immagine, personalmente io cerco di selezionare la clientela, anche se poi non si può impedire a nessuno di sedersi ai tavoli. Chiudiamo in anticipo sull'orario, proprio per evitare di incappare in brutte situazioni. Che altro possiamo fare?».

Sareste disponibili ad autotassarvi per assicurarvi magari una vigilanza privata?
«Servirebbe a poco la guardiania privata. Tempo fa, quando De Iesu era questore di Napoli, lo incontrammo chiedendo di potenziare il servizio dei Falchi e di pattuglia in borghese fino a notte fonda. Eravamo disposti anche a coprire noi i compensi per gli straordinari. Ci risposero che non si poteva fare. E oggi rischiamo di diventare il bancomat dei delinquenti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA