Napoli violenta, movida e coltellate:
«Io, pugnalato dal branco senza motivo»

Napoli violenta, movida e coltellate: «Io, pugnalato dal branco senza motivo»
di Melina Chiapparino
Sabato 25 Gennaio 2020, 23:01 - Ultimo agg. 26 Gennaio, 17:16
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«Ci hanno inseguiti e accoltellati senza motivo». Le parole scandite lentamente da Mariano Pelosi mettono in fila i ricordi della notte da incubo vissuta dal 26enne casertano ricoverato al Vecchio Pellegrini.
 


La lama che gli ha trafitto il polmone destro, ha reso necessaria un’osservazione attenta da parte dei medici. Con qualche pausa per riprendere fiato, Mariano riesce a raccontare quei momenti terribili. 

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Che cosa è successo venerdì notte?
«Mi trovavo con un gruppo di amici in un locale in piazza Bellini. Ero appena uscito dal bagno quando ho notato che Alessio, uno dei quattro che era con me, e con la mia fidanzata, stava discutendo animatamente con dei giovani. Ho capito che si trattava di motivi futili, forse una spinta, gli ho detto di lasciar perdere e ho messo fine alla discussione. Ma appena siamo usciti dal locale siamo stati inseguiti». 

Chi vi ha inseguito?
«Quel gruppo di ragazzi con cui il mio amico aveva discusso poco prima. Avevamo percorso circa 20 metri quando abbiamo notato questi quattro o cinque ragazzi, sui 25 anni, che avanzavano in maniera minacciosa: ci siamo messi a correre ma ci stavano dietro, così a un certo punto ci siamo fermati. Non ho neanche fatto in tempo a dire una parola che ci hanno preso a pugni».

L’aggressione è finita nel sangue.
«Ci hanno riempito di pugni, abbiamo provato a scappare di nuovo per raggiungere la nostra auto. Ero preoccupato, non vedevo più la mia fidanzata. Sempre correndo l’ho chiamata al telefono, mi ha risposto per fortuna, era scappata anche lei in un’altra direzione. Intanto, uno dei ragazzi che ci inseguiva, ha detto all’altro “prendi la pistola”». 

Che cosa avete fatto sentendo quelle parole?
«Abbiamo continuato a correre. Ricordo una gran confusione e altre botte, poi finalmente quei teppisti sono scappati via. Solo allora mi sono reso conto di essere pieno di sangue. Avevo una ferita sulla parte destra del torace, mentre il mio amico Alessio era stato colpito all’inguine: eravamo sfiniti, mi sentivo debole. Per fortuna sono arrivati i carabinieri che hanno allertato i soccorsi. E meno male che non hanno usato la pistola».

Chi ha avvisato la sua famiglia?
«Ho fatto in modo che i miei genitori non sapessero subito dell’accoltellamento, non volevo farli preoccupare. Sono già stato vittima di violenza, otto anni fa a Caserta, fui aggredito da un branco di ragazzi e per salvarmi la vita mi asportarono la milza». 

Grande emergenza criminalità.
«La situazione ormai è incontrollabile, come incontrollabili sono gli episodi di violenza per i quali, anche per futili motivi, si è pronti a uccidere. Nel mio caso si trattava di coetanei, ma spesso sono i giovanissimi che si armano. Lavoro come educatore in una comunità di recupero per minori, so bene di che cosa parlo. Non esistono più zone dove sentirsi al sicuro e anche nei luoghi della “Napoli bene” si corrono grandi rischi».

Tornerà a Napoli?
«Vivo a Caserta e fino a oggi, ho frequentato Napoli. È una città bellissima ma rovinata dalla delinquenza.
Non so se ci ritornerò, per il momento certamente no».

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