Muore nel pozzetto dell’ascensore, la denuncia dei familiari: non è stato un malore

Muore nel pozzetto dell’ascensore, la denuncia dei familiari: non è stato un malore
di Nico Falco
Giovedì 6 Settembre 2018, 08:49 - Ultimo agg. 09:21
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Si è sentito male all’improvviso, mentre era al lavoro. Pochi secondi e ha perso i sensi. Inutili i soccorsi del collega che era con lui e i tentativi di rianimarlo dei medici: all’ospedale San Paolo è arrivato già senza vita. Ora le indagini dovranno chiarire i contorni di una morte che presenta ancora diversi punti interrogativi: a uccidere M. D. V., l’ascensorista deceduto ieri pomeriggio, potrebbero essere state delle esalazioni la cui natura resta ancora da chiarire. La tragedia è avvenuta nel nuovo plesso scolastico di Bagnoli, dove si trovano gli uffici della Città Metropolitana e le succursali di alcune scuole del quartiere. L’uomo, residente a Pianura, lascia tre figli minorenni. 
Nel primo pomeriggio di ieri la vittima si trovava insieme ad un collega nella cittadella scolastica all’angolo tra via Terracina e via Nuova Agnano, si stavano occupando della manutenzione di uno degli ascensori delle palazzine per un intervento programmato. M. D. V., 49 anni, era sceso nel pozzetto per i controlli. E’ lì che ha iniziato a sentirsi male. Il collega, resosi conto del malore, ha cercato di tirarlo fuori e ha avvisato i familiari. L’operaio è stato accompagnato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo. Le sue condizioni erano però già gravissime, malgrado la vicinanza del nosocomio, che dista poche centinaia di metri, e la prontezza dei soccorsi, è deceduto durante il trasporto. Nella scuola e al Pronto Soccorso sono arrivate le volanti dei commissariati San Paolo e Bagnoli della Polizia di Stato per i rilievi e le indagini; la vasca dell’ascensore dove l’uomo si è sentito male è stata ispezionata dai Vigili del Fuoco, alla ricerca di una causa che potrebbe aver determinato il malore.

Le indagini ora mirano ad accertare cosa è successo in quel pozzetto e cosa ha portato alla morte dell’operaio, che non avrebbe sofferto di malattie cardiache o respiratorie. I familiari hanno chiesto alla Polizia di Stato di fare chiarezza sui motivi del decesso, che a loro avviso potrebbe non essere attribuibile a cause naturali. Tra le ipotesi prese in considerazione c’è quella che in quel pozzetto, situato sotto il livello del suolo, ci fosse una carenza di ossigeno ma anche che l’uomo possa essere stato ucciso da sostanze la cui natura resterebbe da definire. Una fuga di gas, o esalazioni di diversa origine provenienti dal sottosuolo, che lo avrebbero avvelenato senza lasciargli scampo. Per confermare, o escludere, questa possibilità si dovrà attendere l’esito degli accertamenti dei Vigili del Fuoco, che ieri oltre a una squadra del Vomero hanno inviato nella scuola anche gli esperti del Nucleo Nbcr, il gruppo specialistico che interviene per sopralluoghi e rilevazioni quando c’è il sospetto di fuoriuscita di gas o liquidi pericolosi.

Il complesso di edifici era stato inaugurato nel settembre scorso, dopo decenni di abbandono. L’area è quella dove nel 1976 venne eretto il Capalc, il Centro di Addestramento Professionale Alberghiero; il progetto però si arenò e quello spazio rimase inutilizzato. Dopo l’abbandono la struttura, in parte già ultimata, venne presa di mira dai saccheggiatori, venne utilizzata come discarica abusiva per materiali di qualsiasi genere e, per un certo periodo, venne anche abusivamente affittata a immigrati extracomunitari e a senzatetto. Dopo 40 anni, il susseguirsi di nuovi progetti, e diversi accenni di ripresa dei lavori anche loro abbandonati dopo poco, l’ex ecomostro è stato recuperato con un finanziamento di 12 milioni di euro stanziato dalla Città Metropolitana. A settembre scorso si insediarono il liceo scientifico Labriola e l’istituto alberghiero Rossini, altro spazio era stato predisposto per il trasferimento, nel 2018, del liceo artistico Boccioni.
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