Camere fino a 3mila euro per una notte. Prezzi che diventano folli, sui grandi portali dello sharing, specialmente nei weekend. Parliamo dell’escalation di costi per il cosiddetto «last second», cioè per quei turisti che non hanno prenotato in anticipo. Nel sold-out quasi perenne, si sta facendo largo anche il pernottamento “a largo”. Sembra un gioco di parole, invece è un dato concretissimo.
Le «case mobili», come vengono definite le camere in barca sui grandi portali (come Booking o Airbnb). Ce ne sono decine su Napoli. Per dormire in acqua si spende più di 1000 euro. Cifre folli per una sola notte, per una sola camera: annunci a 350, 700, 1000 e fino a 3mila euro per un b&b in centro storico. Ma come si arriva a questi prezzi fuori controllo? Come accennato, il fenomeno riguarda i visitatori che prenotano “last minute” o “last second”, nei weekend partenopei sempre ricchi di eventi e concerti.
Ma le motivazioni dell’impennata sono anche di altra natura: «Più o meno il 20%, cioè 1500 dei circa 7mila host napoletani – spiega Agostino Ingenito, presidente di Abbac (associazione di categoria delle strutture ricettive extralberghiere) – aumentano i prezzi in maniere speculativa. C’è chi offre camere a prezzi esagerati perché non è intenzionato a piazzare il posto letto opzionato da prenotazioni esterne ai portali. I posti letto a Napoli nell’extralberghiero sono oltre 15mila, se si considera che ogni struttura ha in media 2,5 camere. Le speculazioni sono ingiuste e il sold out riguarda i weekend».
«I portali proteggono il cliente a spese di chi lo ospita – racconta uno dei tanti host del centro storico – Se chi non lucra sui prezzi e che offre una camera a 150 euro e finisce per errore in overbooking, è poi costretto a pagare una stanza altrove ai turisti che non possono più essere ospitati. Ecco perché se i prezzi delle camere salgono fino a 400 euro, capita di dover sborsare quella cifra per regolamento». In altre parole, c’è chi alza i prezzi sperando in un errore di overbooking dei colleghi. La congestione è dietro l’angolo, vista la mole di visitatori. Serve organizzare meglio l’accoglienza e alzare la qualità dell’offerta napoletana, recuperando magari strutture importanti come l’ex Grand Hotel de Londres, oggi sede del Tar in piazza Municipio.
«Si investa di più in strutture ricettive di qualità, così da evitare sovrapprezzi improvvisi e storture del mercato – spiega Gianna Mazzarella, presidente della Sezione Turismo dell’Unione Industriali – Questo è il momento giusto per investire su Napoli. Vanno recuperati decine di edifici che potrebbero diventare grandi hotel. Il centro e Napoli-Est ne sono pieni. Il piano regolatore futuro a cui sta lavorando il Comune dovrà tenere presente del fatto che Napoli è una capitale del turismo. In proiezione, i turisti aumenteranno: torneranno russi e cinesi, e si aggiungeranno ai nuovi mercati che sono arrivati in città per esempio dal Sudamerica. Dagli Usa sta per arrivare il quarto volo su Napoli».
«È il momento di puntare sulla gestione dei flussi turistici – argomenta Salvatore Naldi, presidente di Federalberghi Napoli – L’apertura prevista nei prossimi anni di nuove strutture aumenterà la capacità ricettiva alberghiera (oggi circa 12.500 posti letto) e contribuirà allo sviluppo dell’economia. Ma questo diventa inutile se il turista non resta soddisfatto del soggiorno. Abbiamo gravi problemi di viabilità in particolare nella zona di piazza Municipio, in via Ponte di Tappia e via Incoronata, dove ogni giorno si riversano centinaia di auto, negli orari di chiusura uffici, a causa del senso di marcia che crea un vero imbuto. Diventa così impossibile far arrivare i pullman dei turisti che sono obbligati a posteggiare lontano dall’hotel, addirittura a piazza Matteotti. Così spesso i clienti sono costretti a raggiungere l’albergo a piedi portandosi da soli i bagagli. Tutto ciò rappresenta una grave mancanza di accoglienza della città. Che non è responsabilità dell’albergo, ma delle Istituzioni che, nonostante numerosi solleciti inviati all’assessore alle Infrastrutture Cosenza, non intervengono. Realizzare una Ztl (oppure invertire il senso di marcia) potrebbe rappresentare una soluzione, ma, per adesso siamo solo in attesa di risposte concrete».
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