Gilda Ammendola napoletana morta a Parigi, sei viaggi in Africa prima della fine in cella

Il caso della 32enne suicida in carcere, agli atti il racconto del presunto complice

Gilda Ammendola
Gilda Ammendola
di Luigi Sabino
Venerdì 31 Marzo 2023, 23:45 - Ultimo agg. 1 Aprile, 20:25
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«Ho accettato di trasportare la droga da Parigi a Napoli in cambio di 8.000 euro ma non posso dirvi chi me li ha promessi per timore di ritorsioni». Sono queste le parole che G.C. avrebbe riferito alle autorità francesi dopo essere stato arrestato presso l’aeroporto De Gaulle perché trovato in possesso di quasi dieci chili di eroina. Un sequestro ingente perché la droga, se immessa sul mercato, avrebbe portato un guadagno di oltre 230.000 euro. Un danno non da poco per le persone per le quali C. lavorava e questo spiegherebbe perché l’uomo, attualmente detenuto nel penitenziario di Saint Denise, abbia deciso di chiudersi nel suo silenzio. 

Ma chi è G.C. e, soprattutto, di chi ha paura? Nato a Torre del Greco, 51 anni fa e trasferitosi successivamente a Vasto, di lui si sa poco. Una presunta passione per il poker online e una fedina penale immacolata sebbene il suo nome sarebbe noto alle autorità italiane. Più complesso, invece, rispondere al secondo quesito. La soluzione del mistero potrebbe far luce anche sulla morte di Gilda Ammendola, la 32enne della provincia di Napoli, il cui corpo senza vita è stato trovato in una cella del carcere di Fleyry Merogis lo scorso 22 gennaio. Il motivo è che C. e la Ammendola sono i protagonisti della stessa storia.

Una vicenda che inizia il 10 luglio del 2021 quando presso l’aeroporto parigino atterra il volo 4Z163 partito da Lusaka, in Zambia con destinazione finale Lione.

Parigi è solo uno scalo intermedio come quello precedente di Johannesbourg, ma ciò non impedisce ai doganieri di procedere a un controllo sui bagagli dei passeggeri, tra cui ci sono la Ammendola e G.C.: i Controlli che portano alla scoperta dello stupefacente, diviso in otto panetti, all’interno di due valige di proprietà dell’uomo. Con la droga, però, vengono trovati anche alcuni effetti personali della Ammendola, motivo per cui anche lei è arrestata. I due sono, quindi, trasferiti in carcere il 14 luglio e le loro strade si dividono. Mentre non si conosce quale sia stato il percorso detentivo di G.C., si è scoperto che Gilda è stata detenuta fino al marzo del 2022 quando, su istanza dei suoi legali, era stata rilasciata, sebbene sottoposta alla sorveglianza speciale presso la sua abitazione a una ventina di chilometri da Parigi. È qui che ha atteso la sentenza definitiva che, a fine gennaio di quest’anno, le ha riaperto le porte del carcere. Il tragico epilogo della sua storia è noto. L’ingresso in carcere il 21 gennaio con la immediata telefonata nella quale chiedeva alla famiglia l’invio di effetti personali. 

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A distanza di poche ore, però, la seconda chiamata con cui un funzionario del carcere informava che Gilda si era suicidata. L’ipotesi del suicidio, confermato da una prima autopsia eseguita in Francia, non ha mai convinto la famiglia che ha chiesto e ottenuto che la salma, una volta in Italia, fosse sottoposta a un nuovo esame medico i cui risultati si conosceranno a maggio. Dubbi che sembrano essere confermati dalle ammissioni di G.C.. Altro aspetto è come sia stato possibile che i due, disoccupati, abbiano potuto affrontare le spese per un viaggio internazionale con tanto di soggiorno di 8 giorni nello Zambia. Non è tutto. Dai timbri sul passaporto della Ammendola, gli investigatori francesi hanno scoperto che nei 18 mesi precedenti al suo arresto, in ben 6 occasioni, si era recata in Africa facendo, poi, ritorno a Parigi passando, in almeno 5 occasioni, per Johannesbourg. Chi ha pagato queste costose trasferte allora e, soprattutto, perché?

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