Studente denuncia: «Insultato al telefono da un call center perché napoletano. Operatore fuori di sé»

Studente denuncia: «Insultato al telefono da un call center perché napoletano. Operatore fuori di sé»
di Fiorangela d’Amora
Sabato 11 Gennaio 2020, 23:04 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 13:39
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Offeso perché napoletano, minacciato e ingiuriato. Lo racconta uno studente di ingegneria: un centralinista che gli rispondeva per conto della Tim lo avrebbe apostrofato insultandolo e insultando i napoletani. «I soliti napoletani, volete che gli altri risolvano i vostri problemi» avrebbe detto l’operatore al telefono e il giovane, residente a Pimonte, scosso ma determinato ora ne fa una questione di dignità. Per tutti. «Siamo ancora a questo, alle offese di paese. Ne farò una battaglia di civiltà». Alberto Grosso ha 26 anni e per pagare i costi della linea telefonica dell’abitazione, che condivide con i genitori e la sorella, ha l’addebito in conto. Giovedì 9 Alberto si rende conto di non avere soldi sulla carta di credito e chiama il 187 per chiedere soluzioni alternative di pagamento.

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La conversazione che doveva snodarsi intorno a noiose vicende burocratiche e amministrative si trasforma in un incubo per lo studente. «Tutti da Napoli questi problemi di m…, date solo problemi, c’è un motivo se tutti voi napoletani date solo problemi all’ Italia, siete i soliti». Così avrebbe esordito all’improvviso l’operatore (che rispondeva dall’Italia): «I napoletani sono tutte persone che non fanno un c… - avrebbe detto il centralinista - e che vogliono che gli altri risolvano i loro problemi. Campate sulle spalle degli altri, questo è il vostro modo di fare». Commenti che lasciano Grosso attonito e confuso: «Ho guardato la schermo del cellulare per accertarmi di aver chiamato l’assistenza». Quindi il giovane decide di chiamare accanto a sé la sorella Maria Teresa «per far ascoltare e avere testimonianza di quello che stava accadendo». «In quel momento comincia a offendermi anche in maniera pesante con epiteti omofobi - racconta Alberto - era talmente su di giri che ho pensato che non fosse in sè». Insomma 4 minuti di pura follia e odio, secondo il racconto di Alberto.

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«Siamo in Europa, è una vergogna che i napoletani vengano ancora marchiati come fannulloni e offesi gratuitamente. Quel pomeriggio non ho più studiato né fatto altro, ero troppo turbato. Ora voglio solo far valere i nostri diritti». I problemi legati all’accredito Grosso li ha poi risolti quasi subito grazie a un altro operatore che ha risposto alla seconda chiamata al 187. «Terminata la prima conversazione ho richiamato - spiega - sia per risolvere la questione legata al telefono di casa, e questa volta la donna al telefono è stata cordiale e ci ha aiutato, sia per chiedere come ottenere la registrazione della telefonata e il codice identificativo del primo centralinista». Registrate le informazioni necessarie la famiglia di Pimonte ha subito chiamato l’avvocato di fiducia, Rosalia Miniero, che venerdì pomeriggio ha fatto partire una Pec all’ufficio reclami della Tim, nella quale si chiede il file audio della telefonata incriminata. «Vogliamo agire penalmente e civilmente contro questo signore - spiega l’avvocato - una volta identificato il centralinista ci costituiremo parte civile e agiremo per essere risarciti dei danni subiti non solo dai fratelli Grosso ma anche da tutta la collettività». Il penalista del foro di Torre Annunziata ha 90 giorni di tempo per presentare la querela. «Siamo sconcertati per la gratuità delle offese che non trovano alcuna giustificazione - conclude l’avvocato - in sede penale questo signore risponderà delle minacce fatte al telefono, in sede civile chiederemo ristoro». L’uomo, dall’accento settentrionale, secondo il racconto di Alberto, avrebbe replicato all’intenzione di querela rispondendo: «Io so chi sei, ho i tuoi dati qui. Ti faccio un c… così». 

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Modalità che hanno lasciato basiti anche i vertici Tim.

La società telefonica «si dichiara sorpresa, ancor prima di esprimere il proprio rincrescimento, rispetto a quanto riferito dal cliente in merito alla sua interlocuzione con il 187. Tale comportamento - fa sapere l’azienda - da parte dell’operatore infatti non appartiene agli standard qualitativi di servizio dell’azienda nei confronti della propria clientela, testimoniati da milioni di contatti telefonici ogni anno. Nel caso specifico la chiamata è stata gestita da un nostro fornitore, con il quale abbiamo già avviato le opportune verifiche». 

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