Napoli, 12enne al supermarket con la pistola: voleva rubare bibite e merendine

Napoli, 12enne al supermarket con la pistola: voleva rubare bibite e merendine
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 9 Maggio 2018, 07:00
3 Minuti di Lettura
A dodici anni con la pistola nella cintola dei pantaloni. Non succede a Ponticelli, nemmeno al Rione Traiano e neppure a Scampia. No. Ad andarsene in giro con un'arma (non un giocattolo, anche se è presto per affermare se si tratti di una scacciacani o di una pistola autentica) è un bambino di 12 anni che vive al Vomero. In via Morghen.

Ed è qui, nel cuore del quartiere collinare che con Chiaia si contende la palma di «salotto buono» di Napoli che si consuma una vicenda che sa di amaro, di acre e di sconfitta per tutti. Perché quel bimbo alto poco più di un metro, descritto dai testimoni come esile e sicuramente non robusto, se ne andava in giro tra via Scarlatti, piazza Vanvitelli e San Martino a fare il bullo armato. Non con il solito coltellino, ma con una pistola calata nella cintola dei pantaloncini. E quell'arma non ha esitato a mostrarla minacciosamente alla guardia giurata che - all'esterno di un supermercato - lo aveva fermato chiedendogli lo scontrino di alcuni prodotti che aveva con sé.
 
In realtà Luca - lo chiameremo con nome di fantasia - quelle merendine e una Coca Cola le aveva rubate. Dopo aver infilato sotto il giubbotto e in una tasca la «refurtiva», si era avviato con passo tranquillo all'esterno del centro commerciale. Qui, però, era in servizio un vigilante che teneva d'occhio ormai da tempo il minore; anche perché lo avrebbe beccato più di una volta - nelle ultime settimane - con le mani nel sacco, mentre trafugava prodotti alimentari senza però pagarli alla cassa.

Tutto comincia intorno alle 16 di ieri. Siamo al «Carrefour» di via Morghen, supermercato aperto 24 ore su 24 e sempre affollatissimo di clienti. Tra quella folla si insinua il bambino, che lì ci sarebbe arivato da solo. Entra, si aggira tra gli scaffali, poi sembra infilarsi qualcosa nelle tasche: lo ha già fatto, ci ha già provato altre volte e - almeno fino a quel giorno in cui un addetto alla sorveglianza non lo ha perquisito - gli è andata sempre liscia. Perché non riprovarci?
Ma stavolta «Luca» è sceso con una pistola addosso. Probabilmente una «pistola di scena», come i freddi resoconti delle forze dell'ordine e un linguaggio burocratico indicano le scacciacani. Non dunque uno di quei giocattolini in plastica che si vendono un po' ovunque.

E il copione si ripete. Dopo aver girovagato in lungo e largo tra gli scaffali, il dodicenne decide di uscire. Al varco trova il vigilante che già almeno un paio di volte, in passato, lo aveva controllato, scoprendo la refurtiva rubata. A quel punto Luca capisce di trovarsi di fronte a un osso duro. E alla prima domanda della guardia privata fa la faccia feroce, cambia espressione e allarga le maglie del giubbotto: poi alza la magliettina e mostra il calcio di una pistola. L'esperienza del vigilante porta a lanciare l'allarme: immediatamente viene contattata la polizia, e dalla centrale operativa della Questura viene diramata la nota che indica un minore armato.

Ma all'arrivo delle Volanti in via Raffaele Morghen - a due passi da piazza Vanvitelli e dalla Certosa di San Martino - del bimbo non vi è più traccia. La guardia giurata racconta l'accaduto: ricostruisce il momento dell'uscita di Luca dal supermercato e soprattutto la pistola impugnata (che, a quanto pare e ammesso che si trattasse di pistola «scenica», non aveva comunque il tappo rosso all'estremità della canna).

Agli investigatori una mano l'hanno data sia il vigilante che le immagini di videosorveglianza interna al supermercato. Il dipendente dell'agenzia di vigilanza ha riferito che quel ragazzino era già più volte finito nelle maglie dei controlli interni ed esterni al centro commerciale; di lui, lo stesso vigilante, aveva anche una foto scattata con il cellulare: immagine pure già consegnata agli agenti.Ora l'identificazione di Luca sembra solo questione di ore. Ha solo 12 anni, dunque non rischia nulla, se non la solita tiratina d'orecchie prevista dalla legge. Resta tuttavia l'amarezza di un episodio. Restano le perplessità, le domande, i timori su un gesto tanto preoccupante. Sul piano strettamente penale la vicenda non avrà sviluppi. Ma, forse, è veramente arrivato il momento di interrogarsi sul vortice che sta inghiottendo intere generazioni di giovanissimi.
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