Napoli, il 2020 inizia con aggressioni ai medici: bottigliate alla dottoressa e petardi contro ambulanza. «Qui è peggio che in guerra»

Napoli, il 2020 inizia con aggressioni ai medici: bottigliate alla dottoressa e petardi contro ambulanza. «Qui è peggio che in guerra»
Giovedì 2 Gennaio 2020, 11:30 - Ultimo agg. 17:36
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Ancora violenza al personale sanitario a Napoli. L'associazione «Nessuno tocchi Ippocrate» ha segnalato l'esplosione di un petardo lanciato verso un'ambulanza che era stata inviata nel quartiere Barra per soccorrere un paziente. «Nell'aprire lo sportello del mezzo di soccorso - si legge su Fb - il medico viene investito da una deflagrazione causata da un fuoco d'artificio gettato da ignoti sotto l'ambulanza».

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Un altro episodio è avvenuto nei pressi dell'ospedale «San Giovanni Bosco» dove una dottoressa è stata aggredita con una bottigliata. L'uomo è sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. La dottoressa per fortuna non ha riportato ferite gravi. «Purtroppo è una circostanza fisiologica per un pronto soccorso che riceve un paziente psichiatrico», spiegano dalla Asl Napoli 1 Centro, sottolineando che «si tratta di un episodio che non si può classificare con la stessa preoccupazione che viene determinata da una 'normale' aggressione a personale sanitario».

«L'aspetto più inquietante di questi nuovi episodi di aggressione a personale sanitario e di danneggiamento delle ambulanze a Napoli è che ci si abitui a questo stato di cose, fatti che non avvengono neppure nei territori di guerra in quanto i mezzi di soccorso ed il personale sono protetti dalle convenzioni internazionali. A Napoli non è così». Così il presidente provinciale della Croce Rossa, il dottor Paolo Monorchio, commenta con l'ANSA la denuncia fatta da 'Nessuno tocchi Ippocrate'.

«Le aggressioni a chi ogni giorno si prende cura di noi sono semplicemente inaccettabili. Bisogna approvare al più presto la norma, già votata al Senato, contro la violenza ai camici bianchi. Non si può aspettare». Lo scrive su Twitter il ministro della Salute, Roberto Speranza.


«Solidarietà e vicinanza alla dottoressa aggredita al San Giovanni Bosco. Da oltre un anno abbiamo chiesto al prefetto e al Ministero dell'Interno l'istituzione di un posto di polizia dentro l'Ospedale. Ribadiamo la richiesta. E indispensabile». Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. «Medici, paramedici e tutti gli addetti delle strutture sanitarie vanno tutelati e messi nelle condizioni di poter svolgere al meglio e nella massima tranquillità il loro fondamentale lavoro», conclude De Luca.

«Scorte armate per proteggere ambulanze e personale sanitario? Per ora mi accontenterei delle telecamere a bordo dei mezzi di soccorso, le stiamo aspettando. Speriamo che nelle prossime settimane le telecamere possano essere utilizzate a bordo delle ambulanze a tutela degli operatori». E' invece il pensiero dal presidente provinciale della Croce Rossa di Napoli, Paolo Monorchio. Monorchio, però, insiste sull'aspetto culturale. «Serve la cultura, una corretta informazione alla popolazione anche con incontri nei quartieri più difficili» dice il presidente della Cri secondo il quale anche la legislazione deve contribuire alla soluzione del problema. «Nel primo giorno dell'anno ci sono già due episodi violenti, siamo al di sopra della media rispetto a quanto avvenuto nel 2019; l'anno scorso c'è stato un attacco ogni tre giorni, oggi nel primo giorno dell'anno già due...». 

Rivalutare e potenziare la figura del medico di famiglia e riconoscere a tutti gli operatori sanitari il ruolo di pubblici ufficiali. Questi i due aspetti principali sui quali intervenire per contrastare i casi di violenza sui medici negli ospedali italiani secondo Francesca Menna, assessore del Comune di Napoli titolare della delega alla sanità e ai rapporti con enti di programmazione e gestione dei servizi sanitari. Commentando all'Adnkronos il caso dell'aggressione subita da una dottoressa nel pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco da parte di un paziente psichiatrico e allargando il ragionamento ai molteplici casi di aggressioni ai danni di operatori sanitari, Menna racconta di essersi confrontata «con il primario dell'ospedale pediatrico Santobono, con il presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli e altri operatori per farmi un'idea generale, e il primo aspetto che salta all'occhio è che manca la figura del medico di base. È il medico di famiglia che dovrebbe fare il primo filtro, la figura alla quale si rivolgono le persone prima di andare al pronto soccorso. Rivalutare il medico di famiglia significherebbe ridurre l'affluenza al pronto soccorso e le problematiche legate al codice bianco e al codice verde, oltre alla stanchezza del personale sanitario». Sulla proposta di realizzare posti di polizia all'interno degli ospedali, Menna spiega che «sarebbe una misura rivolta soprattutto agli operatori, perché hanno paura. Ci sono molte donne neolaureate, giovani, che di notte sono terrorizzate. Potrebbe essere un deterrente, ma difesa e prevenzione vanno affrontate parallelamente. Mettere un posto di polizia senza porre attenzione a cosa genera il fenomeno serve a poco». Interpellata sui casi avvenuti a Napoli e provincia, Menna sottolinea che «la violenza sugli operatori sanitari non è un fenomeno locale, ma riguarda tutta l'Italia. È più generale e riguarda la perdita di fiducia rispetto ai ruoli professionali, c'è un cambiamento culturale che ha generato la scarsa fiducia e di conseguenza anche lo scarso rispetto. Riconoscere agli operatori della sanità lo status di pubblico ufficiale sarebbe un deterrente importante, so che ci sono tre disegni di legge al riguardo, su uno di questi ci sta lavorando Paolo Siani, è una necessità assoluta», conclude.

«Non ci resta che fare un appello al premier Conte per un decreto legge del Governo che in prima battuta crei l'attenzione, fino ad oggi mancata, del Parlamento così da investirlo della questione della violenza sui medici e gli operatori sanitari. Occorre intervenire subito. Non possiamo più essere il bersaglio, come accaduto a Napoli a Capodanno, di vere aggressioni». A lanciare l'appello attraverso l'Adnkronos Salute è Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli. «Possiamo anche comprendere che in queste settimana c'era la legge di Bilancio e il Milleproroghe, ma - aggiunge - è da oltre un anno che è fermo un disegno di legge contro la violenza sui medici.

Magari in questi giorni si poteva calendarizzarlo». Una dottoressa in servizio nel pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli è stata aggredita la sera del 31 dicembre da un uomo, paziente psichiatrico. Nel capoluogo campano c'è una situazione più 'caldà rispetto al resto d'Italia? «A Napoli paghiamo un doppio problema legato a molte aree in cui il disagio sociale è più pressante - risponde Scotti - servirebbe più presenza dello Stato». Il presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli commenta anche le parole del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sull'aggressione della dottoressa. De Luca che ha ricordato come da un anno c'era la richiesta di un posto di polizia dentro l'ospedale. «Lo scorso anno avevamo incontrato il prefetto e l'allora ministro della Salute Giulia Grillo - replica Scotti - e ci era stato chiesto di fare un elenco degli ospedali napoletani più a rischio per i medici. Noi l'abbiamo fatto e consegnato. Ma sul posto di polizia in ospedale c'è un problema, in passato c'erano ma erano adibiti solo a fini amministrativi come sporgere denuncia. Dovrebbero essere invece più operativi».

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