«Preso a calci e pugni per un posto auto a Napoli: ho pensato di morire»

«Preso a calci e pugni per un posto auto a Napoli: ho pensato di morire»
di Gennaro Del Giudice
Venerdì 14 Gennaio 2022, 23:30 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 09:05
4 Minuti di Lettura

«Cosa vorrei dire a quell’uomo? Che senza motivo mi ha costretto a stare nel letto di un ospedale con il rischio di perdere la milza e che da un mese sono bloccato in casa, in attesa che le mie condizioni di salute migliorino. Vorrei che capisse cosa ha fatto, che dimostri un minimo di umanità e che mi chieda scusa, anche se so che tutto ciò non accadrà mai». Joseph Sciacca, 20 anni, programmatore di software, con gentilezza e cordialità parla dalla sua casa di Bacoli dove è in convalescenza in attesa della visita decisiva del 20 gennaio prossimo al «Cardarelli». «Meno male che mi hanno portato lì dove ho trovato medici che vista la giovane età hanno deciso di non asportarmi la milza intervenendo con una embolizzazione».

Joseph è ancora provato per quanto accaduto nella notte tra il 18 e il 19 dicembre scorsi a Napoli, in piazza Carità, angolo con via Enrico Toti, dove un uomo lo ha brutalmente aggredito lasciandolo a terra in una pozza di sangue davanti agli occhi terrorizzati degli amici e dei giovani che affollavano il centro.

Di quella notte gli sono rimasti frammenti di ricordi che è riuscito a mettere insieme anche grazie ai tre amici che erano in macchina con lui. Il resto è contenuto nella denuncia che il patrigno ha sporto presso il commissariato di Polizia di Montecalvario due giorni dopo, nelle testimonianze rese agli agenti dai suoi coetanei e nelle immagini contenute in due telecamere installate nella zona che avrebbero ripreso parzialmente la scena. 

A distanza di 26 giorni da quei fatti si cerca un uomo alto un metro e novanta circa che quella notte era alla guida di una Fiat Panda nera: è lui che ha sferrato prima un pugno al volto del giovane facendogli perdere i sensi per poi colpirlo a calci fino a provocargli lesioni alla milza. «Come ogni sabato e domenica ero uscito con la mia comitiva per trascorrere una serata a Napoli, eravamo in quattro e con noi c’era anche la fidanzata di un mio amico – racconta ancora frastornato Joseph –. Appena abbiamo trovato un posto per parcheggiare siamo scesi e io mi sono messo a dare indicazioni per la manovra. C’erano delle auto in coda e siccome la strada era stretta avevo detto al mio amico di accostare per farle passare. Ad un certo punto ho visto questo signore in una Panda nera, modello sportivo con il paraurti posteriore rialzato, che si agitava mentre io invitavo le auto ad andare avanti. Mi sono girato e ho sentito che diceva in dialetto napoletano “ma questo mi vuole fare fesso a me?”. Poi è sceso e mi ha dato un pugno al centro del volto e sono svenuto». 

Joseph di quegli attimi non ricorderà più nulla, nemmeno il dolore dei calci allo stomaco. «I miei amici mi hanno detto che mi ha dato tre calci, due con la punta e uno col tacco. Quando mi sono ripreso e mi hanno aiutato ad alzarmi avevo il sangue che usciva dal sopracciglio, dal naso e dalla bocca e mi finiva davanti agli occhi. Ho pensato di morire. Poi quell’uomo mi ha restituito il cellulare dopo aver detto che era il suo e che io gliel’avevo preso. Di lui ho un ricordo sfocato. Era molto alto, aveva un viso comune, occhi piccoli e tirati, capelli corti, cicatrici sul volto, me lo ricordo di carnagione quasi giallastra e senza barba. Con lui c’erano tre ragazze che sono scese anche loro dall’auto per fermarlo e poi sono scappati via». 

Video

Durante il pestaggio uno degli amici, nel tentativo di fermare l’uomo, è stato colpito anch’egli con un pugno al viso. Joseph è stato poi condotto in ambulanza a Cardarelli dove è stato operato d’urgenza a causa di un’emorragia interna provocata proprio dalla lesione alla milza, oltre alla frattura di alcune costole e punti di sutura al sopracciglio sinistro. Una vicenda che, dopo la denuncia sporta alla Polizia, è stata raccontata dalla madre di Joseph su Facebook a cui ha affidato un appello affinché si facciano avanti le persone che quella notte si trovavano in piazza o che abbiano informazioni utili per risalire all’identità dell’aggressore. «Ho bisgno di aiuto, chi ha visto parli». «In quel posto non ci tornerò più – conclude Joseph -. Essere ridotto in queste condizioni senza un motivo è assurdo, è una cosa che non riuscirò mai a spiegarmi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA