Napoli, al Cotugno il depuratore
risale ai tempi del colera

Napoli, al Cotugno il depuratore risale ai tempi del colera
di Ettore Mautone
Mercoledì 16 Ottobre 2019, 08:49
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Cotugno, Monaldi, Cardarelli, Pascale, Cto: nella zona collinare di Napoli la concentrazione si ospedali è tale da incidere fortemente sullo smaltimento dei reflui fognari. Uno dei nodi da sciogliere è che è che ogni ospedale ha il suo impianto di depurazione e i criteri di trattamento non sono omogenei. Il depuratore del Monaldi ad esempio è il più moderno. Di recente realizzazione è tecnologicamente all'avanguardia e dunque in grado di rispettare senza problemi i limiti di legge imposti per il trattamento e la chiarificazione dei liquami prima dello scarico in fogna.

 

IL COTUGNO
L'ospedale specialistico per le malattie infettive si serve di un vecchio impianto realizzato negli anni '70 in concomitanza con l'epidemia di colera a Napoli. All'epoca era tra i più avanzati ma oggi è obsoleto sebbene riesca ancora a tenere i propri parametri di riferimento nei limiti previsti dalle norme. Qui i reflui fognari sono trattati in un'area interdetta e sorvegliata dai manutentori della Siram giorno e notte. L'impianto agisce per caduta: le acque nere sono prima grigliate e flocculate e poi ossigenate e clorurate per la disinfezione finale. Infine avviene la separazione dei fanghi invitati come rifiuti speciali allo smaltimento in base al codice assegnato. I liquami chiarificati con un impianto dei sollevamento confluiscono infine nel collettore fognario comunale di via Quagliariello.
IL POLICLINICO
Anche qui si procede con una preventiva grigliatura dei reflui e una disinfezione con derivati del cloro. Il liquame chiarificato, depurato e disinfettato è infine smaltito in fogna e dirottato al depuratore di Napoli est. Così anche il Pascale e il Cto. «Tutti gli impianti sotto il nostro controllo - avverte Triassi - rispettano i limiti di legge. In alcuni casi abbiamo dovuto lavorare sulle autorizzazioni. Il Pascale ad esempio era autorizzato a scaricare in acque reflue superficiali che hanno ovviamente limiti più stringenti sulla concentrazione di patogeni per cui il lavoro di depurazione era molto complesso e oneroso. Un assetto autorizzativo che è stato oggi corretto. Il nodo da sciogliere - aggiunge il docente, ordinario di Igiene - è la uniformità dei reflui trattati. Tutti gli impianti dovrebbero scaricare in un unico collettore e da qui raggiungere un unico il depuratore finale. So che il Comune aveva in progetto tale impianto ma non so nulla dello stato di avanzamento della progettualità. L'Arpac, come organo di vigilanza, è a sua volta tenuta al monitoraggio. A volte capita di dover intervenire con trattamenti di disinfezione più intensi ma allo stato tutti gli ospedali di cui ci occupiamo in convenzione rispettano i parametri di legge. L'obiettivo di questi trattamenti è produrre liquami chiarificati che possono essere smaltiti in fogna in sicurezza».
IL SOPRALLUOGO
Ieri mattina intanto un rappresentante del servizio fognature del Comune di Napoli ha effettuato una ricognizione sugli allacci del Cotugno per lo smaltimento delle acque reflue a distanza di alcuni mesi di un analogo precedente approccio. A quanto pare non è l'acqua di fogna a preoccupare ma l'anomalo accumulo di acque piovane in un piazzale antistante il Monaldi e il Cotugno in corrispondenza delle abbondanti piogge autunnali. Un problema di caditoie e di pluviali otturate e di portata dei tubi di deflusso. Ma il nodo vero è invece un altro: il fatto che ogni ospedale smaltisce collinare a Napoli smaltisce i reflui fognari con un sistema diverso per categorie di rifiuti e anche per età e tecnologie utilizzate utilizzando collettori che confluiscono in zone diverse della città.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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