Napoli, la grande paura degli albergatori: «Dall’estero zero richieste»

Napoli, la grande paura degli albergatori: «Dall’estero zero richieste»
di Gennaro Di Biase
Martedì 19 Maggio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 20 Maggio, 12:31
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Appesi ai big data dei motori di ricerca web internazionali per capire quanto il “prodotto” Napoli sia ancora sul mercato del turismo dopo lo tsunami del virus. I flussi online o le visite ai siti delle strutture saranno uno degli arbitri dell’estate 2020 per gli albergatori, e il “Google Trend” della parola «Napoli» associata ai termini «vacanza», «weekend» o «holiday» sarà uno degli strumenti utili a stabilire le riaperture.  Per adesso, secondo i numeri di Federalberghi Napoli, a riaprire e ospitare clienti sono infatti solo 15 hotel su 150. Tutto ancora chiuso anche sul Lungomare. Quel 10% di hotel riaperti «naviga a vista», spiega ancora Federalberghi, in attesa di valutare la mole del flusso del turismo internazionale, visto che «negli ultimi anni il 50% dei vacanzieri estivi a Napoli è stato “straniero”». 

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Nessun provvedimento ha imposto la chiusura degli alberghi. Ma sarà un’estate particolare e complessa, in cui non si esclude la predilezione per affitti lunghi e riutilizzo massiccio delle seconde case, in stile anni ’90. Elementi che incideranno, probabilmente, anche sul settore extralberghiero riattivato ufficialmente dal 18. I vacanzieri italiani saranno di più.  «Soffriamo più di altri la ripartenza – spiega il presidente di Federalberghi Napoli Antonio Izzo – Bisogna superare la difficoltà psicologica dei cittadini nel rimettersi in viaggio. Le prenotazioni sono ancora ridottissime: servono certezze sugli interventi di sostegno specifici per il settore, sulla gestione dell’accoglienza e norme chiare per garantire la sicurezza di ospiti e personale, essenziali per comprendere fin dove arrivano le responsabilità dell’impresa. Sarà fondamentale adottare strategie promozionali su impulso privato e istituzionale, come emerso dall’incontro in Regione dei giorni scorsi. Sarà interessante consultare i big data: comprendere quanto il termine “turismo” stia tornando sui motori di ricerca in riferimento a Napoli. Queste indicazioni sui trend, se ben analizzate, danno informazioni importanti per la ripresa». Sono aperti «15 alberghi su 150 nostri iscritti – dice ancora Federalberghi Napoli – e in 14 giorni si prevede che il numero raddoppi», in particolare per le piccole e medie strutture che possono attivarsi con prenotazioni meno fitte e risentono meno del crollo di wedding e meeting. A riaprire più in là, tra giugno e settembre, saranno molti grandi hotel, oggi presidiati e sanificati ma senza servizio di accettazione. L’Hilton, che ha inaugurato a marzo la nuova gestione, sta lavorando.  Le agenzie e le aziende di marketing degli alberghi sono pronte a utilizzare strumenti informatici per elaborare strategie. 
 


Ogni struttura ha un suo sito e «vede» numero di accessi giornaliero: dati preziosi per la ripartenza, associati a quelli di Expedia, Booking o Airbnb. «Finché non riapre la Campania – spiega Salvatore Russo dell’Hotel Colombo in via Nolana – la clientela sarà quasi zero, soprattutto internazionale. Non abbiamo mai chiuso, in questi mesi abbiamo ospitato operatori sanitari e aziende. Ora punteremo sul turismo nazionale: le vacanze del 2020 stanno tornando a 20 anni fa. Almeno giugno, nel migliore dei casi, sarà fatto solo di “italiani”». «Siamo vuoti da marzo – racconta Pietro Fusella dell’Hotel Chiaja De Charme – Cerco di essere positivo: ho usato questo periodo per manutenzioni straordinarie e implementare il check-in online, che permetterà agli ospiti di fare tutto in autonomia senza stazionare in reception. Fino a ieri ho ricevuto nuove cancellazioni. I dati delle ricerche sul web ci servono, ma Governo e Regione le trasformino in indicazioni chiare per creare strumenti di marketing.
Il mio sito ha il 90% in meno di visite rispetto al 2019, spero risalga. Su questo è cruciale che la promozione istituzionale intercetti il mercato».

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