«Io, 15 anni, in giro tra i locali di Napoli: ecco dove mi vendono alcolici»

«Io, 15 anni, in giro tra i locali di Napoli: ecco dove mi vendono alcolici»
di Oscar De Simone e Gennaro Di Biase
Sabato 4 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 22:29
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Una sera di movida come tante, una sera come tutte le sere a Napoli. Una sera in cui, per un minorenne, procurarsi birra, spritz o superalcolici è facile come bere un bicchier d’acqua. In ogni zona, e anche se ci si presenta al bancone in totale solitudine, senza amici maggiorenni. Il venerdì notte della deregulation alcolica inizia alle 23, in compagnia di un quindicenne, Lorenzo (il nome è di fantasia) e di suo padre Roberto, che ha scelto di accompagnarci nel reportage «per migliorare le cose, perché è assurdo che non ci si preoccupi della salute dei minori - spiega - Ed è doloroso che, anziché prevenire i pericoli, ci si ritrovi a piangere i nostri figli per qualche incidente o per una rissa causata dall’alcol che troppo spesso viene servito senza scrupoli e aggirando le leggi». Lorenzo è alto, ma basta guardarlo per capire che è ancora troppo giovane per bere alcolici. Eppure, in quest’inchiesta realizzata dal Mattino, solo un gestore di bar su cinque rifiuta di servirgli alcolici. Negli altri quattro casi, invece, l’alcol è stato a portata di mano del minorenne. Senza sforzo alcuno, senza bisogno di insistere e senza che nessuno gli chiedesse di esibire un documento. Con meno di dieci euro, dati alla mano, un adolescente rischia così di finire in coma etilico. 

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Si parte in auto alle 23. Manca un’ora alla mezzanotte del 4 gennaio. Il giovanissimo Lorenzo (che frequenta la prima superiore) e suo padre ci accompagnano in ognuna delle quattro principali zone della movida partenopea: al Vomero in piazza Medaglie d’Oro, in centro storico tra piazza Dante e Port’Alba, ai Quartieri Spagnoli e ai baretti di Chiaia, tra via Bisignano, vicoletto Belledonne e dintorni. Le vie, le piazze e i vicoli della Napoli by night in questi giorni sono affollati, specialmente di ragazzini. I più grandi hanno colto l’occasione del ponte pre-Epifania per organizzare gite fuori porta o weekend in montagna. Ma di facce giovanissime in giro ce ne sono tante, come tante sono le mani che stringono un bicchiere di spritz, un chupito o una bottiglia di birra. Altro dato da non sottovalutare è quello dei costi stracciati. Birre vendute anche a un euro e cinquanta, vodka pagata appena un euro in più. I dati ci raccontano anche che in giro si vede alcol non sempre di buona qualità. E ci dicono poi che se Lorenzo avesse davvero bevuto tutto l’alcol che è riuscito a comprare in poco meno di tre ore, gli sarebbero «bastati 10 euro in tasca per andare in coma etilico», commenta amaro suo padre Roberto alla fine del tour. Il sorso ad alta gradazione è «cheap», in pratica, a misura delle tasche di una normale paghetta settimanale. 

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Prima tappa: Vomero. Per acquistare il primo alcolico della serata, a Lorenzo non serve arrivare nell’epicentro della movida collinare di via Scarlatti, via Morghen, via Merliani e dintorni. Gli basta fermarsi in uno dei bar di piazza Medaglie d’Oro, la Caffetteria Dragon. Ed entrarci come se niente fosse. «Posso avere una Heineken?», domanda l’adolescente al barista dietro al bancone. «Certo - risponde - prendila pure da solo dal frigo». Costo 2 euro. «Non ho trovato alcuna difficoltà - sospira l’adolescente un po’ interdetto appena uscito dal locale - anzi è stato più facile del previsto». Si parte dalla birra. Una birra scelta sotto gli occhi di tutti. Di chi non ha notato nulla di strano in un ragazzo troppo giovane che si avvicinava al bancone in cerca di alcol. 

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Seconda tappa, immancabile, il centro storico. Il traffico c’è, i parcheggiatori abusivi pure. Ma i protagonisti assoluti della serata sono birra, cicchetti, vino, spritz e i tanti miscugli alcolici venduti per pochi euro. Anche qui, per aumentare il tasso etilico, a Lorenzo non serve inoltrarsi troppo nel cuore della folla. Basta fermarsi in uno dei chioschetti di bibite e hot dog della frequentatissima piazza Dante. Precisamente quello che si trova all’altezza della fermata dell’autobus dal lato di via Pessina e via Bellini. Si rimane sulla Heineken, servita in pochi istanti e sempre senza accertarsi dell’età del cliente. Anche in questo caso non è stato difficile. Costo: 1,50 euro. Un po’ più economica. 

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La nuova movida napoletana è qui, a due passi dal metrò dell’arte di via Toledo. Da due o tre anni tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli sono nati diversi localini, spesso anche gradevoli. Sempre in compagnia di Lorenzo e di suo padre Roberto, e dopo aver allontanato uno dei tanti parcheggiatori abusivi tra piazza Matteotti e via Medina (ma questa è un’altra storia), ci inoltriamo lungo vico Due Porte a Toledo. Già all’uscita della metropolitana, ci si accorge che da questo vicolo arriva musica ad alto volume. Aguzzando la vista si nota una miriade di ragazzi che bevono e sorridono in strada, assiepati all’altezza dell’incrocio tra vico Due Porte a Toledo e via Speranzella. Sono tutti li a divertirsi tra due locali, uno esattamente di fronte all’altro, con vari cartelli affissi all’esterno per indicare i prezzi dell’alcol. «Spritz 1 euro», «spritz 2,50 euro», «Martini Royal». Insomma, ce n’è per tutti i palati, basta solo scegliere o magari essere consigliati da chi li ha già assaggiati. Il nostro Lorenzo entra da «Stà Ben», il locale di sinistra (se si sale da via Toledo) e ordina tranquillamente una birra, sempre senza destare sospetto tra i presenti che, ballando e divertendosi tra loro, non fanno caso al minorenne. «Una Corona», chiede Lorenzo, che poi consegna la bottiglia appena ricevuta a suo padre: 4,5% di grado alcolico. Anche in questo caso nessun controllo ed alcol free per tutti. 

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I baretti a Chiaia sono un fiume in piena di uomini e donne, ragazzi e ragazze. Età media leggermente superiore rispetto ai Quartieri Spagnoli. I giovanissimi, qui, sono concentrati in massa all’altezza del I Circolo di via Bisignano, attorniati da odore di erba e parecchia immondizia sparsa sui marciapiedi. Ma al bar Kiki di vico Belledonne a Chiaia, per il nostro Lorenzo, l’alcol diventa finalmente off limits. «Tu non puoi entrare - gli viene detto sulla soglia del locale da un dipendente, che non gli chiede nemmeno il documento - Sei troppo giovane». Lorenzo si avvicina sorridendo a suo padre. «Finalmente si sono accorti che a mio figlio non è ancora nemmeno cresciuta la barba», commenta soddisfatto Roberto. 

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«Questa è la dimostrazione del fatto che non tutti i locali violano la legge - sottolinea Roberto mentre camminiamo tra le decine di locali tra via Bisignano e piazza dei Martiri - Il bene dei nostri figli è sottoposto alla coscienza del singolo gestore di locale. Non è giusto che molti agiscano senza scrupoli e mettano in pericolo la salute degli adolescenti. Però, almeno stavolta, è andata bene, ma purtroppo finora è stato un caso isolato». La serata ai baretti di Chiaia, però, si chiude con il super alcolico, in un bar di vicoletto Belledonne. Il Millys. Qui Lorenzo entra, intorno all’una di notte, e chiede un «cicchetto» che gli viene prontamente servito al bancone, senza che gli si chieda di esibire il documento. Un copione che si ripete ancora e sempre sotto gli occhi di tutti. «Vodka e melone - dice Lorenzo, piuttosto incredulo - ho speso altri 2 euro e cinquanta centesimi». Si tratta del drink più «costoso» della serata: la vodka contiene più o meno il 40 percento di tasso alcolico. La si può bere anche a Chiaia, anche a quindici anni e con pochi spiccioli. «Spesso c’è fila e Lorenzo è alto, ma nel dubbio si dovrebbe chiedere il documento», sospira ancora suo padre. 

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Testa bassa, tanta amarezza e un po’ di sollievo per i drink acquistati ma non bevuti. Il ritorno a casa assomiglia a una «resa dei conti». Il momento in cui Lorenzo ed il padre, confrontandosi, rivivono i passaggi clou della serata. Ripercorrono gli attimi in cui il giovane avrebbe potuto rischiare grosso, tra tutta quella gente più grande di lui e già abituata alle serate della movida napoletana fatte di tensioni e sorrisi, alcol e musica. Momenti difficili, durante i quali - se non ci fosse stato Roberto - Lorenzo sarebbe stato un «fantasma» da bar, un cliente come tanti e indipendentemente dai suoi quindici anni. Sono quattro su cinque i locali della movida napoletana in cui Lorenzo è riuscito a bere alcol. «Contano così tanto i soldi - commenta tristemente il padre - che la salute dei ragazzi viene “venduta” per pochi spiccioli. C’è bisogno di controllare con attenzione questi locali ed i gestori che non guardano più in faccia nessuno. Mio figlio è solo un esempio di quanto sia facile ubriacarsi sotto gli occhi di tutti e senza il minimo controllo». Le birre, i cicchetti ed i super alcolici sono facilmente accessibili a centinaia di giovanissimi, che ne fanno uso ogni weekend. Ne abbiamo contanti a decine. La rabbia e lo sconforto accompagnano Lorenzo e Roberto a casa. Al termine di una serata come tante. Una serata di vita notturna napoletana, vissuta tra divertimenti e pericoli, anarchia e illegalità. L’alcol è facile, troppo facile per i minorenni.
 

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