Napoli, tutti in fila per il Reddito: c’è la carica degli ambulanti

Napoli, tutti in fila per il Reddito: c’è la carica degli ambulanti
di Daniela De Crescenzo
Sabato 23 Marzo 2019, 00:00 - Ultimo agg. 16:10
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I conti non sono difficili: se hai una bancarella in via Labriola a Scampia, o un poco più in là a Secondigliano o a Miano, o magari alla Stazione o nel centro storico, se ti arrangi vendendo un po’ di merce contraffatta o qualche chincaglieria, se incassi meno di cento euro al giorno che moltiplicati per 26 fanno giusto 780 ecco che conviene il reddito di cittadinanza. E allora: ambulanti di tutto il mondo unitevi. E compilate il modulo.

Da giorni al Caf dell’Unione Inquilini di via Mianella c’è un via vai di precari del commercio: «Ne arrivano tanti, tutti sperano di riuscire a ottenere questo benedetto reddito per campare un po’ meglio», spiega Domenico Lo Presto, il segretario dell’organizzazione. Naturalmente possono aspirare al reddito perché il loro commercio è, ed è sempre stato, totalmente a nero. «Se pagassi anche le tasse in tasca non mi resterebbe proprio niente», spiega un utente. E l’altro commenta soddisfatto: «Stamattina a via Labriola non è passato nessuno a chiedere il pizzo, così abbiamo evitato la nostra tassa quotidiana». 

Molti ambulanti, del resto, già incassano il reddito di inclusione che adesso sperano di convertire nel più sostanzioso reddito di cittadinanza. Ma con la nuova norma si corre il rischio di essere chiamati a lavorare e loro non hanno nessuna intenzione di lasciare il commercio: «Quasi nessuno tra gli ambulanti pensa di lasciare Napoli per “prendere un posto” precario. Così corrono il rischio: incassano il reddito finché è possibile e quando arriva la chiamata al lavoro ci rinunciano. Intanto per qualche mese hanno tirato a campare e rimpolpato le entrate.

Un ragionamento che vale per gli ambulanti, ma molto più generalmente per tutti quelli che lavorano a nero. A chiedere i moduli a Mianella si è presentato anche il padroncino di una piccola ditta edile che non ha mai pagato una lira di tasse e non sa nemmeno cosa sia la partita Iva. Ha incassato l’assegno di inclusione e adesso è preoccupato: vorrebbe convertirlo in reddito di cittadinanza, ma non ha nessuna intenzione di perdere i soldi “veri” quelli che gli entrano dalle ristrutturazioni clandestine per le quali dà lavoro ad altre due persone. E, soprattutto, non vuole attirare l’attenzione sulle sue attività: e se qualcuno, controllando controllando, si accorgesse che arriva a incassare anche ventimila euro al mese? Ci pensa, riflette, non decide. Ha bisogno di consultarsi, spiega. 

Chi non ha dubbi sono, invece, i parenti, madri, padri, fratelli e sorelle, dei tanti pregiudicati ora in galera. Via Mianella si trova alle spalle della Masseria Cardone dove per qualche anno ha comandato la fazione della Vanella Grassi: i congiunti dei camorristi di prima, seconda e terza fila, hanno chiesto i moduli e sono pronti a compilarli. Del resto anche l’azienda di cui i loro cari sono azionisti, la droga Spa di Scampia, è un’azienda in crisi.

Le crisi sono tante e tutte diverse. E ognuno spera di risolverle a modo proprio. Molti di quelli che incassano la pensione sociale sperano di convertirla in pensione di cittadinanza e chi è anziano e ha perso il lavoro punta a utilizzare l’assegno per arrivare all’età della pensione.

Gennaro nella sede dell’Unione Inquilini dei Tribunali quasi arriva a picchiarsi con la moglie. Lui sa quello che vuole: il divorzio. «Tieni l’amante!», urla la consorte. «Ci dobbiamo divorziare perché così tu incassi la pensione di cittadinanza e possiamo campare», cerca di fare ragionale la moglie. Gennaro l’anno prossimo andrà in pensione, ha un lavoro “regolare” da poco più di dieci anni presso una università privata, prima aggiustava le fotocopiatrici in proprio. E al Caf ha chiesto i conteggi. Quando ha scoperto che le sue entrate si ridurranno a 1050 euro al mese e che a quel punto, con un affitto da 700 euro da pagare, avrà serie difficoltà ad arrivare a fine mese, ha studiato un piano: chiederà il divorzio, la moglie incasserà 700 euro con la pensione di cittadinanza e a quel punto potranno vivere tutti e due felici e contenti. Ma lei non ci sta. Non vuole divorziare e lui continua a urlare: «Tu mi vuoi vedere a chiedere l’elemosina…»: convincerli a tornare a casa è un’impresa.
 

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