Napoli, ambulanze senza medici: «A marzo turni scoperti»

Napoli, ambulanze senza medici: «A marzo turni scoperti»
di Ettore Mautone
Giovedì 25 Febbraio 2021, 00:04 - Ultimo agg. 08:00
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Rete dei soccorsi a corto di medici: decine di postazioni del 118, nel calendario dei turni del prossimo marzo, risultano sguarnite di dottori sia di giorno sia, soprattutto, negli orari notturni. In particolare nel prossimo mese sono 20 le postazioni, nell’orario 8-20, per 16 giorni su 31, con defezioni che riguardano gli equipaggi dell’ambulanza Vomero (7 turni diurni senza medico), (Scampia 5 volte), San Gennaro (2), Pianura (3) e per almeno un turno le postazioni San Paolo e Chiatamone. Nell’orario notturno poi, dalle 20 alle 8 del mattino, non c’è un giorno di marzo che non sia scoperto con almeno una postazione priva di medico a bordo. In questo caso i turni demedicalizzati sono addirittura 40. Cittadini e pazienti dunque potrebbero doversi rassegnare, in caso di necessità, all’unica opzione che un team formato da un professionista infermiere e da autista, ma senza medico a bordo, ha: il trasporto immediato in ospedale (anche improprio) vista l’impossibilità di effettuare diagnosi e terapia a domicilio o sul luogo del soccorso. 

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Uno scenario che si materializza come una strisciante protesta messa in atto per far venire a galla la grave carenza di medici che il 118 sconta in città ma soprattutto per solidarietà nei confronti della pattuglia di camici bianchi convenzionati (non dipendenti) destinatari della scure fatta calare dalla Asl sulla loro busta paga (fino a 800 euro mensili) in autotutela a fronte di una indagine della Corte dei conti incentrata sul dubbio di legittimità di una vecchia indennità di rischio inserita nel contratto di lavoro. Una protesta messa in atto con la rinuncia in massa, da parte di tutti i medici del 118 (convenzionati e dipendenti) della Asl Napoli 1, a coprire turni in regime straordinario. Misura che finora ha consentito, sebbene a maglie larghe, una sostanziale copertura dei turni. 

Una vicenda spinosa che rimanda al 1999, periodo in cui il 118 è stato fondato in Campania allorché, per costituire il nucleo dei medici che lavorano sulle autoambulanze, fu offerta, alle ex guardie mediche, una indennità oraria di 10 mila lire (oggi 5,16 euro) come incentivo. Indennità tradotta nel contratti che si sono succeduti dal 2003 a oggi, mai messa in discussione ma ora finita nel mirino di un’indagine della Corte dei conti che riterrebbe quella voce stipendiale riassorbita da altre indennità qualificate nel contratto come “omnicomprensive”. Una interpretazione controversa che, in altre regioni, in simili contenziosi avviati dai medici colpiti, ha visto diverse pronunce favorevoli ai camici bianchi. I medici sarebbero costretti a rinunciare a circa 800 euro mensili (su una busta paga di circa 3200) e a restituire, con una trattenuta del quinto dello stipendio, somme che oscillano dai 50 mila ai 90 mila euro. Una tegola che in assenza di valide soluzioni vedrà la fuga dei camici bianchi della medicina convenzionata dal 118 per il ritorno, già in atto, alle più tranquille guardie mediche o alle carenze della medicina di famiglia.

La soluzione al problema sembra ancora lontana: gli ultimi tavoli di conciliazione convocati tra le parti in prefettura e anche lunedì scorso in Regione, non hanno dato esito positivo. Il punto di massima mediazione vedrebbe la Regione disposta a ristorare l’indennità persa con un’altra inserita ex novo nel contratto integrativo regionale di quasi pari importo (6 euro considerati comunque insufficienti dopo venti anni di lavoro) ma soprattutto misura non idonea a bloccare le restituzioni delle somme pregresse.

I medici invocano il legittimo affidamento, il fatto cioè di aver lavorato per 20 anni a fronte di un compenso offerto e incassato e mai messo in discussione in atti pubblici e che, a detta dei sindacati di categoria, risulterebbe pienamente legittimo e dunque da difendere sul piano politico con anziché ripiegando su soluzioni rabberciate. Una questione che, per il capitolo restituzioni, investe direttamente la presidenza della giunta in quanto i funzionari della delegazione trattante si sono detti non abilitati a trattare questo punto. 

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