Napoli, arrestati due vigili urbani e un commerciante: «Regali in cambio di controlli soft a via Pessina»

Napoli, arrestati due vigili urbani e un commerciante: «Regali in cambio di controlli soft a via Pessina»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 4 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 16:04
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Una voce ad hoc, all'interno di una sorta di libro mastro della propria azienda: «500 euro, regalo antiabusivsmo». Parole che hanno dato la stura a indagini culminate negli arresti di due agenti di polizia municipale e di un commerciante. Tutto ruota attorno ai lavori di ristrutturazione all'interno di un negozio in via Pessina, dove - secondo la ricostruzione dell'accusa -, erano stati commessi degli abusi edilizi. Parliamo di lavori di rimozione di una scala interna, che - secondo quanto emerge dalle indagini - non sarebbero mai stati autorizzati dalla Sovrintendenza: attività che stanno alla base di una sorta di trama illegale. Fatto sta che, per evitare verifiche rigorose e sanzioni severe, il commerciante si sarebbe rivolto ad un proprio conoscente, un agente della municipale in forza alla unità antiabusivismo, dando inizio ad accordi ritenuti clandestini. Poi, seguendo il solco del presunto cemento abusivo, la guardia di finanza avrebbe scoperto il libro mastro, nel quale campeggiava una sorta di pro memoria: 500 euro, a mo' di regalo «in favore dell'antiabusivismo», secondo quanto sarebbe emerso da un inventario trovato all'interno di un ufficio usato dallo stesso commerciante, nel porto di Napoli. Inchiesta condotta dal pool reati contro la pubblica amministrazione, tre i soggetti finiti agli arresti domiciliari: si tratta di Luigi Civile, commerciante con interessi a Chiaia e nel centro storico; e degli agenti di Ivano Pragliola e Marina Mancini. E sono i vertici della polizia municipale a firmare una nota nella quale si batte su due punti: gli agenti erano stati spostati lo scorso gennaio dall'Edilizia all'unità rimozione auto. Entrambi sono stati sospesi, con l'arrivo degli arresti domiciliari.

Ma su cosa fanno leva le indagini? Oltre al blitz della Finanza all'interno del negozio, resta decisivo il contenuto emerso da chat e conversazioni, in uno scenario investigativo che ora attende la valutazione di conversazioni e appunti che hanno scandito la vita dei diretti interessati.

Corruzione, falso in atto pubblico, ricettazione sono le accuse che emergono dalla misura cautelare dei domiciliari firmata dal gip De Falco Giannone, alla luce della presunta contabilità parallela finita al centro delle indagini.

Tutto è iniziato con una serie di controlli da parte del secondo gruppo della Guardia di Finanza all'interno del porto. Viene preso di mira un camioncino, che trasportava calcinacci, riconducibili alle attività di un imprenditore noto a Napoli. Inevitabili i controlli all'interno del negozio, dove è spuntato l'inventario con il riferimento al regalo per l'antiabusivismo. Regali che sarebbero riconducibili a Luigi Civile, ma anche ai suoi negozi. Indagini sui cellulari, spuntano chat che avrebbero fatto emergere contatti e accordi tra Civile e il vigile Pragliola. Ma proviamo a seguire il contenuto di alcuni dialoghi finiti al centro della misura cautelare firmata dal gip. È il nove giugno del 2021, quando Civile ammetteva in una conversazione con il suo interlocutore: «Sto facendo lavori in nero, perché l'ok non me lo avrebbero mai dato...».

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E non è tutto. Da alcune perquisizioni, sarebbero venuti fuori anche dei ticket benzina intestati a militari dell'Esercito, lasciando ipotizzare - anche se al momento su questo versante riscontri non ce ne sono - uno scenario più ampio. Scrive il gip De Falco Giannone, nel firmare gli arresti: «Viene riscontrata una dedizione non occasionale all'attività delittuosa, espressione di personalità aduse a commettere fatti di notevole gravità ed incapaci di autocontrollo». Doverosa a questo punto è una premessa: parliamo di una indagine ancora allo stato iniziale, nella quale i soggetti finiti sotto inchiesta potranno raccontare la propria versione dei fatti, provando così a ribaltare le accuse. Ora la parola passa alle parti. Spiega l'avvocato napoletano Giuseppe De Gregorio, che assiste i due vigili (Pragliola è difeso anche dall'avvocato Salvatore Cacciapuoti): «Dalla prima lettura degli atti emerge una sorta di ruolo ancillare da parte di Marina Mancini nei confronti del collega e compagno di vita Pragliola: va infatti notato quanto la stessa Mancini non abbia mai contatti diretti con il commerciante finito al centro della trama investigativa. Eventuali conversazioni che finiscono agli atti non coincidono pertanto con un comportamento delittuoso». 

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