Gambiano legato all'Isis arrestato a Napoli: il suo nome di battaglia era Abou Lukman

Gambiano legato all'Isis arrestato a Napoli: il suo nome di battaglia era Abou Lukman
Lunedì 25 Giugno 2018, 16:38
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Non risulta avesse ricevuto l'«attivazione» il soldato dell'Isis, Sillah Osman, gambiano di 34 anni fermato mercoledì scorso a Napoli nel corso di un blitz antiterrorismo di polizia e carabinieri, ciononostante il suo profilo psicologico e la sua instabilità emotiva hanno tenuto in apprensione le forze dell'ordine che proprio per questo motivo lo tenevano costantemente d'occhio. Al termine dell'addestramento in Libia e del giuramento al sedicente Stato Islamico, è emerso dalle indagini de Ros e della Polizia di Stato, gli era stato anche imposto il nome di battaglia, «Abou Lukman». Determinante, per «stanare» Sillah, è stata la collaborazione di Alagie Touray, il connazionale di 21 anni preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano.

Touray (che invece era stato «attivato» per lanciarsi sulla folla a bordo di un'auto), dopo essersi comportato nei confronti degli inquirenti italiani esattamente come impone il manuale dell'Isis, ha iniziato a collaborare consentendo di delineare precisamente il profilo di Sillah e ai «crociati» (così, nel numero 130, la rivista Al Nabah dell'Isis ha definito gli investigatori italiani che avevano arrestato Touray) ha dato importantissime informazioni individualizzanti di Sillah (in possesso di un titolo di soggiorno provvisorio con scadenza nel 2019 e richiedente di essere ammesso a un progetto Sprar) come, per esempio, l'uso - quasi esclusivo - di calzoncini corti, la forte divaricazione degli incisivi, la passione per la musica reggae e il modo di camminare. Nel Cara di Lecce gli investigatori sono anche riusciti a installare una videocamera che lo ha registrato mentre simula un'azione violenta mimando l'uso di un mitra.

 
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