Napoli, il racket della camorra sul mercato della Maddalena: «O pagate o vi ammazziamo»

Ogni singolo gestore di bancarella doveva versare alla cosca una determinata cifra calcolata in base alla grandezza della bancarella stessa e se questa era abusiva oppure no

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di Luigi Sabino
Lunedì 5 Dicembre 2022, 18:00 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 07:25
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Da 30 a 200 euro a settimana. Era questa la cifra che gli ambulanti del mercatino della Maddalena dovevano versare nelle mani degli esattori del clan Mazzarella e dei loro alleati del clan Ferraiuolo. Una tassa della tranquillità, come accertato dagli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato Vicaria-Mercato, che, moltiplicata per il numero di bancarelle presenti nell’area, garantiva ai due sodalizi un flusso di denaro notevole. Un affare da migliaia di euro alla settimana, secondo una stima approssimativa, che i ras delle due formazioni malavitose utilizzavano per il mantenimento degli affiliati detenuti e delle loro famiglie.

Diversi gli episodi estorsivi documentati dagli investigatori e che costituiscono l’ossatura dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita, questa mattina, nei confronti di 25 appartenenti alle due organizzazioni. Tra i destinatari spiccano alcuni nomi di rilievo come Antonietta Virenti, vedova del defunto padrino Vincenzo Mazzarella e, soprattutto, madre di Michele Mazzarella, quello che, secondo gli inquirenti antimafia, sarebbe, ora, alla guida della potente organizzazione criminale che esercita la sua influenza non solo su buona parte del centro cittadino ma anche su alcuni comuni dell’area vesuviana.  Un ruolo di assoluto rilievo quello che la donna avrebbe svolto all’interno della cosca dopo la morte del marito e con il figlio ancora detenuto per l’omicidio Ginosa.

A lei, che gli affiliati chiamavano la zia, spettava l’ultima parola sulla gestione degli affari compreso il racket esercitato nella Maddalena e di cui avrebbe percepito una quota.

Altro personaggio di assoluto rilievo a finire in manette è Massimo Ferraiuolo alias Mortadella, ras indiscusso dell’omonimo gruppo che opera proprio nella zona del mercatino rionale e cui spettava l’incarico, attraverso i suoi sodali, di raccogliere il pizzo dai vari ambulanti.

Un’indagine complessa, quella condotta dagli uomini della polizia di Stato, ma che, alla fine, ha permesso di fare luce sul sistema adottato dai Mazzarella e dai loro alleati per riscuotere il denaro dalle loro vittime. Un sistema caratterizzato dalle continue minacce cui le vittime erano sottoposte e che, in alcuni casi, ha portato a veri e propri pestaggi ai danni di chi si rifiutava di pagare l’obolo agli emissari della camorra. Il clan, come accertato dagli investigatori, operava con brutale efficienza. Ogni singolo gestore di bancarella doveva versare alla cosca una determinata cifra calcolata in base alla grandezza della bancarella stessa e se questa era abusiva oppure no. Particolarmente tartassati, poi, erano i venditori di capi d’abbigliamento contraffatti ai quali la camorra non solo imponeva la tassa della tranquillità ma anche di rifornirsi di merce dai canali dell’organizzazione, merce che, verosimilmente, era confezionata negli opifici clandestini in provincia di Napoli. 

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A finire nel mirino dei Mazzarella e dei loro alleati, però, non ci sono soltanto gli ambulanti. In almeno un’occasione, infatti, il clan avrebbe tentato di estorcere denaro anche a un cantiere edile che stava svolgendo lavori per conto dell’amministrazione comunale. Tuttavia, il piano non andò in porto perché, sebbene ripetutamente minacciati, il titolare e i suoi operai decisero di sporgere denuncia alle forze dell’ordine.

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