Arturo accoltellato in strada, il 15enne davanti al giudice: «Non sono io quello del video»

Arturo accoltellato in strada, il 15enne davanti al giudice: «Non sono io quello del video»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 27 Dicembre 2017, 10:07 - Ultimo agg. 12:47
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Dice di avere un alibi, consegna il telefonino e la password di facebook, e insiste: «Controllate pure, fate le vostre verifiche, non c'entro con questa storia». Nel chiuso della cella di sicurezza del Tribunale dei Minori, F.P. continua a ripetere la sua versione, preparandosi all'interrogatorio di garanzia che si terrà questa mattina dinanzi al gip del Tribunale dei minori Avallone: «Sono innocente, studio con profitto, non mi manca niente, sogno di fare l'attore e ho già recitato in un film di prossima uscita. Non so perché mi tirano in ballo ma c'è di sicuro un errore, perché io quel pomeriggio ero a casa, altro che fare il palo per conto di qualcuno o il gancio per conto di ragazzi armati di coltello». 

Una versione ribadita sin dalle prime ore dopo il suo arresto al pm Ettore La Ragione, in attesa di essere interrogato dal gip, mentre sul suo conto pesano una serie di indizi che al momento lo inchiodano come (unico) responsabile del gravissimo episodio avvenuto lo scorso 18 dicembre, in via Foria. 
 


È accusato del tentato omicidio di Arturo, come componente della gang di quattro ragazzini che ha fermato il 17enne con un pretesto, per portargli via il cellulare, prima di sferrare venti coltellate sul giovane passante. 

Questa mattina, dinanzi al giudice Avallone, una doppia versione a confronto: da un lato le accuse che tengono in cella uno studente di 15 anni, per altro fino a questo momento estraneo a fatti di rilievo penale; dall'altro, invece, la difesa dello stesso 15enne, che non ammette le accuse e rilancia, invitando gli inquirenti a verificare alibi ed elementi ritenuti a suo favore.
 
Ma andiamo con ordine, a partire dagli indizi raccolti fino a questo momento per arrestare il 15enne. Contro F.P., ci sono due riconoscimenti diretti e le immagini ricavate dalle telecamere nella zona. A tenere in cella lo studente del Casanova, c'è il racconto di un ragazzino scampato a un tentativo di rapina appena pochi minuti prima che venisse sferrata l'aggressione a carico di Arturo. Il testimone ha riconosciuto F.P. due volte: prima su foto, poi di persona. E non è tutto. Contro il 15enne anche Arturo, che - nel corso di una individuazione fotografica - ha avuto la lucidità di riconoscere uno dei suoi aggressori. Poi si passa alle immagini. Agli atti finiscono alcuni frame ricavati da telecamere nella zona di via Foria, da cui emerge la fuga di un gruppetto di ragazzini subito dopo aver messo l'aggressione. 

Due riconoscimenti diretti, un quadro indiziario che non ha spinto però il 15enne a confessare. Anzi. La sua è una difesa su tutta la linea. Assistito dal penalista napoletano Emireno Valteroni, l'unico indagato di questa storia non fa passi in avanti, provando a ripercorrere quel pomeriggio dello scorso 18 dicembre tra casa e palestra. Ha spiegato F.P.: «Sono stato in casa con mia madre e con alcuni parenti, che possono testimoniare in mio favore. Non ero in strada in quella manciata di minuti in cui è stato aggredito quel ragazzo (intorno alle 17.13, ndr), mi sono spostato solo verso le 18, per andare ad iscrivermi in palestra». 

Ma chi è il 15enne accusato di un reato tanto orribile? Qual è il profilo del ragazzino ritenuto a capo di un branco in grado di sfoderare venti coltellate contro un adolescente? Vive alla Sanità, studia al secondo anno dell'istituto Casanova, mai avuto problemi scolastici, una vita che ha incrociato anche la passione per il cinema. Secondo quanto detto all'autorità giudiziaria, ironia della sorte, F.P. ha anche recitato in un film non ancora pubblicato, una trama tratta da La paranza dei bimbi, romanzo di Roberto Saviano sulla devianza minorile a Napoli. 

Una circostanza sostenuta per evidenziare uno stile di vita lontano dal cliché dell'appartenenza a una branco metropolitano, che si muove a metà strada tra bullismo e crimine predatorio.

Ora la parola passa al giudice dei Colli Aminei. Questa mattina l'interrogatorio intorno alle dieci, poi la decisione di trasferire il quindicenne in un carcere minorile o di scarcerarlo. Fondamentale, per il momento il doppio riconoscimento da parte di due parti offese, anche se - sempre su input della difesa - saranno valutati anche i contenuti degli archivi ricavabili dal telefonino personale del 15enne e delle sue chat via facebook. 

Inchiesta coordinata dal pm La Ragione, che sta mettendo a frutto il lavoro investigativo condotto dagli uomini della Mobile sotto la guida del primo dirigente Luigi Rinella. 

Indagine ancora in salita, dal momento che mancano all'appello almeno tre soggetti, quelli che materialmente hanno sferrato venti coltellate conto Arturo, per altro puntando all'altezza del polmone e della gola. Chi sono quelli che mancano all'appello? In questi giorni, il lavoro della polizia non si è mai fermato e, stando a quanto emerge dalla lettura degli atti, sono stati fermati alcuni giovanissimi e condotti in Questura per il riconoscimento formale. Decisivo, nel caso di almeno un paio di minori, la presenza di un alibi solido, che ha consentito di scagionare gli indiziati della prima ora. In uno dei due casi, è stato il datore di lavoro a testimoniare in tempo reale in favore di uno dei ragazzini, chiudendo il caso sul nascere. Ma torniamo alla storia del quindicenne arrestato. F.P: avrebbe svolto il ruolo di «gancio», secondo la ricostruzione della squadra mobile. Avrebbe adocchiato le vittime e le avrebbe avvicinate, usando un pretesto banale, come la richiesta dell'orario. Una volta appurato che la vittima possedeva un bene di valore (come il telefonino o un orologio), sarebbero entrati in azione gli altri componenti della gang. Tre complici, tutti armati di coltelli. È a questo punto che sarebbe scattata una violenza gratuita e spietata. In un primo caso, il piano sarebbe saltato grazie alla prontezza di riflessi della prima vittima, secondo quanto è possibile notare dalla lettura delle immagini diffuse dalla polizia in queste ore. A rivedere quelle scene, la prima vittima è il ragazzino che calza scarpe bianche e che riesce ad eludere la morsa degli aggressori. Sua la prima testimonianza. Sia attraverso le foto, poi con una individuazione di persona. 

Stessa convinzione da parte di Arturo, mentre si scava nella rete di conoscenze del quindicenne per dare un nome agli altri aggressori. Foto, contatti via whatsapp, conversazioni tramite facebook vengono passate al setaccio in queste ore, nel tentativo di capire per conto di chi F.P. avrebbe svolto il suo ruolo di «gancio». 

Indagini delicate, che spingono gli inquirenti ad usare il bisturi nel tentativo di risalire al gruppetto che si pavoneggia lungo via Foria, come emerge dalla ricostruzione offerta dalle immagini a circuito chiuso, mentre questa mattina il braccio di ferro tra accusa e difesa avrà luogo davanti a un giudice. 

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