Autobomba a Scampia, l'assalto delle nuove leve del clan

Autobomba a Scampia, l'assalto delle nuove leve del clan
di Leandro Del Gaudio
Domenica 26 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 10:38
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Non un fatto privato, non il gesto di un criminale isolato che prova a colpire in modo indiscriminato.

No, l'attentato consumato a Scampia tra mercoledì e giovedì notte, è stato l'ennesimo colpo della camorra. Un'autobomba fatta esplodere in piena notte, a pochi passi da case abitate e altre auto in sosta, solo un miracolo che non ci siano state vittime.

Autobomba di camorra, indagine affidata alla Dda di Napoli, c'è una pista battuta in queste ore: si indaga su un debito per una grossa partita di cocaina non pagata, una fornitura non saldata, un patto economico saltato al momento decisivo. Soldi che non sono girati nel verso giusto, qualche avvertimento in questi mesi, prima di arrivare alla decisione finale, probabile prologo di nuovi colpi di coda criminale.
 
Idee chiare in Procura, al lavoro uno specialista della camorra sanguinaria, che per anni ha controllato i flussi economici del narcotraffico: inchiesta condotta dal pm Maurizio De Marco (che appena due giorni fa ha ottenuto, assieme alla collega Vincenza Marra, la condanna di cinque killer degli amato-pagano), sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

C'è una pista battuta in queste ore: ad imbottire un'auto di esplosivo, sono stati gli armieri di un gruppo di fuoriusciti del clan Lo Russo, cartello colpito in questi anni da sequestri e condanne (grazie al lavoro del pm Enrica Parascandolo), che avrebbero sferrato un attacco al cuore del sistema criminale targato cartello degli scissionisti.

Un gruppo che fa capo a un giovane e sanguinario criminale di Miano, uno dei tanti rimasto «orfano» della scelta dei boss dei Lo Russo (in particolare Carlo e Antonio) di passare a collaborare con lo Stato. Cammina sempre scortato da soggetti armati, firma azioni efferate e plateali per imporre la propria regola contro vecchi capi: punta a rompere equilibri, a strappare la leadership.

Ma torniamo alla notte della paura, siamo tra mercoledì e giovedì scorso, in via Enzo Striano, a pochi passi dalla via Arcangelo Ghisleri, da anni indicata come uno dei confini naturali tra gli scissionisti e gli affari del clan Di Lauro: a saltare in aria è una «Smart for two», di proprietà di un 55enne disoccupato, con un passato da impiegato. Il botto è brutto, fa paura. Non si tratta di un gesto dimostrativo, ma qualcosa di altamente distruttivo, che manda in frantumi anche qualche vetro dei palazzi in zona e che danneggia un'auto parcheggiata a pochi metri. Rabbia e paura, ma non basta. Superato lo choc della prima ora, vengono allontanati tutti gli inquilini del palazzo, nel tentativo di attestare l'agibilità dell'edificio, mentre nell'aria c'è ancora puzza di bruciato e polvere da sparo.

Alba di paura a Scampia, proprio nelle stesse ore in cui in tutta Italia si preparano le cerimonie di commemorazione per la strage di Capaci, proprio mentre in Procura l'attenzione resta concentrata per chiudere il cerchio attorno a due brutti episodi di cronaca, vale a dire l'agguato consumato contro Salvatore Nurcaro lo scorso tre maggio in piazza Nazionale (quello, per intenderci, culminato nel ferimento della piccola Noemi) e gli spari di nove giorni fa nell'ospedale Vecchio Pellegrini. Camorra fluida e pericolosa, Antimafia in campo, caccia ai signori del tritolo, anche e soprattutto per impedire risposte ad alzo zero da parte di chi ha subìto un'autobomba all'interno del proprio fortino.
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