Napoli, le baby prostitute costrette ai turni per coprire tutta la giornata

Napoli, le baby prostitute costrette ai turni per coprire tutta la giornata
di Oscar De Simone
Venerdì 27 Luglio 2018, 23:00 - Ultimo agg. 28 Luglio, 11:10
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È quasi la mezzanotte quando le automobili si mettono in moto per iniziare un lungo giro tra il degrado delle strade e la disperazione delle lucciole. Siamo in piazza Garibaldi insieme agli uomini del nucleo Tutela emergenze sociali e minori della Polizia locale diretti dal capitano Giuseppe Cortese ed il nostro racconto inizia proprio da qui. L’area è tristemente nota da tempo, per quello che ormai è un fenomeno che vede coinvolti sempre più minorenni di ogni età e nazionalità. Una realtà che ormai sembra non avere più confini e appartenenza etnica, sempre più strutturata e complessa e che si estende in gran parte della città sotto gli occhi di tutti. Proprio per questo motivo i controlli, soprattutto nel periodo estivo, si fanno serrati e tengono conto di quei quartieri a Napoli tragicamente famosi per il fenomeno della prostituzione minorile.
 


Questa vera piaga sociale che da tempo gli agenti municipali, su disposizione del comandante Ciro Esposito, cercano di contrastare con tutti i mezzi a disposizione sembra essere sempre più radicata nei quartieri popolari e più centrali della città. Da tempo però questo fenomeno non costituisce più reato e ad essere puniti - qualora presi in flagranza - sono solo gli sfruttatori, punibili con l’arresto, ed i clienti, a cui è possibile applicare una sanzione di massimo 5mila euro. Attualmente gli agenti dell’unità operativa addetta al servizio riconoscono un vero «cerchio del terrore» che va dalle aree di Forcella e dei Decumani a quella della Duchesca e fino via Firenze e a via Torino al Vasto. Questa realtà di grande disgregazione sociale vede diverse etnie attive in queste zone, come quelle africane - in particolar modo nigeriane - e quelle asiatiche di cui spesso sono rappresentanti ragazze di origine cinese. Ma non solo.
 
Le modalità con cui vengono gestiti questi fenomeni, ad esempio nella zona industriale della città, sono da vere turnazioni di lavoro. Nell’area orientale, dove spesso sono attive le ragazze nigeriane, gli agenti della Polizia locale hanno riscontrato due fasce orarie che coprono l’intera giornata dalle 8 del mattino alle 16, dalle 17 alle 24 e poi per tutta la notte. Cosa diversa, invece, per le giovani albanesi o ucraine che risultano - sotto questo aspetto - più «indipendenti» e «libere» nella gestione degli orari. Proprio da una di queste zone, poco a ridosso della stazione centrale, ha inizio la notte di controlli.

Prima tappa di questo «giro della disperazione» è via Taddeo da Sessa al Centro Direzionale, dove spesso viene segnalata la presenza di minorenni e dove - anche questa volta con grande facilità - viene trovata una ragazza di origini nigeriane in attesa di clienti. Le auto della Polizia locale la individuano subito e, una volta fermata, la giovane non batte ciglio. Come se già conoscesse l’iter da seguire ed il comportamento da tenere davanti agli agenti ed alle luci dei lampeggianti che le illuminano il volto. Sale in automobile senza opporre alcun tipo di resistenza e viene rapidamente condotta nella sede di via Alessandro Poerio per la successiva identificazione. Ma proprio qui iniziano le prime difficoltà. Il riconoscimento dell’età e della nazionalità è uno dei punti dolenti con cui spesso gli agenti sono chiamati a confrontarsi e che a volte si protrae per giorni. Le ragazze comunitarie - come le bulgare o le romene - di solito presentano documenti prodotti nei loro Paesi che spesso vengono riconosciuti validi dalle ambasciate presenti in Italia. Ma la cosa cambia nel caso delle ragazze extracomunitarie di cui non è sempre possibile avere riscontri e che vengono condotte ai centri di immigrazione al fine di poterne conoscere l’identità.

Il giro poi prosegue e questa volta in direzione di via Ferrante Imparato, dove i fari delle automobili illuminano nuovamente una storia densa di dolore e sfruttamento.
Proprio qui, infatti, viene intercettata ancora una volta una ragazza 17enne, fermata già lo scorso anno poco dopo aver partorito. È romena ed è in Italia da oltre due anni, quando con l’inganno fu condotta in città con la promessa di una vita migliore. A sfruttarla, fin dal primo momento, furono due donne attualmente agli arresti che immediatamente dopo il parto - ancora con i punti del cesareo - la costrinsero a tornare sul marciapiede. A liberarla, lo scorso settembre, furono sempre gli stessi agenti del nucleo Tutela emergenze sociali e minori che, dopo averla affidata - insieme al suo bambino - ad un centro di assistenza, credevano di averla salvata dalla strada. Ma così non è stato. La ragazza fuggì rapidamente dal centro insieme ad un connazionale di cui si era invaghita e poco dopo, per racimolare denaro, tornò a prostituirsi nello stesso punto dove fu intercettata la prima volta. Una volta giunta negli uffici del reparto, la giovane romena è stata riaffidata ai servizi sociali per proseguire il percorso di recupero da dove era stato interrotto. Un percorso che però questa volta dovrà essere seguito con più attenzione e con maggiore determinazione perché questa storia, emersa in una serata di controlli, non sia più la tremenda realtà di altre ragazze che spesso i fari delle macchine di passaggio illuminano per poco tempo, prima di farle tornare nell’ombra.

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