Notte di fuoco a Bagnoli, la pista del boss D'Ausilio jr

Notte di fuoco a Bagnoli, la pista del boss D'Ausilio jr
Sabato 18 Giugno 2016, 08:41 - Ultimo agg. 12:47
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Un mese prima di atterrare a Roma - aeroporto di Fiumicino - aveva già ottenuto un permesso premio: aveva avuto il via libera a recarsi in un agriturismo della Gallura, per andare a trovare una parente affetta da problemi di salute. Era stato accompagnato dai carabinieri ed era rientrato in carcere - Tempio Pausania -, rinfrancato da una gita breve e intensa, ma anche da una relazione positiva sulla sua affidabilità di detenuto in permesso premio. E tanto gli è bastato per ottenere una seconda licenza, siamo ad un mese fa, per lasciare di nuovo il carcere sardo, volare sul continente e recarsi a Napoli - Bagnoli, per la precisione - dove incontrare un’altra parente malata. Questa volta senza alcuna sorveglianza di polizia e carabinieri, un viaggio premio senza vincoli, che ha consentito a un ergastolano di fuggire, sparire dalla circolazione e darsi alla macchia. 

Eccola la storia di Felice D’Ausilio, il figlio del presunto boss di Bagnoli, l’ergastolano evaso da Tempio Pausania, grazie a un permesso premio accordatogli dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari. Latitante, ergastolano definitivo, pronto a riprendersi pezzi di sovranità storicamente riconducibili alla sua famiglia. È lo scenario che spinge gli inquirenti a indagare sul ritorno degli affiliati al presunto clan D’Ausilio, per ricostruire il movente dell’ultimo omicidio a Bagnoli. Ucciso Gaetano Arrigo, faceva il parcheggiatore abusivo in una zona controllata - dicono gli inquirenti - dal presunto clan riconducibile ad Alessandro Giannelli, ritenuto scissionista dei D’Ausilio. Uno scenario da prendere con le molle, nell’ambito del quale è opportuno fare una premessa: non esistono sentenze definitive in grado di attestare l’esistenza di un clan riconducibile a Giannelli, né è possibile allo stato delle indagini attribuire ai D’Ausilio l’omicidio di Arrigo. Al momento si lavora su informazioni raccolte sul territorio, buone a sostenere informative di polizia giudiziaria che saranno poi valutate dalla Dda di Napoli. 

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