Napoli, il racconto disperato di Giulia: «Mia figlia Camila morta appena nata, sono riuscita solo a metterle la tutina»

Aperta un'inchiesta: «Hanno aspettato troppo prima di portarmi in sala operatoria»

L'ospedale evangelico Villa Betania
L'ospedale evangelico Villa Betania
di Melina Chiapparino
Domenica 26 Febbraio 2023, 22:53 - Ultimo agg. 3 Marzo, 16:36
4 Minuti di Lettura

«Camila non potrò averla indietro ma a nessuna madre e nessun figlio, deve capitare ciò che è successo a noi». Le parole di Giulia sono colme di un dolore inconsolabile ma non sono un’accusa. La decisione «di raccontare la propria tragedia» non riguarda la ricerca di un colpevole, piuttosto «nasce dalla necessità di avere chiarezza sulla morte di una neonata sana e di fare in modo che nessuno possa subire un simile dolore».

La 31enne napoletana, dopo la rottura delle acque mentre era in strada, è arrivata, lo scorso 21 febbraio, al pronto soccorso dell’ospedale Evangelico Villa Betania ed è stata sottoposta ad un taglio cesareo d’urgenza, dopo circa 24 ore dal ricovero.

L’operazione ha messo fuori pericolo la donna ma il cuoricino della figlioletta ha smesso di battere. Il padre di Camila ha sporto una querela-denuncia nei confronti della struttura sulla quale è stato aperto un fascicolo d’inchiesta e, come atto dovuto, la direzione ospedaliera ha avviato un’indagine interna. Ora spetterà agli inquirenti che hanno sequestrato le cartelle cliniche e la salma della piccola, far luce su eventuali responsabilità o, ipotesi altrettanto possibile, su una tragica fatalità che non si poteva evitare. 

«Sono intervenuti troppo tardi, per questo è morta mia figlia». Giulia che è ancora ricoverata in ospedale, punta il dito sui tempi delle cure sostenendo che avrebbero dovuto operarla prima. «Quando sono arrivata al pronto soccorso, nel primo pomeriggio, non avevo contrazioni e sono stata sottoposta ai primi tracciati che risultavano buoni ma avevo perso molto liquido amniotico» racconta la 31enne ricoverata il 21 febbraio nel reparto di Ginecologia. «Il giorno seguente, mi hanno comunicato che avrebbero indotto il parto, così ho assunto due pillole, a distanza di due ore l’una dall’altra e sono cominciati i problemi» spiega Giulia ricordando «dolori molto forti all’utero e i battiti della bambina che rallentavano». «Dopo la seconda pillola, stavo così male che mi hanno somministrato un farmaco via flebo per ridurre il dolore e le contrazioni, sentivo una violenta tachicardia e, nel frattempo, proseguivano a farmi visite interne» continua la donna che specifica di aver ricordato «ai sanitari di darle l’antibiotico che si erano dimenticati di somministrarle al mattino». «L’induzione è cominciata al mattino, dalle 8 fino circa alle 15 quando sono stata trasportata in sala operatoria d’urgenza» conclude Giulia.

«Quando ho riaperto gli occhi, sapevo che qualcosa era andata male. Ho detto: è morta?». Il racconto di una mamma, orfana della sua figlioletta a poche ore dall’averla data alla luce, è straziante ma, nonostante la sofferenza, Giulia ha cercato fino alla fine di far sentire il proprio amore alla piccola. «Ricordo le mie urla di disperazione e i sanitari che mi parlavano di un distacco di placenta all’improvviso che non si poteva prevedere e, a causa del quale, non era arrivato ossigeno al cervello di Camila» continua la donna che, dopo aver ascoltato i medici, ha chiesto subito di vedere la bimba. 

«Il reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale, è stato eccellente e, ho visto, che hanno fatto di tutto per la mia piccola che ho tenuto in braccio fino a poco prima che il suo cuoricino si fermasse» ricorda la 31enne che ha stretto a sé «un fagottino di due chili e 800 grammi, bellissima che abbiamo fatto benedire, mettendole la sua prima tutina». Il punto, ora, è «capire realmente cosa è successo» spiega Giulia, insieme al marito Claudio che non la lascia sola neanche un istante. «Ho fatto una gravidanza splendida, senza alcun problema e sono arrivata in ospedale a 37 settimane e 5 giorni, la bimba stava bene» sottolinea Giulia che, ora, vuole solo «la verità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA