Napoli, il raid a piazza dei Martiri: ecco il punto debole degli uomini-talpa

Napoli, il raid a piazza dei Martiri: ecco il punto debole degli uomini-talpa
di Leandro Del Gaudio
Martedì 11 Giugno 2019, 23:02 - Ultimo agg. 12 Giugno, 15:04
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Hanno lavorato per tutto il fine settimana, forti di una conoscenza «militare» del sottosuolo. Si sono scambiati informazioni, come avviene in una vera e propria squadra di professionisti, si sono spalleggiati nei momenti più difficili, quando là sotto era davvero buio pesto. Poi l’azione, ieri mattina, un colpo secco, l’effetto sorpresa quando sono arrivati titolari e dipendenti del negozio. In tre sono sbucati dalle fogne, probabile che la squadra - al momento dell’incursione decisiva - fosse formata di almeno cinque soggetti (due in azioni di copertura e ripiego).
Vengono dal centro cittadino: sono di Forcella, Sanità e Quartieri spagnoli, sono gli eredi di una antica (e prestigiosa) tradizione di scassinatori, di rapinatori professionali. 
 
 

Sono altra cosa rispetto ad un paio di bande che pure si muovono nel sottosuolo, che pure sbucano dalle fogne, che pure sono passati alla cronaca (e agli archivi di polizia giudiziaria) come uomini fogna: vengono da Barra e da Giugliano e hanno lo stesso livello di professionalità di quelli che ieri hanno messo a segno il blitz nella zona di piazza Santa Caterina a Chiaia. 

E rimaniamo proprio al colpo di ieri mattina, proviamo a seguire le mosse degli inquirenti, che da mesi danno la caccia alle varie performance cittadine della banda (o delle bande) del buco. Pochi gli indizi lasciati sul campo dai rapinatori, che anche in questo caso - come per il colpo della scorsa settimana in una banca nei pressi di piazza Carità - hanno usato tute, guanti in lattice, passamontagna, insomma tutto l’occorrente per eludere la videosorveglianza. Inchiesta complessa, c’è però un possibile spiraglio di natura investigativa. Questa volta la banda del buco potrebbe aver commesso un errore, un imperdonabile passo falso che potrebbe aver messo sulla strada buona gli inquirenti. 

 

Ritorniamo sul luogo del delitto, proviamo a riavvolgere il campo di azione, a rimandare l’attenzione ad alcune ore prima che venisse dato l’allarme dagli impiegati del negozio. Non sono ancora le sette del mattino, il sole è già alto ma non ha asciugato per intero l’umidità della notte. Caldo estivo, poche auto che circolano tra l’obelisco di piazza dei Martiri e le panchine di piazza Santa Caterina da Siena, ci sono delle telecamere in zona che potrebbero aver immagazzinato delle immagini decisive a chiudere il cerchio attorno agli uomini-fogna. Telecamere che potrebbero aver immortalato un uomo, un personaggio che andava su e giù nella zona, in modo abbastanza nevrotico. Si spostava tra la saracinesca del negozio «Trucchi» (che ha aperto solo intorno alle dieci) e piazza dei Martiri, in un via vai che non è passato però inosservato. 

Al lavoro gli agenti di via Medina, si scava nelle immagini immagazzinate, si cerca di capire chi fosse quell’uomo che senza un apparente motivo era tanto in ansia sin dalle prime ore del mattino. Non ha incontrato nessuno, aveva un fare sospetto. È lui il basista? È il gancio? Aveva una missione in particolare? Ma soprattutto: possibile che professionisti come quelli entrati ieri in azione si siano affidati a un soggetto nevrotico incapace di rimanere sotto traccia? 

E torniamo ai profili dei cinque uomini fogna: hanno un’età compresa tra i trenta e i cinquanta anni, non si sono macchiati di reati di sangue, poca confidenza con le armi. C’è il «geologo» del gruppo, quello che conosce la trama del sistema idrico e fognario di Napoli, uno che potrebbe dare lezioni in materia di manutenzione e interventi di bonifica. È il «maestro», il numero uno, quello che ha diretto le operazioni, che si sono protratte nel corso del fine settimana, fino alla decisione di entrare in azione in un martedì mattina. Inchiesta al giro di boa che conta, occhio alle immagini, l’uomo del gancio potrebbe aver fatto uno o più passi falsi. 
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