Cardito, quell'amore malato e le paure di Vale: «Due giorni fa l'aveva assalita in strada»

Cardito, quell'amore malato e le paure di Vale: «Due giorni fa l'aveva assalita in strada»
di Maria Pirro
Lunedì 28 Gennaio 2019, 11:00
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Inviata a Cardito

Lui, 24 anni, un passato turbolento e qualche precedente per reati contro il patrimonio. Lei, 30, un matrimonio in pezzi, e tre figli. Tre bimbi al centro delle liti culminate in una fine tragica, e assurda. «Il più grande era disteso sul divano, sembrava che dormisse ma era già in arresto cardiaco. Per 30 minuti abbiamo tentato di rianimarlo. Disperatamente. Doveva essere già morto diverse ore prima della richiesta di aiuto». Una luce al neon attraversa il cortile, al piano superiore le lenzuola rosa a fiori sono stese accanto a un asciugamano, a un telo, a due maglioni. Ed è qui, tra muri scrostati e volanti della polizia, che i soccorritori raccontano gli ultimi istanti del bambino di sette anni che è morto a casa sua, a Cardito, nella cittadina a 20 chilometri da Napoli. «Aveva i segni di percosse soprattutto sul volto e sul cranio», spiega Vincenzo de Maio, medico del 118 pronto a non lasciare nulla di intentato nell'appartamento che gli altri operatori sanitari definiscono da «terzo mondo», eppure in ordine perfetto alle 14.16, quando hanno registrato l'Sos.
 
La voce di un uomo, al telefono. «All'inizio, per segnalare un incidente d'auto avvenuto in mattinata. Poi, una caduta accidentale dalle scale». Ma, all'arrivo, anche la sorellina di 8 anni presentava il volto tumefatto ed era in piedi, nel saloncino, mentre l'altra bimba, di 4, la più piccola, si trovava in braccio alla madre, illesa. Senza ferite. «Tutti erano spaventati, li abbiamo fatti allontanare in un'altra stanza per procedere, anche se era chiaro che sarebbe stato inutile», aggiunge De Maio.

«Come si fa a uccidere un bambino?» sussurra Giuseppe Esposito, calzolaio, che ogni giorno incrociava il venditore ambulante, compagno della madre dei tre bimbi, in via Marconi: «Lo vedevo accompagnare Giuseppe e agli altri a scuola, comprare il latte e la merenda».

Invece, Angelo Lustrino aveva incontrato la coppia il giorno prima: «Litigavano e io ero intervenuto, dicendo: Devo chiamare i carabinieri?». Claudio Lavarone li aveva visti due giorni prima «vicino al bancomat, e mi ero messo in mezzo perché lui la picchiava».

Al calar della sera il sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, va via senza entrare all'interno: «Mi sono rifiutato, sono sconvolto», sussurra, spiegando che la madre di Tony, il 24enne portato in commissariato, era stata aiutata dai servizi sociali «tra il 2010 e il 2013, perché si ubriacava. Grazie alla cura, è guarita»; «e anche suo padre aveva problemi con l'alcol: è morto senza riuscire a imbarcarsi per l'Africa come avrebbe voluto», aggiunge Lustrino, lasciando intendere che lo stesso problema con l'alcol potrebbe aver determinato questo epilogo. Mayra Mesa del Carmen, 40 anni, originaria di Santo Domingo, vicina di casa, indica il suo balcone: «Ma non conosco nemmeno i loro nomi...».

Una bici è poggiata all'altezza del civico contrassegnato dal numero 70, il bar adiacente chiuso per lutto, nel circolo di Federcaccia quattro uomini giocano a carte. Intorno, una folla di curiosi provenienti da Afragola, Crispano e dintorni. Mamme con i figli che discutono, al momento opportuno genitori pronti a tirare fuori la rabbia e urlare offese a un'altra madre, Valentina che va via senza i suoi tre bimbi, e Tony, portato in commissariato per l'interrogatorio. «Nel pomeriggio, lui era stato fermato da un agente sotto il palazzo: è rientrato in casa come se nulla fosse accaduto», afferma un operatore del 118. «Ero stato lì uno o due anni fa per la benedizione, in precedenza a quell'indirizzo abitava una famiglia di polacchi», ricorda il parroco del Sacro Cuore, la chiesa a due passi.

«Alle 18, durante la messa, abbiamo pregato per questi bambini. I bimbi sopportano sempre le pene dei genitori e dei grandi, di fronte alla morte non ci sono però giustificazioni che possono alleviare il dolore», dice il sacerdote. «Io lo avrei ammazzato, lo avrei bruciato vivo», sussurrano invece i fedeli sotto il crocifisso. E don Marco Miele: «Nel giorno della memoria a volte tutto è sotto i nostri occhi».
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