Napoli, «bipiani» in amianto: un anno per bonificare ma serve un tetto per i residenti

Napoli, «bipiani» in amianto: un anno per bonificare ma serve un tetto per i residenti
di Alessandro Bottone
Venerdì 13 Novembre 2020, 16:18
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Potrebbe essere l'ultimo Natale da trascorrere negli alloggi in amianto per i residenti del «campo bipiani» di Ponticelli, nella zona orientale di Napoli. I container furono costruiti negli anni post-terremoto per rispondere all'emergenza abitativa e poi diventati essi stessi una emergenza sanitaria e sociale.

Il 5 novembre scorso la giunta del Comune di Napoli ha approvato il progetto esecutivo per la bonifica e lo smantellamento dell'intero complesso. Per l'intervento - coperto con le risorse del 'Piano strategico' della Città Metropolitana di Napoli - sono stati previsti 1 milione e 978mila euro.

Si tratta di 104 alloggi del “villaggio A” che sarebbero dovuti essere demoliti già col progetto del 1997 così da ripristinare la grave situazione di pericolo per «l'elevata presenza di materiale asbestoico e una concentrazione preoccupante di fibre asbestiformi aerodisperse negli ambienti». Nel 2004 furono abbattuti solo 52 alloggi di via Isidoro Fuortes «in quanto non si riuscì a dar luogo allo sgombero» degli altri. Attualmente sono oltre 350 i residenti, molti dei quali stranieri e occupanti senza titolo, nei prefabbricati «che presentano un alto grado di fatiscenza e degrado, con presenza di amianto in cattivo stato di conservazione» si legge nella relazione redatta dai tecnici del servizio 'Edilizia residenziale pubblica e nuove centralità' dell'amministrazione comunale, proprietaria del sito.

Nel campo di 12mila metri quadrati, prima ancora di demolire le strutture in acciaio, infatti, sarà necessario procedere alla bonifica dalla massiccia presenza di amianto. La rimozione di questi elementi dovrà seguire «un preciso protocollo esecutivo in modo da evitare la produzione delle fibre che possono essere aerodisperse [...] così da garantire l'isolamento completo dell'area di lavoro dalle altre» attraverso l'impiego di un sistema di estrazione dell'aria. Inoltre, per la tutela degli abitanti dei palazzi alle spalle dei bipiani, con accesso da via Volpicella, si provvederà a installare una barriera protettiva. Il progetto prevede che la recinzione del cantiere resti anche a conclusione degli interventi così da rendere inaccessibile l'area sia per motivi di sicurezza «sia per scongiurare eventuali occupazioni abusive nelle more dell'avvio delle opere pubbliche previste», ovvero la «realizzazione di un complesso di edilizia residenziale pubblica con servizi integrati» nell'ambito nel “Piano di recupero urbano” di Ponticelli.

Il tempo utile per ultimare tutti i lavori - bonifica, demolizione e sistemazione finale degli spazi - è di 365 giorni dalla data di consegna lavori. Dunque, occorrerà un anno ma prima bisogna liberare gli alloggi dai residenti e assicurare loro una sistemazione. Questo è il nodo più delicato della storia dei «bipiani» di Napoli Est. La permanenza nei container resta pericolosa non solo per la presenza di amianto ma anche per le generali condizioni di abbandono e mancata sicurezza: impianto elettrico fatiscente, usura di quello idrico, verde infestante, presenza di ratti e altri animali. Molti gli alloggi interessati da pesanti infiltrazioni d'acqua. Condizioni igienico-sanitarie difficili nell'intero complesso.

Proprio sulla mobilità dei residenti interviene il comitato «Bipiani liberi dall'amianto». Con una nota inviata in data odierna agli assessori comunali Buonanno, Piscopo e Clemente - rispettivamente con deleghe alle politiche sociale, all'urbanistica e al patrimonio - Patrizio Gragnano chiede «di conoscere il programma di ricollocazione delle popolazioni residenti» specificando che «nel febbraio 2019, ultima volta in cui si è avuto una formale riunione, come comitato abbiamo formalmente proposto ben quattro siti già di proprietà del amministrazione comunale di Napoli che potrebbero essere destinate ad alloggi provvisori». Gragnano ha chiesto di poter svolgere una riunione in remoto e pubblica così da «rendere quanto più chiara e partecipata la condivisione di scelte cosi importanti». A chiedere chiarezza sono i residenti molti dei quali sono ormai rassegnati dopo anni di attese.

Oltre i tempi tecnici per il proseguimento dell'iter burocratico fino al bando di gara per l'assegnazione dei lavori, dunque, c'è un grosso lavoro da fare per trasferire gli attuali occupanti. Nella zona orientale sono numerose le strutture che potrebbero essere utilizzate momentaneamente per la loro accoglienza ma occorrono altrettante risorse per renderle funzionali a tale scopo.

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