Bombe, omicidi e pestaggi: clan di Miano all'assalto dei quartieri collinari di Napoli

Bombe, omicidi e pestaggi: clan di Miano all'assalto dei quartieri collinari di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Martedì 27 Aprile 2021, 23:48 - Ultimo agg. 29 Aprile, 08:32
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Tutt’altro che fatti scollegati gli uni dagli altri. Non sono colpi di testa, episodi spuri, estemporanei, magari provocati da vicende di natura privata. No, c’è una connessione, un leit motiv, una strategia dietro alcuni episodi di violenza cittadina che hanno sconvolto la vita di un pezzo di Napoli, di uno spaccato metropolitano solitamente tranquillo e al riparo dai colpi di coda della camorra. Una sola strategia - è questa la pista investigativa - che sta alla base di alcuni raid e agguati che si sono abbattuti su Napoli: la bomba di viale Colli Aminei (dieci giorni fa); l’omicidio di un pregiudicato (parliamo del delitto di Salvatore Milano, all’interno di un circoletto di Miano, la scorsa settimana); e - andando più indietro nel tempo - di un altro episodio registrato lo scorso 29 marzo in un ospedale napoletano (parliamo della doppia aggressione subita da due responsabili delle ditte di pulizia all’interno dell’ospedale Monaldi). 

 


Episodi che vengono ricondotti alla strategia di un boss emergente, interamente fondata sulla logica del terrore: rapine e racket, omicidi e pestaggi che servono a piegare le ultime resistenze di chi non accetta di versare il pizzo, ma anche a fiaccare la resistenza di altri clan che si contendono i proventi illeciti in una zona borghese, quella dei Colli Aminei, appunto, della città collinare con i suoi ospedali e i suoi appalti al mondo della sanità. 
Brutta storia a Napoli, violenza gratuita, abnorme, che viene ricondotta a un personaggio in particolare. Ha un nome, una storia criminale e punta ad una affermazione nei prossimi mesi, quelli che saranno segnati dall’arrivo a stretto giro - lo ha spiegato il governo Draghi - dei milioni del recovery fund, per rivitalizzare l’economia delle città del sud. Ha fiuto per gli affari, un passato da killer scelto per conto dei Lo Russo, ha voglia di affermazione personale. Ha organizzato una pattuglia di fedelissimi e ha iniziato a battere la zona che unisce Miano all’area collinare. Racket e rapine. Picchiate duro - è questo lo slogan - fate capire che in questo momento e nei prossimi anni, ci siamo noi da queste parti. Metodo, strategia purtroppo già visti in un recente passato, che hanno fatto calare una cortina di silenzio su un pezzo di Napoli. Una escalation di violenza studiata a tavolino, che vale un po’ per tutti: dai piccoli spacciatori, ai negozianti del posto, per arrivare ai grandi appalti, quelli all’ombra della sanità in tempi di pandemia. Vicende su cui è al lavoro la Dda di Napoli, anche alla luce delle recenti indagini che hanno colpito duro i clan di Miano. 

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Ricordate cosa è accaduto nei mesi scorsi alle porte della città? Due gruppi - quelli dei Balzano e dei Cifrone - finiti al centro processi (di pochi giorni fa la richiesta di condanna a venti anni per i vertici dei Cifrone), arresti e sequestri. È in questo scenario che prova a fare spalle larghe un boss emergente. Sua la regìa dell’omicidio di giovedì scorso, ma anche la decisione di far saltare in aria un negozio di caldaie in viale Colli Aminei. Un ordigno esplosivo artigianale, organizzato alla men peggio durante il coprifuoco notturno (eravamo ancora in zona arancione). Sentiti dagli agenti della Mobile, i titolari del negozio hanno negato di aver ricevuto richieste estorsive, oltre a ribadire di non aver mai subìto altre forme di pressing in un recente passato. Fatto sta che sabato scorso, un intero mondo fatto di comitati, rappresentanti politici e semplici cittadini, ha deciso di dare vita a una catena umana attorno al negozio devastato dall’esplosione. Ricordate lo slogan della manifestazione? Tutti con Bianca, dal nome della proprietaria del negozio, all’insegna della solidarietà e della denuncia di ogni forma di violenza cittadina. Ma ci sono altri episodi su cui si scava in questi giorni. Come la denuncia di alcuni giorni fa da parte di due responsabili delle ditte di pulizia impegnate al Monaldi. Hanno denunciato violenze e minacce. Vittime di aggressioni, raid a mani nude consumati proprio all’interno dell’ospedale napoletano. Poche parole, tanta violenza. Sangue, paura e rabbia che ha avvolto un pezzo di Napoli, dalle palazzine popolari di «abbasc o ngopp Miano», agli uffici amministrativi degli ospedali cittadini, in piena era covid. 
 

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