«Sono dispiaciuta, ma confido nel lavoro degli investigatori. So solo che non ho più l'automobile che per dieci anni ho utilizzato per i miei spostamenti. Voglio sapere chi è stato a distruggerla». Risponde al telefono con tono pacato, dopo aver trascorso ieri mezza giornata in Questura, Anna Ferrara: commerciante e dirigente nazionale dell'associazione Sos Impresa Rete per la legalità, ha fatto della lotta alla criminalità organizzata, al racket e all'usura una battaglia di vita e di civiltà. Sin da quando, circa dieci anni fa, alla guida dell'associazione di commercianti di Ponticelli, scese in piazza insieme ad altri esercenti del quartiere con tanto di carri funebri a significare la morte del commercio vessato dalla camorra nella periferia orientale. Il primo atto intimidatorio di cui è rimasta vittima risale al 2012, nell'ultimo giorno dell'anno, proprio come quello avvenuto pochi giorni fa sotto casa sua a Ponticelli. Ma a fronte dell'ennesimo tentativo di intimidazione lei non molla e attende l'esito delle indagini.
La prima volta che lei è stata oggetto delle attenzioni della camorra a Ponticelli era il 31 dicembre 2012. Dopo dieci anni accade di nuovo. Che succede? Ha avuto minacce? Qualcuno l'ha avvicinata in questi ultimi giorni?
«No, assolutamente.
Ci racconti cosa è successo.
«Era la sera del 31 dicembre scorso, mi stavo dedicando in cucina a organizzare la cena per la mia famiglia. Ero intenta a preparare, quando all'improvviso - intorno alle 22.10 - abbiamo sentito un grosso boato. Tutti si sono spaventati e sono corsi ad affacciarsi. Ma io pensavo fossero i tradizionali botti di Capodanno, magari un grosso petardo. Quando sono uscita dalla stanza per raggiungere i miei parenti, me li sono visti venire incontro impalliditi. Ho chiesto cosa fosse successo e mi hanno detto che la mia auto era saltata in aria».
Cosa ha fatto a quel punto?
«Sono corsa al balcone e mi sono ritrovata davanti agli occhi una scena che mai avrei voluto vedere. Una colonna di fumo bianco stava avvolgendo pian piano le facciate dei palazzi, ma la cosa più brutta è stata guardare la mia auto ridotta a uno scheletro, la bomba l'aveva completamente distrutta. Un'immagine che mi ha addolorato perché quella Panda gialla la usavo da dieci anni per andare a lavoro e a far visita ai parenti. Così mi sono precipitata in strada e ho chiamato polizia e carabinieri, giunti sul posto insieme agli agenti di Scientifica e Squadra mobile».
Poteva verificarsi una tragedia, se lei si fosse trovata all'interno...
«Era la sera dell'ultimo dell'anno e a quell'ora eravamo quasi pronti per il cenone. Ma mi dispiace per i danni causati agli edifici e alle abitazioni circostanti, come una casa a pianterreno e i vetri di un palazzo andati in frantumi per l'esplosione. Per fortuna nessuno è rimasto ferito».
Qual è il suo stato d'animo?
«Non so definirlo, ma voglio solo capire una cosa».
Quale?
«Voglio sapere chi è stato».