Napoli, il boss Di Lauro resta in silenzio: scena muta davanti al giudice

Napoli, il boss Di Lauro resta in silenzio: scena muta davanti al giudice
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 5 Marzo 2019, 13:47 - Ultimo agg. 19:05
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Ha preferito non rispondere al gip, Marco Di Lauro, nel carcere di Secondigliano di Napoli dove è stato chiuso sabato notte dopo l'arresto avvenuto alcune ore prima in un'abitazione del quartiere Chiaiano di Napoli. Poco prima dell'interrogatorio l'ex latitante ha incontrato l'avvocato Carlo Pecoraro il quale gli ha illustrato le pendenze giudiziarie a suo carico e i reati che gli sarebbero stati contestati di lì a poco, peraltro ampiamente illustrati in un incartamento di diverse centinaia di pagine. Domani, un altro giudice si recherà a Secondigliano per la seconda tranche di contestazioni: quella di stamattina ha riguardato il reato di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga circoscritto in pochi mesi a cavallo tra il 2007 e il 2008. La seconda, quella di domani, sarà attinente a un periodo più ampio durante il quale avrebbe commesso lo stesso reato.

L'attività investigativa, intanto, prosegue: si sta cercando di stringere il cerchio intorno ai fiancheggiatori, tra i quali figura anche Salvatore Tamburrino, arrestato, anche lui, sabato scorso, poco prima di Di Lauro, per avere ucciso la moglie. Si sta cercando di appurare la disponibilità finanziaria del boss e anche di scoprire di più sui covi. L'abitazione di Chiaiano, che dista pochi chilometri dalla «sua» Secondigliano, apparterrebbe a una coppia della cosiddetta « Napoli Bene». Piccolo aneddoto seguente alla cattura: Cira, la compagna di Marco, prima di lasciare casa si è premurata di chiedere scusa ai vicini per essersi sempre presentata come Annamaria.

L'arresto di colui che le forze dell'ordine identificano con il nome in codice F4 (così chiamato dalle forze dell'ordine in quanto quarto figlio del capoclan Paolo, «Ciruzzo 'o milionario», ndr) è stato frutto di un lavoro delicato e sinergico di inquirenti antimafia e forze dell'ordine e della complessa tracciatura di una rete di relazioni e connivenze. Mesi fa l'alacre lavoro degli investigatori sul famigerato clan che ha trasformato Secondigliano nella piazza di spaccio più grande di Europa e poi nel teatro di feroci scontri armati contro gli scissionisti, si è tradotto in una richiesta al gip di decine e decine di arresti sulla quale è però calato il veto. I giudici sollevarono delle perplessità sulle tesi degli inquirenti e quel lavoro rimase lettera morta. Con il senno di poi, però, se quegli arresti finalizzati anche a isolare il boss latitante fossero andati in porto, molto probabilmente la rete che sosteneva la latitanza di Di Lauro si sarebbe sfilacciata e, verosimilmente, sabato scorso, le forze dell'ordine non avrebbero potuto mettere fine a una latitanza durata 14 anni. In poco meno di un mese la Procura di Napoli ha assicurato alla giustizia il numero due della lista dei latitanti più ricercati in Campania, e cioè Ciro Rinaldi, e il numero uno di quella stessa lista, Marco Di Lauro.

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