Napoli, vacanze di lusso a Cannes e Ibiza nei giorni degli omicidi “eccellenti”

La strategia: capiclan in viaggio all'estero per sfuggire alle indagini ed evitare la reazione dei rivali

Una villa di lusso a ibiza
Una villa di lusso a ibiza
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 7 Giugno 2023, 23:40 - Ultimo agg. 9 Giugno, 07:26
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Chiese informazioni sugli spostamenti di alcuni componenti della famiglia De Micco. E comprese che doveva cominciare a preoccuparsi, che la sua vita era a rischio. Motivo? Perché uno era a Ibiza, gli altri tra Cannes e Ischia. Comprese allora che la sua vita era a rischio. Succede così a Ponticelli, all’ombra del potere criminale targato clan De Micco (i famigerati bodo), in una scia di violenza su cui sono in corso le indagini della Procura. Ed è una informativa dei carabinieri, a proposito dei De Micco e dei codici criminali messi in campo in questi anni.

C’è una convinzione da parte degli inquirenti: in alcuni casi, viaggi a Ibiza o a Cannes servono come schermo, come alibi, quando vengono consumati omicidi eccellenti, di quelli destinati a creare conseguenze immediate sotto il profilo investigativo (parliamo di arresti e sequestri) ma anche da un punto di vista militare (a proposito di reazioni armate da parte dei rivali). 

Qualcosa in più di una suggestione investigativa, per altro alimentata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ma anche da riscontri emersi nel corso delle verifiche dei carabinieri. Si parte da una nota legata a un omicidio eccellente, quello consumato il 10 ottobre del 2015, quando venne ammazzata Nunzia D’Amico, alias la Passilona, colpita a morte sotto casa, nel corso di un agguato sferrato nel bunker del clan retto dai fratelli della vittima.

A leggere la ricostruzione dei carabinieri, anche in quei giorni alcuni esponenti della famiglia De Micco non erano a Napoli, non erano a Ponticelli, ma erano in un viaggio di piacere all’estero. Anche in questo caso un tour nelle Isole Baleari, quelle patinate e gettonate, come se fosse una sorta di scudo protettivo. Come a dire: eravamo fuori dal quartiere, lontani dal Conocal, via dall’inferno di case popolari teatri del delitto della presunta madrina, come hanno evidenziato le indagini condotte dai pm anticamorra Antonella Fratello e Simona Rossi. 

Ma torniamo alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. C’è un verbale reso da un pentito, che ha deciso di collaborare Antonio Pipolo, reo confesso dell’omicidio di Carlo Esposito e del manutentore (estraneo alla camorra) Antimo Imperatore. Ha spiegato il pentito, a proposito della sua scelta di collaborare con la giustizia, maturata a luglio di un anno fa. «Ho saputo che volevano uccidermi, stavano organizzando un agguato in discoteca camuffato da lite per futili motivi, di quelle risse che accadono in discoteca. Era un sabato sera, in uno dei locali più gettonati del versante di Coroglio, vidi anche una pistola nelle mani di un ragazzo dei Quartieri Spagnoli che doveva ammazzarmi per conto dei De Micco. Fui salvato da una ragazza che mi avvisó, mi disse di scappare via. Lei era a conoscenza del piano della finta lite, perché lo aveva appreso da soggetti di San Giovanni, legati proprio ai De Micco. Ma non è l’unico aspetto che spinse Pipolo a reagire (ripetiamo: con un doppio omicidio prima del pentimento), dal momento che c’è un particolare che non era sfuggito all’ex killer di Ponticelli oggi collaboratore di giustizia. Ha spiegato il collaboratore di giustizia: «Pochi giorni prima della nottata in discoteca, incontrai un amico nel lotto 10, nei pressi dell’abitazione di mia madre, dove c’è il campetto di calcio. Fu lui ad informarmi del fatto che i figli di Luigi De Micco sarebbero partiti. Gli chiesi se dovevo preoccuparmi e lui mi rispose che avrei dovuto stare attento».

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