Napoli, il business dei marchi falsi: dal vino ai dentifrici, vale quattro miliardi

Napoli, il business dei marchi falsi: dal vino ai dentifrici, vale quattro miliardi
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 16 Agosto 2019, 22:29 - Ultimo agg. 17 Agosto, 10:34
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Falsi Rolex, falsi capi d’abbigliamento griffati, false banconote. Falsi anche i detersivi, i dentifrici, i supporti della Playstation, le bottiglie di Brunello e di champagne francese, e adesso tocca persino alle ricariche delle sigarette elettroniche. Una ne fanno e cento ne pensano, i signori della contraffazione. In un mondo che corre a mille all’ora non restano mai indietro. 
 
Inutile dire che dietro questo business illecito c’è la regia della camorra: eppure quello della contraffazione nell’immaginario collettivo resta quasi un reato di seconda classe, un fenomeno criminale di serie B. Niente di più sbagliato: perché i ricavi finiscono per diventare una voce importantissima nei bilanci della criminalità organizzata. 

Solo in Campania il giro di affari muove qualcosa come quattro miliardi e mezzo di euro l’anno, mentre il totale a livello nazionale sfiora addirittura i 35 miliardi, con un danno all’erario di quasi sei miliardi. Cifre da brividi. Napoli si conferma una delle capitali mondiali del falso, come confermano le indagini della Guardia di Finanza. Di recente le fiamme gialle hanno messo a segno una serie di operazioni che dimostrano come chi gestisce questo gigantesco traffico illecito ha affinato tecniche puntando sempre più sull’evoluzione del mercato. Una delle ultime trovate riguarda le ricariche per le sigarette elettroniche: venivano contraffatte (con ingredienti chimici ovviamente tossici) in un laboratorio clandestino alle porte di Napoli. Ma è solo l’ultima di una serie di inquietanti scoperte. Già, perché il rischio di ritrovarsi in casa prodotti di uso quotidiano come dentifrici o detersivi che recano etichette di note marche resta altissimo e non risparmia nessuno. Lo sanno bene i manager di alcune multinazionali, che nei mesi scorsi si sono affrettati a inviare i loro esperti a Napoli dopo avere appreso del sequestro di tonnellate di false confezioni di Colgate, Dixan, Ace e Calgon: al loro interno un detergente di pessima qualità prodotto in Cina.

In prima linea nell’azione di contrasto a questo fenomeno subdolo e travolgente ci sono i militari del Pronto Impiego della Finanza. È grazie a una loro indagine se qualche mese fa si è riusciti a scoprire una delle “centrali” del falso: non una qualunque, e nemmeno il solito deposito di vestiti, borse e scarpe “firmate”; no, perché in un capannone tenuto d’occhio da tempo i militari hanno trovato sofisticati macchinari e attrezzature capaci di produrre migliaia di borse con il marchio di una delle più prestigiose icone del lusso mondiale: Louis Vuitton. 
Ma c’è di più: in quell’occasione i militari hanno messo a segno un colpo importantissimo, perché sotto le lamiere di quell’anonimo deposito era in piena attività una macchina per la stampa e la punzonatura - capace di riprodurre cliché perfetti rispetto agli originali - il cui valore supera il milione di euro. «Elemento questo - fanno notare gli ufficiali della Guardia di Finanza - che conferma come dietro la messa in circolazione di prodotti contraffatti di valore ci sia il solo soggetto capace di garantire un simile investimento economico: e cioè la camorra». 
E lo hanno confermato anche alcuni collaboratori di giustizia: nell’economia di alcuni clan il mercato della contraffazione assume dimensioni addirittura paragonabili al mercato degli stupefacenti. 

Ecco perché non può che spaventare, il fenomeno del falso. Sempre più imprevedibile e trasversale. Pensate: in questo business c’è persino chi si era messo a produrre - acquistando bottiglie perfettamente imitate e falsificando alla perfezione marchi ed etichette - Brunello di Montalcino, Cristal, Krug e Roederer destinato al mercato degli Emirati. Pleonastico aggiungere che il contenuto di quelle bottiglie era vino di scadentissima qualità. Il falso del 21esimo secolo, quello della globalizzazione, non ha più confini.
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