Napoli, la faida tra gli ex vassalli del clan Lo Russo: in via Janfolla scatta il coprifuoco

Napoli, la faida tra gli ex vassalli del clan Lo Russo: in via Janfolla scatta il coprifuoco
di Nico Falco
Venerdì 9 Febbraio 2018, 10:53
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Nessuna telecamera, nessun testimone. A ventiquattr'ore dal duplice omicidio di mercoledì sera le forze dell'ordine partono da una sola certezza: chi ha armato la mano dei sicari è qualcuno che sta cercando di riconquistare l'impero che era stato dei Lo Russo e che adesso è al centro di spietate lotte di potere tra gruppi nemici ed ex sodali affrancatisi dopo l'implosione del clan. I carabinieri della compagnia Vomero hanno acquisito alcune telecamere di sorveglianza del quartiere, nella speranza che in quelle immagini siano stati immortalati i killer in fuga. Sul punto dell'agguato, invece, non c'è nessuna telecamera. E nessuno si è fatto avanti per raccontare.
 

Come succede spesso, quasi sempre, quando la firma dietro gli omicidi è chiara: è una questione di camorra e in questi casi la prima regola è quella dell'omertà. Il terrore di una ritorsione è ancora più forte quando lo scenario dietro il fatto di sangue è quello che per decenni è stato il feudo del boss e che, ancora oggi, ricopre un ruolo centrale nelle lotte di potere che si stanno registrando. Nella seconda traversa Janfolla, infatti, abitava Carlo Lo Russo, uno degli ultimi capi del clan, scarcerato nel 2015 e subito protagonista di una violenta guerra col gruppo Mallo e poi coi Genidoni Esposito della Sanità. Scontri che hanno lasciato sull'asfalto anche sangue innocente, come quello di Genny Cesarano, ucciso da una paranza dei Lo Russo che era arrivata in piazza Sanità per rispondere al fuoco degli Esposito, che poco prima erano andati a fare una stesa a Miano.
 
Con l'arresto di Carlucciello e il suo pentimento, e coi numerosi arresti arrivati dopo, il clan si può dire ormai disarticolato. Restano, però, sul territorio quei soldati di camorra che avevano militato tra le fila dei Capitoni e che adesso cercano di emergere. Come i Nappello, anche loro decimati da un duplice omicidio risalente a maggio scorso, quando zio e nipote vennero uccisi a Miano. E, ancora una volta, via Janfolla è un punto nevralgico: proprio su questa strada abitano molti dei pregiudicati ex Lo Russo e le forze dell'ordine non escludono che tra loro ci siano personaggi con un ruolo di primo piano negli scontri in corso. La dinamica del duplice agguato è stata ulteriormente chiarita. Alla guida dell'automobile c'era Mele, che stava riaccompagnando a casa Palumbo, anche lui residente in via Janfolla. I killer li hanno aspettati sotto casa di quest'ultimo e hanno cominciato a sparare appena l'automobile è stata parcheggiata.

Palumbo, sul sedile passeggero, ha avuto solo il tempo di tirare la leva dello sportello, poi si è accasciato sul lato, colpito anche lui da quella dozzina di proiettili sparati per uccidere. Probabilmente i sicari, che di sicuro conoscevano la zona, potevano contare su degli scooter o un'automobile per la fuga, su cui sono scappati subito dopo l'agguato. Dopo l'implosione dei Capitoni non sono state registrate interferenze da parte di altre cosche napoletane, quindi le indagini si concentrano sui gruppi composti da ex affiliati che stanno tentando di emergere per la successione ai Lo Russo ricompattando sotto il proprio controllo le zone che erano state del clan.
 
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