Meccanici, elettrauti ed elettricisti: ecco la rete di protezione del boss Di Lauro

Meccanici, elettrauti ed elettricisti: ecco la rete di protezione del boss Di Lauro
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 21 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:45
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Un po' si annoia, un po' si pavoneggia con quella mitraglietta tra le mani. Un'arma carica, pronta a sparare decine di colpi in pochi secondi, mostrata alle auto che passano in quella interminabile sequenza di minuti e quarti d'ora che scandiscono la vita di una vedetta di camorra, da guardaspalle di un boss. Secondigliano, magliette a mezze maniche, un'arma nera in mano - sembra una pistola automatica -, che viene comunque fatta scarrellare, tanto per vedere lì attorno che effetto che fa. Si chiama Salvatore Aldo, guardaspalle del presunto boss in erba Salvatore Di Lauro, a sua volta ritenuto erede della camorra di Secondigliano. È finito in manette nell'ultimo blitz dei carabinieri contro la camorra di Secondigliano.
 
Droga e associazione camorristica, ordine di arresto per Marco Di Lauro (già detenuto e al 41 bis, dopo 15 anni di latitanza); ma anche per il fratello Salvatore Di Lauro; per Salvatore Tamburrino a sua volta accusato dell'omicidio della moglie di Norina Matuozzo, consumato in un raptus di gelosia lo scorso marzo, a fare da prequel alla cattura del famigerato Marco Di Lauro. Ma sono scattati ordini di arresto anche per Vincenzo Gatta, Antonio Silvestro, Vincenzo Flaminio, Antonio Montanino (che era stato di recente scarcerato dal Riesame) e per l'uomo del mitra libero Salvatore Aldo; mentre per il solo agguato ai danni di Pasquale Spinelli, con ferimento di Gaetano Todisco, Ciro Silvestro e Gennaro Siviero, è stato firmato un ordine di custodia cautelare a carico di Antonio Mennetta (boss della Vinella grassi, già detenuto), Roberto Manganiello, Giuseppe Gervasio, Francesco Barone. Un capitolo a parte l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica a carico di Antonio Puzone, professione elettrauto, che avrebbe messo a disposizione del clan Di Lauro la sua officina, specie per favorire scambi di messaggi e incontri negli anni della grande fuga di F4 (che sta per «quarto figlio» di Paolo Di Lauro). Ed è un capitolo a parte quello della latitanza di Marco Di Lauro, frutto della tenacia investigativa dei pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, sotto il coordinamento dell'aggiunto Giuseppe Borrelli. Prima di essere arrestato lo scorso marzo in un tranquillo condominio borghese in via Emilio Scaglione, Marco Di Lauro è stato in appartamenti anonimi a Casalnuovo, nella zona delle colonne di Giugliano o dell'ospedale di Aversa, almeno nei primi anni della sua fuga dalle manette. Resta più misterioso l'ultimo periodo, facile immaginare che ci siano indagini sulla rete dei fiancheggiatori.

Ma torniamo all'ordinanza firmata ieri dal gip Luana Romano, sempre a proposito di quanto sarebbe accaduto nell'officina di Puzone: non solo bonifiche delle auto dalle microspie, ma anche vetture truccate, potenziate, messe a disposizione della consorteria di Secondigliano. E non è tutto. Al cospetto di Puzone, proprio Marco di Lauro si sarebbe materializzato. E gli avrebbe chiesto una sistemazione logistica e un apporto concreto alla sua latitanza. E, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, le vetture controllate finivano anche nella disponibilità del superlatitante. Ottobre 2014, dunque: il luogotenente dei Di Lauro, Salvatore Tamburrino, parla con un altro affiliato, tra i destinatari dei provvedimenti eseguiti ieri. Si tratta di Vincenzo Gatta. Si trovano entrambi nell'officina di Puzone e Tamburrino fa riferimento alle volte in cui lì c'era anche Marco Di Lauro. Ma proviamo a ricostruire le intercettazioni. Tamburrino: «Eh! Enzù...lo sai quante nottate facevamo noi qua dentro noi! (dentro l'officina) Le nottate che facevamo io, Marco (Di Lauro, ndr) dentro da Antonio (Puzone)...». E ancora: «...per Marco... - chiarisce il luogotenente dei Di Lauro - venivano i meccanici da fuori per prepararci la macchina! Alloggiavano nell'albergo qua... quel ragazzo faceva le nottate insieme a noi. E Marcuccio (Marco Di Lauro, ndr) tutte le sere gli dava le cento, le duecento euro in mano...». Ma Tamburrino, che viene arrestato appena qualche ora prima del superlatitante per il quale svolgeva il ruolo di luogotenente, figura anche tra i componenti di un commando, di cui fa parte anche Antonio Mennetta (capo dei cosiddetti «girati» come vennero soprannominati gli affiliati alla Vanella Grassi, ndr) come vennero soprannominati gli affiliati alla Vanella Grassi, ndr) protagonista di un agguato, nel Rione dei Fiori, del 7 giugno 2012, in cui vennero «solo» ferite quattro persone, verosimilmente perché una delle armi, un mitra, si inceppò.

Una vita sotto traccia, quella di Marco Di Lauro, che in questi quindici anni è spesso intervenuto per dare ordini di morte o per firmare tregue ed accordi con ex alleati o con quelli dell'ala scissionista. Spiegano i pentiti: «Quando a gennaio del 2005 venne arrestato Cosimo Di Lauro (giacca di pelle nera, coda lunga, look alla Brandon Lee), Marco Di Lauro avrebbe ordinato al proprio gruppo di fuoco di continuare ad ammazzare gente. Ereditò una lista di rivali da uccidere, chiese a tutti di fare morti, tanto per non far ricadere solo sul fratello maggiore Cosimo la responsabilità di essere il regista unico della faida di Scampia.

In alcuni casi, però, in questi anni, il «fantasma» di Secondigliano ha dovuto scendere in campo. Accadde dopo l'omicidio di Antonello Faiello, gennaio del 2011 (era a rischio la vita del fratello minore), ma anche un anno dopo, quando dovette incontrare ancora Antonio Mennetta (leader dei girati) sempre per accordi militari e commerciali. Ed è in queste occasioni - ha spiegato il gip - che viene usata la tecnica degli ostaggi: Marco Di Lauro lasciava in ostaggio il fratello più piccolo Antonio, mentre quelli degli Amato-Pagano lasciavano i loro figli. Scrive il gip: «Negli atti, i pentiti dicono a garanzia, ma appare evidente che in questa storia il garante è un vero e proprio ostaggio». Altro filone d'oro riguarda il riciclaggio, tanto che ieri sono stati spiccati arresti a Parigi e in Grecia, con la notifica di mandati di cattura internazionali che puntano a seguire l'odore dei soldi sporchi: sporchi di sangue e di droga, all'ombra delle piazze napoletane.
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