Campi Flegrei, nuova frana nella Grotta di Cocceio chiusa per i pipistrelli

Campi Flegrei, frana nella Grotta di Cocceio
Campi Flegrei, frana nella Grotta di Cocceio
di Antonio Cangiano
Sabato 7 Marzo 2020, 13:01 - Ultimo agg. 14:11
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Una frana, di modeste proporzioni, ha interessato l’ingresso della Grotta di Cocceio, nei pressi dell’Arco Felice Vecchio, nei Campi Flegrei.

Lo smottamento di terreno, rovinato al suolo nella parte iniziale della galleria, attualmente chiusa, avrebbe trascinato con se alcuni cavi di alimentazione dell’impianto elettrico, di recente installazione.
 
 

A segnalare il caso, Nestore Antonio Sabatano, attivista locale: «Qualche giorno fa mi trovavo a transitare lungo la strada che da Arco Felice  Vecchio, porta a Cuma. Arrivato nei pressi della grotta di Cocceio, non ho potuto fare a meno di fermarmi ad osservarla, per scattare qualche foto da vicino. Purtroppo, guardando oltre i cancelli ancora chiusi - e pensando con amarezza ai dispendiosi interventi per una possibile riapertura del sito, nei fatti mai avvenuta - ho notato una frana all’interno della grotta che ha trascinato con se alcuni cavi elettrici, parte dell’impianto di illuminazione di recente realizzazione. Allora mi chiedo: come é possibile che da poco terminati i lavori, sia potuto accadere tutto ciò?»

Lavori complementari di recupero e restauro conservativo della grotta, iniziati a maggio 2017 e finanziati con Fondi Por Campania, si sono conclusi a gennaio 2018. Tuttavia la grotta, in realtà un lungo percorso strategico militare, mirabile opera ingegneristica realizzata dai romani per collegare l’antica città di Cuma con i bacini del lago d'Averno e Lucrino, rimane ancora chiusa a causa di una colonia di pipistrelli, la cui salvaguardia però è stata tutelata attraverso un intervento  specifico che ha garantito condizioni perfette per la vita dei pipistrelli che la abitano. Nel 2018 il naturalista chirotterologo Giovanni Mastrobuoni , ha individuato, infatti, ben quaranta esemplari presenti nella galleria, appartenenti a tre specie protette, da cui dipende, in sostanza, la valorizzazione del sito e la sua possibile, apertura al pubblico.
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